Il Corno d’Africa è una penisola a forma di triangolo sul lato est del continente africano. Si estende nel Golfo di Aden a sud della Penisola araba (Yemen) e dello stretto di Bab el-Mandeb. Comprende quattro Stati: Eritrea, Etiopia, Gibuti e la Somalia ed è considerato tra le aree più povere della Terra.
Fin dall’Unità d’Italia, questo angolo di Africa è stato colonia italiana, specie l’Etiopia e la Somalia. Paesi che durante il Fascismo scoprirono anche un discreto sviluppo, frenatosi e arrestatosi dopo l’alleanza con la Germania nazista prima, e l’entrata in guerra poi da parte dell’Italia. Negli anni ’60, come avvenne per tutte le altre colonie africane, anche il Corno d’Africa raggiunse l’indipendenza; che non portò però a quello sviluppo economico tanto auspicato da antropologi e politologi dell’epoca. Bensì conobbe un graduale stato di abbandondono e di costante impoverimento. Come non bastasse, in quei territori già pesantemente provati – con l’aggiunta del Kenya – è arrivata anche una recente grave siccità. La peggiore degli ultimi cinquant’anni.
I NUMERI DEL DISASTRO UMANITARIO – Secondo le stime dell’UNICEF, oltre due milioni di bambini nel Corno d’Africa risultano malnutriti e bisognosi di urgenti aiuti salvavita, se vogliono sopravvivere alla siccità che ha colpito la regione.
Mezzo milione di essi si trova ad affrontare un imminente pericolo di vita, con rischio di conseguenze permanenti sullo sviluppo fisico e mentale.
Questa crisi – la peggiore da 50 anni, in una regione che pure ha familiarità con la siccità – ha colpito soprattutto Kenya, Somalia, Etiopia e Gibuti.
I tassi di malnutrizione acuta nel nord del Kenya sono ora superiori al 25%, con punte di quasi il 40% nel distretto di Turkana.
L’UNICEF stima che un totale di 10 milioni di persone abbiano già bisogno di assistenza umanitaria.
GLI AIUTI IN ATTO – I rincari nei prezzi dei beni alimentari e la prolungata siccità stanno peggiorando una situazione già drammatica per molte famiglie bisognose di cibo e acqua.
Migliaia di famiglie stanno attraversando il confine dalla Somalia. L’UNICEF e altre agenzie umanitarie hanno istituito centri nutrizionali di emergenza nei paesi vicini.
Il numero dei profughi è in crescita, con circa 10.000 persone in arrivo ogni settimana a Dadaab, al confine tra Somalia e Kenya.
La minaccia di malattie per bambini piccoli e già indeboliti è causa di particolare preoccupazione: per l’UNICEF è urgente portare avanti campagne di vaccinazione per i bambini.
L’UNICEF, le agenzie governative, le Organizzazioni non governative e le altre Agenzie delle Nazioni Unite lavoreranno nei prossimi giorni nei settori vitali di acqua, cibo e igiene per scongiurare una emergenza di massa.
Tuttavia, la carenza di finanziamenti, e in alcune zone l’impossibilità di muoversi in condizioni di sicurezza minacciano di interrompere questi servizi essenziali.
L’UNICEF ha fatto appello alla comunità internazionale per i donatori per 31,9 milioni di dollari per i prossimi tre mesi per fornire aiuti salva-vita per milioni di bambini e donne colpiti dalla crisi.
I potenti della Terra sono impegnati laddove ci sono risorse da agguantare: Afghanistan, Iraq, Libia. Lì troverebbero solo sabbia e pietre. Dunque perché spendere soldi e impegnare uomini?
Il Fascismo aveva intuito che lo sviluppo andava portato “in casa loro”, facendo conoscere all’Etiopia e alla Somalia un primo accenno di modernizzazione. Poi l’alleanza con Hitler finì per interrompere bruscamente, tra le altre, anche quella pagina di storia. Negli anni a seguire vi è stata solo utopia, buone intenzioni, parole patetiche. Mentre le persone di quello sfortunato e dimenticato angolo della Terra hanno continuato a morire.