Tra i cartoni animati anni ‘80, senza dubbio Lady Oscar rientra tra i più amati. La donna soldato alla Corte della Regina Maria Antonietta, resa un uomo nell’animo da un padre che desiderava un maschio. Ma non per questo non affascinante e dalla poderosa femminilità.
Capelli biondi, fisico atletico, occhi azzurri. Uomini e donne si sono innamorati di lei, del suo aspetto fisico, del suo carattere, dei suoi valori. E chi non ha sognato con la storia d’amore con il bel André Grandier. E chi non ha pianto con la morte di entrambi?
Sullo sfondo, la storia, quella vera. Cornice coinvolgente che ha reso la trama ancora più appassionante e verosimile. Il tutto, grazie al manga di Riyoko Ikeda (Osaka, 18 dicembre 1947) fumettista e soprano giapponese conosciuta in Italia soprattutto proprio per La Rosa di Versailles (Lady Oscar).
Il manga fu tramutato in una serie televisiva animata prodotta dalla Tokyo Movie Shinsha nel 1979, diretta da Tadao Nagahama e Osamu Dezaki. In Italia, la serie arrivò nel 1982 trasmessa da Italia Uno con il titolo internazionale Lady Oscar. Sebbene dal 1990 sia trasmessa sulle reti italiane come Una spada per Lady Oscar.
La serie si discosta un po’ dal manga. Infatti, nella prima, per renderla più appetibile al pubblico, è Oscar ad avere un ruolo principale. Mentre nel manga è la Regina Maria Antonietta ad averlo.
In pochi sanno che anche l’Italia abbia avuto la sua Lady Oscar. E per qualcuno, sia stata proprio lei ad ispirare il manga. Vediamo chi [sta_anchor id=”oscar”]era[/sta_anchor].
Maria Puteolana, chi è la Lady Oscar di Pozzuoli
Come riporta GreenMe, la storia di Maria Puteolana, una guerriera semi leggendaria che potrebbe aver ispirato il celebre manga, non è molto nota.
Di Maria Puteolana non si hanno tantissime informazioni, per questo la sua rimane una figura semi leggendaria e legata a Pozzuoli, che le ha dedicato anche una strada. Cosa ha in comune Maria con Lady Oscar? Il fatto di aver preferito l’armatura e di aver combattuto per difendere la propria patria.
A raccontarci di questa donna guerriera, simile per carattere alla famosa lady dal fiocco blu, è Francesco Petrarca. Il poeta in visita a Pozzuoli nel lontano 1341, diceva di aver incontrato alla corte di Roberto D’Angiò, una donna definendola “famosissima virago Maria, detta Maria Puteolana”.
In realtà, Petrarca sosteneva di averla conosciuta quando era ancora una bambina e di averla poi rivista alla corte angioina.
Quando si è fatta innanzi e mi ha salutato, bardata da guerra e al comando di un manipolo di soldati, ne sono rimasto sbalordito. Poi sotto quell’elmo ho riconosciuto la sua femminilità
Chi era Maria Puteolana? Da molti viene definita come la Lady Oscar campana: una donna che indossava l’uniforme ed era a capo dell’esercito di Roberto D’Angiò, combattendo per difendere il regno dagli aragonesi e dai pirati. Una donna che aveva sfidato qualsiasi convenzione sociale dell’epoca, rifiutando di sposarsi e di dedicarsi alla casa e alla famiglia.
“Aveva destrezza insolita e rarissima, forza, età, portamento, desideri di uomo prode; non tele ma archi, non aghi e specchi ma frecce e brocchieri usava, e nel suo corpo non baci e lascivia ma ferite ed onorate cicatrici”, scrive di lei Petrarca.
Maria Puteolana era quindi una donna forte, senza timore e indipendente che sfidava i guerrieri sottoponendoli a una prova, quella di sollevare un masso dove era conficcato un palo di ferro e quando vedeva che nessuno ne era capace era lei stessa a sollevare e lanciare lontano il masso.
Tenace e testarda, la donna guerriera perse la vita per difendere il re dai pirati. Ma di lei, come dicevamo, non si hanno molte informazioni, forse perché passò l’esistenza a nascondere la sua sessualità pur di continuare a combattere. Di lei si continuano però a narrare le valorose battaglie.
Lady Oscar chi era nella realtà
Non sappiamo di preciso a chi si è ispirata la fumettista giapponese nell’ideare il personaggio di Lady Oscar.
Tuttavia, come riporta Angolo di Estel, una figura sicuramente non comune e ma decisamente affascinante è quella delle “donne soldato” nelle campagne napoleoniche.
La storia, fatta di documenti, lettere, aneddoti, ricorda Marie-Jeanne Schellinck che, infiammata dagli ideali della rivoluzione francese, si fece avanti per dare il suo contributo, determinata a combattere per i compatrioti e a trasformare i suoi ideali in realtà.
Marie-Jeanne, nata in Belgio nel 1757, dopo aver partecipato al movimento di liberazione del suo paese, riuscì a entrare nell’esercito di Napoleone, nel 1792, travestita da uomo. Combattè valorosamente a Jemappes dove viene ferita e promossa sottotenente.
Per il coraggio dimostrato durante tutte le campagne, Maria sarà decorata della Legion d’onore da Napoleone stesso nel giugno 1808, davanti a tutti i soldati schierati sull’attenti; Napoleone la citerà come esempio, con le seguenti parole:
Inchinatevi al cospetto di questa donna straordinaria, perché è una delle glorie del nostro impero
Morì nel 1840 a 83 anni.
Sicuramente la più famosa fu «Mademoiselle Sans-Gene» (La Signorina senza pudore). Il vero nome era Marie Therese Figueur.
Rimasta orfana viene allevata da uno zio militare e si arruola a 19 anni nell’esercito Repubblicano. Nel 1793 partecipa all’assedio di Tolone dove viene punita da un ufficiale per aver tardato a consegnare un messaggio: “quel piccolo moretto” lo definirà, con un certo rancore, Marie Therese. Era il capitano Bonaparte.
A Tolone riceverà la sua prima ferita. Passa quindi nel 15° Dragoni con il quale combatte sul Reno nelle campagne di Germania e Svizzera, salvando la vita al generale Nouguez. Quando il 15° viene destinato alla campagna d’Egitto viene trasferita al 9° Dragoni con il quale combatte a Savigliano nel 1799, ricevendo quattro colpi di sciabola. La ritroviamo nella seconda campagna d’Italia, dove il Primo Console ne apprezza il coraggio e le propone di diventare dama di compagnia di Giuseppina.
Marie Therese ai salotti preferisce i campi di battaglia, e dopo poco si arruola nuovamente nei dragoni. È ad Austerlitz nel 1805 e a Jena nel 1807. Nel 1809 viene aggregata alla Giovane Guardia e destinata in Spagna a Burgos dove combatterà fino al 1812 quando sarà fatta prigioniera e inviata in Inghilterra da dove rientrerà solo nel 1814. Non rivedrà più Napoleone, morirà a 85 anni con il solo rimpianto di non aver ricevuto dalle sue mani la Legion d’onore.
Troviamo anche Regula Engel, che sposata giovanissima con un ufficiale svizzero, passa alle dipendenze dell’esercito napoleonico. Con il marito resta fedelissima all’imperatore e così i 9 figli sopravvissuti (dei 21 parti avuti). Due gemelli seguiranno Napoleone a Sant’Elena mentre altri due figli con un cognato moriranno nella battaglia di Marengo.
E stata presente a tutte le grandi battaglie dalla baia di Abukir alla battaglia di Jena.
Ricordiamo anche Virginie Ghesquire, che si sostituì al fratello, arruolandosi nel 1806 e servendo nell’armata fino al 1812 anno in cui, scoperta la sua identità, fu rispedita a casa. Raggiunse il grado di sergente.
Infine, Madame Poncet, che invece si arruolò volontaria negli Ussari e partecipò alla carica di Murat nella bufera di Eylau e fu in seguito ferita a Friedland.
Combatterà ancora a Waterloo dove, nuovamente ferita, sarà fatta prigioniera e internata in Irlanda.