LA FOLLIA DEGLI UCRAINI: FARSI AMMAZZARE PER ENTRARE NELL’EURO

GLI SCONTRI TRA I MANIFESTANTI SONO INIZIATI A NOVEMBRE E SI SONO ACUITI NEGLI ULTIMI GIORNI CON 5 MORTI
In controtendenza con tanti popoli europei, specie quelli meridionali, che protestano veemente contro le decisioni dell’Unione europea e vorrebbero che il proprio Governo nazionale decida di uscirne, stanchi di fare sacrifici senza notare un concreto tornaconto, in Ucraina in molti protestano in modo veemente da novembre per l’esatto contrario: vogliono che il proprio Paese aderisca all’Unione europea e all’Euro. A fine novembre, nella capitale Kiev, sono scese in piazza 10mila persone perché il loro presidente, Viktor Yanukovych, ha preferito sospendere l’accordo di associazione con l’Unione europea per concentrarsi sul rafforzamento dei rapporti con la Russia. Nei due mesi successivi diverse sono state le manifestazioni, ma in questi giorni sono in atto degli accesi scontri perfino con vittime. Ma all’Ucraina conviene aderire all’Ue? E ancora peggio, all’Euro? Come visto in precedenza con la Polonia, forse non proprio.

IL SUMMIT IN LITUANIA – A fine novembre si è tenuto un summit del partenariato dell’est in Lituania tra i 28 Paesi membri dell’Ue. Si sperava in una firma d’intesa. E stato proprio il “caso Ucraina” a tenere banco e i vertici speravano in una possibilità di una firma “last minute” per un accordo di associazione con Kiev.
Il governo di Kiev, da sempre filo-russo, ha giustificato il congelamento della firma con motivazioni economiche. L’Unione europea non ha certo fretta, per evitare accordi al rialzo, ma non nasconde la convenienza di un ingresso dell’Ucraina: “un’occasione unica di invertire il calo degli investimenti esteri diretti in Ucraina e dare slancio ai negoziati con il Fondo monetario internazionale“. A dirlo il commissario europeo alla politica di vicinato, Stefan Fule.
Meno ottimista la Cancelliera Angela Merkel, la quale al suo ingresso non ha usato mezzi termini: “Non c’è speranza che l’accordo venga firmato questa volta”. Dichiarazioni poi confermate dalla stessa presidenza dell’Unione: “Ucraina resta per ora indisponibile a firmare l’accordo di associazione con l’Ue”.
GLI SCONTRI DI QUESTI GIORNI– Intanto da domenica cresce la protesta in Ucraina. A Kiev tre persone hanno perso la vita nei violenti scontri tra manifestanti europeisti e forze dell’ordine, durante lo sgombero della centralissima via Grushevski. Nella notte tra martedì e mercoledì 22 gennaio, un dimostrante antigovernativo sarebbe morto cadendo dalla colonnata all’ingresso dello stadio della Dinamo, in via Grushevski. Mentre mercoledì mattina la polizia ha sparato contro due manifestanti uccidendoli. Una delle vittime, riferiscono i medici al presidio sul luogo delle proteste, è stata raggiunta da quattro proiettili, mentre un’altra è stata ferita al cuore. La notizia è confermata dalla Procura generale ucraina, in un comunicato riferisce che due manifestanti sono rimasti uccisi in seguito a ferite d’arma da fuoco. I feriti sarebbero invece una ventina.
Il numero di vittime è poi salito a 5 nel pomeriggio.
La protesta che sta travolgendo l’ex repubblica sovietica si è aggravata domenica, quando una manifestazione pacifica ha attraversato le strade della capitale per protestare contro un pacchetto di leggi fortemente repressivo fortemente criticato dall’opposizione e che, tra l’altro, inasprisce le pene per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate. In serata, però, alcune migliaia di dimostranti con il volto coperto e armati di bastoni hanno attaccato un cordone di polizia posto a difesa dei palazzi del potere. Gli scontri che ne sono nati hanno provocato decine di feriti.
Violenze che si sono ripetute lunedì 20 gennaio, quando 150mila persone sono scese piazza Maidan contro il governo filo russo guidato dal premier Mikola Azarov. Di nuovo un gruppo armato di bastoni si è staccato e ha puntato dritto contro la polizia posta davanti al Parlamento. Il bilancio finale è di 100 manifestanti e 79 agenti feriti. Dodici arresti.
L’ECONOMIA UCRAINA IN ASCESA– L’Ucraina è una nazione ad economia di mercato con un vasto mercato interno. Storicamente le ricchezze di questa regione sono state il grano, tanto che era soprannominata il granaio d’Europa, il legname e l’estrazione mineraria. Per valutare il percorso economico che l’Ucraina ha compiuto dall’indipendenza del 1991 ad oggi, basta confrontare la situazione economica subito dopo l’indipendenza con quella attuale. Nel 1994, il livello di inflazione superava il 10,650 %. Nel solo 1993 i redditi della popolazione diminuirono del 44 % rispetto all’anno precedente. Da allora il governo ucraino ha introdotto riforme economiche per stabilizzare il sistema finanziario. È seguita quindi una vasta privatizzazione e una riforma agraria che ha restituito la terra agli agricoltori, sono stati sciolti dei kolchoz e sono state create cooperative sulla base della proprietà privata. Al tempo stesso, lo Stato ha continuato a sostenere lo sviluppo dei settori strategici ad alta tecnologia, come l’ingegneria aeronautica, l’industria spaziale, la costruzione di macchine utensili.
I primi risultati sono apparsi già negli anni 1996-97. Tuttavia la crisi finanziaria globale del 1998 ha notevolmente ridotto tali progressi e la crescita economica è ripresa solo nel 2000. Negli ultimi quattro anni il prodotto interno lordo è cresciuto di un terzo, la produzione industriale del 60%. Solo nei primi sette mesi del 2004 l’incremento del Pil ha raggiunto il 13,5%, e il volume dei crediti bancari è poi aumentato del 19,2%, mentre l’inflazione si è attestata al 4,4%. È

stata inoltre raggiunta una crescita record nell’industria metalmeccanica, nella poligrafia, nella costruzione di automobili, nella siderurgia: ritmi di crescita non raggiunti con i proventi dal settore petrolifero (non vi sono risorse sufficienti), ma grazie allo sviluppo dell’industria di trasformazione.

La crescita economica ha determinato un impatto positivo nel settore sociale. Il tenore di vita degli ucraini è ancora lontano dagli standard europei-occidentali, ma i redditi e i salari crescono a ritmi sostenuti. Nel primo semestre del 2004 il reddito pro capite medio della popolazione è cresciuto del 15,5%, triplicandosi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il progresso dell’Ucraina nel settore della stabilizzazione macroeconomica e finanziaria è stato valutato positivamente dalla comunità internazionale. Nel 2005 il rating creditizio è raddoppiato.
NON MANCANO I PROBLEMI – Certo, anche qui, non è tutto rose e fiori. Anzi. In zone in cui la povertà è particolarmente elevata, è stato osservato lo sviluppo di un’economia criminale basata sullo sfruttamento della tratta di esseri umani finalizzata alla prostituzione, e specialmente diretta verso Turchia, medio Oriente, Europa e nord America.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “LA FOLLIA DEGLI UCRAINI: FARSI AMMAZZARE PER ENTRARE NELL’EURO”

  1. In realtà è molto difficile ( soprattutto per noi )soppesare i pro e i contro dell'antrata nell'euro di Kiev. Con il bilancio energetico in profondo rosso, una industrializzazione archeologica, una debolezza militare e la necessità di inviare lavoratori nel vicino del nord i danni per l'economia sembrano seri. La mia impressione è che l'Europa attragga sotto il profilo culturale, per la libertà e i diritti umani, per un possibile ammodernamento del paese che però dovrebbe passare da lacrime e sangue e senza risultati certi, così come è avvenuto per Bulgaria, repubblica Ceca e tanti altri.

  2. Fosse per me uscirei dall'euro oggi stesso…. Non capisco tutta questa enfasi di entrare in un girone dell'inferno…

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