Jimmy Carter, addio al presidente più umano degli Stati Uniti

Jimmy Carter, addio al presidente più umano degli Stati Uniti

Jimmy Carter è passato alla storia per il suo impegno e le sue posizioni non in linea con l’establishment americano.

Alla veneranda età di 100 anni (compiuti lo scorso primo ottobre) ci ha lasciati James Earl Carter Jr., meglio noto come Jimmy Carter. E’ stato il 39mo presidente degli Stati Uniti, nelle file del partito democratico, in carica dal 1977 al 1981. Mandato che non sarà rinnovato poiché sarà sconfitto dal repubblicano Ronald Reagan. Successe all’evanescente Gerald Ford, unico caso di presidente nominato senza essere eletto, visto che fu designato da Richard Nixon, travolto dallo scandalo Watergate.

Jimmy Carter può essere considerato uno dei presidenti americani più pacifisti e distensivi. Insignito meritatamente Premio Nobel nel 2002. Certo, anche egli dovette affrontare la Guerra Fredda, la quale, dopo una fase di distensione a metà anni ’70 grazie al vituperato Nixon, si stava di nuovo acuendo verso la fine del decennio a causa dell’invasione sovietica dell’Afghanistan.

Si ricorderà, per esempio, la dottrina Carter, per dissuadere l’URSS dall’espandersi sul Golfo Persico. O quando impose agli Stati Uniti d’America a non partecipare alle Olimpiadi estive di Mosca del 1980. Una scelta di sicuro anti-sportiva, che danneggiò gli atleti americani stessi.

Dovette poi affrontare la stagflazione, la crisi degli ostaggi in Iran del 1979-1981, la crisi energetica del 1979, l’incidente nucleare di Three Mile Island In Pennsylvania, la guerra civile del vicino El Salvador.

Ma si spese anche per i diritti civili, in favore dei palestinesi e la fine della libera circolazione delle armi. E forse anche per questo non fu rieletto.

Cosa ha fatto Jimmy Carter

Come racconta Wikipedia, Jimmy Carter si spese molto per la pacificazione della questione Mediorientale, purtroppo ancora oggi aperta e pure peggiorata. Si ricorderanno gli accordi di Camp David, per spegnere i venti di guerra tra Israele ed Egitto. Gli Usa, oltre all’impegno diplomatico, stanziò anche diversi miliardi di dollari in favore degli eserciti dei due paesi. Dilazionati dal 1979 al 1997.

Nel suo secondo giorno di mandato, Carter ha graziato tutti i renitenti alla leva della guerra del Vietnam. Con la fondazione del Carter Center nel 1982, aprì la stagione dell’attivismo dei presidenti americani dopo il loro mandato. Partecipò attivamente a campagne per i diritti umani e per la promozione della democrazia e fungendo da mediatore in diversi conflitti. Ottenendo così nel 2002 il premio Nobel per la pace.

Proprio quell’anno si recò a Cuba per incontrare Fidel Castro, primo presidente americano a farlo. Sebbene George W. Bush non volle porre fine alle sanzioni contro Cuba. Fu poi molto critico nei confronti dell’atteggiamento di Israele nei confronti dei palestinesi, parlando di apartheid. Altrettante critiche le ricevette per aver proposto un dialogo con Hamas.

Sempre in controtendenza con l’establishment americano, criticò la condanna a morte inflitta a Troy Davis nel 2011 (accusato di aver assassinato un agente di polizia). Auspicò anche l’abolizione totale della pena di morte negli USA.

Chissà, forse se fosse rimasto in carica qualche altro anno, avremo visto un’America diversa.

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Riepilogo dell'articolo

Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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