LA NUOVA UDC SA GIA’ DI VECCHIO


IL PARTITO DI CASINI CONTA ANCORA PERSONAGGI DELLA PRIMA REPUBBLICA
Sono vent’anni che Pierferdinando Casini sogna il ritorno di una nuova Democrazia cristiana. Ma in quel lasso di tempo la sua Udc non è andata oltre il 6%, ottenuto su scala nazionale soprattutto grazie ad alcune regioni del Sud; su tutte Campania e Puglia che regalano al partito belle soddisfazioni, forse anche per i candidati “chiaro/scuri” al suo interno. Casini vorrebbe essere l’ago della bilancia della politica italiana; vorrebbe farsi eternamente corteggiare da destra e sinistra, senza magari scegliere, ma ottenere ugualmente qualche poltrona (come già accade).
Sta tentando di rilanciare il suo partito, riempiendo il suo armadio di scheletri alquanto ingombranti. Su tutti una dozzina di anni passati col Cavaliere, che ha rilanciato lui e altri democristiani dopo gli anni bui di Mani pulite. Ma anche la candidatura e la difesa ad oltranza di un personaggio come Totò Cuffaro, ripudiato solo da qualche anno.
La nuova Udc uscita dal congresso di Chianciano sa’ già di vecchio, con tanti volti in parlamento da un trentennio e passa. Inoltre è dedita all’elemosina, cercando di accattivarsi i professori oggi al Governo.

I VOLTI DELLA PRIMA REPUBBLICA– Il primo è proprio Casini, il leader, classe 1955, in Parlamento dal 1983: la bellezza di 29 anni e 32 giorni di carriera nel Palazzo. Per non parlare di Mario Tassone, al governo negli anni Ottanta con Fanfani e Craxi; o di Teresio Delfino, natali nel 1949, il cui primo vagito alla Camera l’ha emesso nel 1987 quando al governo c’era Goria.
Ciriaco De Mita, per esempio, ex premier, svariate volte ministro, deputato dal ’63 al 2008 ed euro-onorevole dal 2009. Sguazza a meraviglia pure Paolo Cirino Pomicino, anche lui pluriministro e deputato dal 1976, ex potentissimo ma in verità mai uscito realmente di scena. E che dire di Rocco Buttiglione che ancora oggi esterna, consiglia, pontifica? Parla di rinnovamento ma lui lavora alla Camera dalla bellezza di 18 anni e 120 giorni. L’amico Carlo Vizzini però lo batte: è in Senato da 28 anni e 358 giorni e fa il presidente della commissione Affari costituzionali. È entrato nel Palazzo nel lontano 1976.
LA PESCA DEI PROFESSORI – Dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera (che dopo il suo intervento alla festa del partito ha chiesto al segretario “Come sono andato?” ricevendo un entusiastico “Alla grande!”) all’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia (Rocco Buttiglione l’ha addirittura bollata “il nostro Monti in gonnella”), e poi altri esponenti politici e non, tutti papabili protagonisti della “Lista Italia”.
“Lista Italia”, ispirata dalla scelta dell’Udc di togliere dal proprio simbolo il nome “Casini” preferendo un ecumenico “Italia”. Per ora è un cantiere aperto: ci saranno, come detto, il ministro dello Sviluppo e la Marcegaglia, che potrebbe portare con sé anche alcuni imprenditori “d’area”, a cominciare da Diego Della Valle e Luigi Abete. “Dopo Monti c’è Monti”, ha tuonato dal palco Casini. Il prof l’ha delicatamente smentito (“Il governo tecnico è un episodio limitato nel tempo”), ma ciò che conta è che nel progetto di governo di Pierferdy magari non ci sarà Monti ma di sicuro molti suoi pupilli: innanzitutto, l’ex rettore dell’Università Cattolica di Milano Lorenzo Ornaghi, ministro dei Beni culturali, Corrado Clini, l’onnipresente Andrea Riccardi.
E occhio anche a sorprese come l’ex An e ora al Pdl Renata Polverini: la governatrice del Lazio potrebbe segnare un colpo importante a favore di Casini, spezzando qualche equilibrio nel centrodestra.
L’unica cosa che sembra cambiata nella nuova Udc è la parola “Italia” al posto di “Casini”. Cambiata fino a un certo punto; ormai Italia e casini sono tristi sinonimi.
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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