iPhone compie 10 anni: quell’oggetto antico che invece di sparire con arrivo smartphone ha aumentato le vendite

Sebbene i primi smartphone abbiano fatto la loro comparsa negli anni ’90, è con l’arrivo di iPhone di Apple che si consolideranno e stravolgeranno le nostre vite. Dal primo iPhone in poi (cioè anche con la produzione di massa dei dispositivi Android), infatti, gli smartphone si diffonderanno in massa, rendendo il nostro modo di comunicare e le nostre stesse vite, completamente diverse. Era infatti il 29 giugno 2007 quando iPhone veniva presentato dal compianto fondatore di Apple Steve Jobs. Lasciandoci tutti a bocca aperta. Un mondo tascabile a portata di click su uno schermo. Connettendoci ovunque e con chiunque.

Ha stravolto anche l’economia, mandando letteralmente in soffitta tanti oggetti che ora non usiamo più. Al punto che secondo il capo economista di Google, Hal Varian: «Si può concludere che l’introduzione dello smartphone abbia ridotto il prodotto interno lordo del mondo». Eppure, c’è un oggetto antico che resiste ancora e che anzi, ha pure aumentato le proprie vendite. Ecco di seguito una breve storia degli smartphone, quali sono gli oggetti che non usiamo più e quello che ha invece aumentato sorprendentemente le proprie vendite.

Smartphone già esistenti prima di iPhone

Come riporta Wikipedia, il primo smartphone in assoluto, chiamato Simon, fu progettato dalla IBM nel 1992 e commercializzato dalla BellSouth a partire dal 1993. Oltre alle comuni funzioni di telefono incorporava calendario, rubrica, orologio, block notes, funzioni di e-mail e giochi: per poter scrivere direttamente sullo schermo era disponibile un pennino. I BlackBerry sono considerati i primi smartphone ad essersi affermati su scala internazionale. In origine questi telefoni permettevano di aprire (e consultare) allegati, oltre a poter navigare in Internet con un browser mobile (all’epoca caratteristica unica nei dispositivi mobili).

Nel 1999 venne presentato all’IST (Information Society Technologies) program il progetto MTM (Multimedia Terminal Mobile). Dai primi anni 2000 la nascita ed evoluzione degli smartphone è strettamente legata all’evoluzione degli standard di telefonia mobile cellulare, in particolare dall’UMTS fino all’HSPA e all’LTE con capacità di connessione dati superiori ai precedenti standard GSM/GPRS. Tutt’oggi questi dispositivi possono essere arricchiti con numerose applicazioni, scaricabili da un sistema basato su Java o successivamente con store dedicati come l’App Store di Apple, il Google Play Store per Android, il Windows Store per Windows Phone e Windows 10 Mobile e Blackberry World per Blackberry OS/Blackberry 10.

A fine 2006 LG presentò in collaborazione con Prada il Prada Phone, primo smartphone con schermo touchscreen capacitivo (sensibile al tocco delle dita). Nel 2008 HTC ha introdotto il T-Mobile G1 (conosciuto come HTC Dream), il primo smartphone Android, sistema operativo sviluppato da Google che grazie alla natura open source è stato adottato da numerosi produttori. Tra questi, Samsung con la serie Galaxy, LG con le serie Optimus e G, HTC (serie economica Desire e serie top di gamma One), Sony (serie Xperia), Huawei (con le serie Ascend, Mate, P ed il marchio Honor), OnePlus, Lenovo (con il marchio Moto, conseguenza dell’acquisizione nel 2014 di Motorola Mobility) e molti altri marchi diffusi in Oriente ed emergenti in Europa (come Xiaomi, Meizu, Oppo, Nubia, Umidigi). Di contro, con l’arrivo degli smartphone, alcuni storici marchi sono spariti dal mercato. Si pensi a Motorola, Nokia, Siemens, Eriksson. Colossi della telefonia incapaci di tenere testa al cambiamento.

Gli oggetti che non utilizziamo più colpa di iPhone e co.

iphone

Come riporta Il Corriere della sera, se in questi dieci anni gli smartphone sono cresciuti del 536% (superando quota 1,6 miliardi nel 2016) i lettori MP3 sono sostanzialmente spariti (-87% rispetto al 2007). Neanche i navigatori se la passano troppo bene (-80%) travolti dalle applicazioni di geo-localizzazione (ma qui le mappe di Google sono leader di mercato e per questo rischiano di essere oggetto delle contestazioni della Commissione europea). Le fotocamere digitali, che nei primi anni Duemila inducevano i produttori a sfidarsi a colpi di investimenti per migliorare la risoluzione in termini di pixel, sono crollate del 66%.

Uno studio appena redatto dalla società di consulenza Accenture va ancora oltre. Perché segnala l’effetto dirompente degli smartphone anche sulle vendite di altri prodotti informatici, teoricamente non in aperta sovrapposizione. È il caso delle console di gioco (in crescita sì del 18%, ma meno delle attese degli analisti per il 2017), dei laptop, dei tablet, persino della tv a ultra-definizione che non avrebbe ancora scontato l’effetto di un’altra innovazione potenzialmente distruttiva, il cosiddetto Oled (Organic Light Emitting Diode), diodo organico a emissione di luce che permette di migliorare la qualità di fruizione dei video al livello dell’ultra-hd di Sony e Lg ed è stato integrato da Samsung sui suoi dispositivi. Anche le altre società di consulenza, da McKinsey a Boston Consulting, da Deloitte a EY arrivano più o meno alle stesse conclusioni.

La candela batte iPhone

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Tutti però concordano su un punto che Roberto Verganti, della scuola di direzione aziendale del Politecnico di Milano, chiama il «paradosso della candela». «Lo smartphone ha messo fuori gioco le candele per illuminare in caso di oscurità. Ma negli ultimi quattro anni i consumi sono aumentati in Europa del 28,5%, perché ora la candela serve a profumare gli ambienti». Si salva chi cambia pelle e si adatta. Senza contare l’indotto della digital economy, che Andrea Falleni, ad di Capgemini Italia, collega alla smartphone economy: «Senza non ci sarebbero Uber, Airbnb e tutte le applicazioni di car sharing».

Insomma, viva le candele, forse ultimo baluardo della tradizione contro un mondo sempre più digitalizzato, immateriale e immorale.

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