L’Italia ha assorbito il 22 per cento degli immigrati, la Spagna il 18, la Germania il 17 per cento. Vediamo come funziona lo Ius Scholae.
Forza Italia, chissà per quale motivo comprensibile, in piena estate ha rimesso in mezzo l’argomento dello Ius Scholae, scatenando i mugugni degli alleati più a destra (che sull’immigrazione basano parte della propria campagna elettorale) ma anche i sorrisi e le aperture degli avversari (anche se spesso anche alleati) a sinistra.
Si tratta della possibilità di conferire la cittadinanza italiana a un minore che abbia compiuto un tot di anni di studi, in genere individuabili in 5 anni.
In realtà, i numeri del Viminale ci dicono che l’Italia sia già al primo posto per quanto riguarda la concessione della cittadinanza tra i membri dell’Unione europea. Mentre in altri paesi i meccanismi sono più severi, per non parlare di altre realtà extraeuropee come gli Stati Uniti, l’Australia, il Giappone (qui per farsi un’idea), ecc.
Vediamo dunque come funziona lo Ius Scholae e qual è la situazione cittadinanza italiana a oggi.
Come funziona lo Ius Scholae
Come spiega Save the Children, lo Ius Scholae prevede
il riconoscimento della cittadinanza italiana per i giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che risiedano legalmente e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio nel nostro Paese, in uno o più cicli scolastici. Inoltre, se i 5 anni considerati includono la frequenza della scuola primaria, allora viene richiesto anche il superamento del ciclo di studi con esito positivo come elemento fondamentale per il riconoscimento della cittadinanza
Ancora, vi deve essere
la presentazione su base volontaria della domanda di cittadinanza prima del compimento del diciottesimo compleanno, da parte di almeno un genitore legalmente residente in Italia o chi esercita la capacità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza.
In caso di mancanza di questa dichiarazione di volontà
l’interessato acquista la cittadinanza se ne fa richiesta all’ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.
Tuttavia, è anche compito degli ufficiali di anagrafe
comunicare ai residenti di cittadinanza straniera, nei sei mesi precedenti il compimento del diciottesimo anno di età, la possibilità di acquisire il diritto di cittadinanza.
Come un minore straniero diventa cittadino italiano
La legge attuale prevede oggi diversi meccanismi, come:
- ius sanguinis: diritto di cittadinanza sin dalla nascita per chi è figlio di uno o entrambi i genitori cittadini italiani. Esistono poi alcune salvaguardie contro l’apolidia e per chi ha genitori impossibilitati a trasmettere la propria cittadinanza;
- minorenni di origine straniera nati in Italia: solo coloro che hanno risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro Paese fino al raggiungimento della maggiore età possono divenire cittadini italiani, presentando richiesta entro un anno dal compimento del diciottesimo compleanno;
- per chi è arrivato in Italia anche da molto piccolo, invece, vige il principio della naturalizzazione, cioè una volta diventato maggiorenne, il cittadino straniero può chiedere la cittadinanza se ha raggiunto i dieci anni di residenza regolare ininterrotta e può dimostrare un certo livello di reddito, oltre ad altri requisiti alloggiativi, linguistici e di carattere sociale.
Cittadinanza italiana agli immigrati: i numeri
In generale i numeri del Viminale, acquisiti dal Giornale, sono eloquenti: nel solo 2023 gli stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza tricolore sono stati 199.995. Di più ha fatto solo la Spagna, a quota 240.208. La Germania ha raggiunto le stesse cifre del nostro Paese, 200.100. Si pone molto indietro invece la Francia, a 97.288. Meno della metà. Eppure non manca di darci lezioni sull’immigrazione quasi quotidianamente.
Nel 2022 l’Italia ha invece vinto questa classifica, superando la Spagna che ha concesso la cittadinanza a 181.581 persone, e alla Germania, subito dietro a quota 166.640.
Volendo anche parlare in termini di percentuali, l’Italia ha da sola assorbito il 22 per cento degli immigrati, la Spagna il 18 per cento, la Germania il 17 per cento. Piuttosto lontana dal podio la Francia, con il 12 per cento, e la Svezia al 9 per cento.
Peraltro, parliamo di un trend nettamente in crescita. Basti pensare che tra il 2021 e il 2022 il balzo è stato del 76% in più.