Israele sta rubando l’acqua a Siria, Libano e Cisgiordania

Israele sta rubando l’acqua a Siria, Libano e Cisgiordania

Ad oggi Israele controlla il 40% delle risorse idriche condivise da Siria e Giordania, vitali per la loro agricoltura e la popolazione civile.

Come scrivemmo già tempo fa, a scatenare le guerre del futuro sarà l’acqua, già definita oggi oro blu. Del resto, Hollywood anche in questo caso ci aveva visto lungo, con film come Waterworld, del 1995.

La geopolitica di oggi si sta basando sull’acqua, con Israele che in Medioriente sta avendo gioco facile sui paesi vicini dopo la caduta di Assad in Siria e le precedenti di Saddam in Iraq e Gheddafi in Libano. Ormai ad arginare l’avanzata sionista c’è solo l’Iran, almeno fino a quando gli Stati Uniti d’America non decideranno che è giunta la sua ora. Il tutto, col beneplacito dei paesi arabi complici di questo progetto.

Israele ha occupato la diga di Al-Mantara

Come riporta Maurizio Blondet, a inizio 2025, approfittando del rovesciamento del governo siriano, le forze di occupazione israeliane hanno lanciato un’offensiva incontrastata alla periferia della diga di Al-Mantara. Si tratta di una fonte d’acqua essenziale per Deraa e la diga più grande della regione. situato nella campagna occidentale di Quneitra.

I resoconti indicano che i carri armati e le truppe israeliane hanno creato avamposti militari, innalzato argini e imposto rigide restrizioni al traffico locale, consentendo l’accesso solo in orari specifici e prestabiliti.

Israele, fin dalla sua fondazione, ha puntato alle risorse idriche della zona, ma ha anche investito molto sulla desalinizzazione dell’acqua. Mostrandosi pionieristica anche in questo campo. Tuttavia, questo sistema non può fare miracoli contro la siccità degli ultimi anni.

Ad oggi Tel Aviv controlla il 40% delle risorse idriche condivise da Siria e Giordania. Dopo aver preso il controllo della diga di Al-Wehda nel bacino dello Yarmouk a dicembre, le forze israeliane sono avanzate come detto verso la diga di Al-Mantara.

Il bacino dello Yarmouk, che si alimenta tramite l’omonimo fiume, sostiene i terreni agricoli e fornisce acqua potabile alle comunità delle regioni di Daraa e Suwayda in Siria, nonché alla Giordania settentrionale. Si estende per 57 chilometri, di cui 47 chilometri sono in territorio siriano, mentre il resto fa parte del confine tra Siria e Giordania. Sulle sue rive, la Siria ha costruito numerose dighe, tra cui la diga di Yarmouk e la diga di Al-Wahda, più grande, con una capacità di stoccaggio di 225 milioni di metri cubi.

Queste dighe vengono utilizzate per irrigare vaste aree di terreni agricoli, stimate in circa 13.640 ettari, e per fornire acqua potabile ai villaggi circostanti attraverso grandi reti di pompaggio come la “linea Thawra”, che si estende dal bacino alla città di Deraa e alle sue campagne. Fino alla campagna di Suwayda.

Acqua al centro della geopolitica mondiale

Se è vero che il controllo dell’acqua dolce muove le guerre da sempre tanto quanto gas e petrolio, oggi che la siccità avanza, i conflitti stanno aumentando. Un esempio importante è il bacino del Nilo, dove Egitto, Sudan ed Etiopia sono in conflitto per la diga Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD). L’Egitto sente particolarmente il problema, visto che dipende dal grande fiume per il 90% della sua acqua dolce.

La regione dell’Asia occidentale e del Nord Africa sta affrontando una scarsità d’acqua senza precedenti: l’83% della popolazione soffre di gravi carenze idriche. Secondo il World Resources Institute, 12 dei 17 paesi più colpiti dalla carenza idrica si trovano in questa regione, con Qatar, Israele e Libano ai primi tre posti.

La situazione peggiorerà in futuro, con la domanda globale di acqua che aumenterà del 20-25% entro il 2050. Il problema sarà particolarmente sentito in Asia occidentale e Nord Africa, dove, sempre tra circa trent’anni, il 100% della popolazione della regione potrebbe trovarsi ad affrontare una carenza idrica estrema.

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