Come sarà inverno senza gas russo
Qualcuno potrebbe pensare ad una esagerazione e al solito allarmismo. Eppure, il rischio è grosso: dipendiamo dalla Russia per il 40% del nostro fabbisogno di gas e, ad oggi, è stato sostituito in minima parte.
Il tutto, per perseguire una politica estera scellerata e auto-lesionista, asservita come non mai agli americani. Al punto da patire letteralmente freddo e fame.
Infatti, come rivela Il Messaggero, il prossimo inverno potremmo assistere ad un autentico scenario bellico. Si ipotizza di abbassare di due gradi la temperatura dei climatizzatori e del teleriscaldamento (fino a 19 gradi per i termosifoni e a 27 gradi nel caso dei condizionatori estivi). Ma anche la riduzione dell’orario di accensione e perfino il “coprifuoco” la sera per l’illuminazione. Sebbene le città italiane siano già scarsamente illuminate, ponendo soprattutto le donne sole in serio rischio di subire violenze e soprusi. Sarà chiesto alle amministrazione comunali di ridurre l’illuminazione pubblica fino al 40%.
Troveremo poi una possibile riduzione dei servizi pubblici, che già sono quello che sono. Infatti, dovranno chiudere alle 17,30. Un sacrificio sarà poi richiesto ai negozi, che dovranno chiudere alle 19.
I locali, invece, potrebbero addirittura dover chiudere alle 23. Scene da coprifuoco alle quali abbiamo assistito negli ultimi 2 anni.
Sacrifici saranno richiesti anche alle aziende considerate energivore, come acciaierie, cementifici, industrie della ceramica e del vetro. Con pesanti ripercussioni sulla loro produzione e quindi, di conseguenza, sul prezzo finale dei loro prodotti e sull’occupazione.
Torna il carbone
E nel pieno della retorica green, paradossalmente è tornato di moda il carbone, che gli accordi internazionali stavano cercando di mettere al bando. Anche il nostro paese sarà costretto a ripescarlo dalla soffitta: il governo ha deciso di tenere attive sei centrali elettriche a carbone che sarebbero state chiuse nel 2025 e che, da sole, producono l’8% del fabbisogno italiano. Due sono in Sardegna, ma il problema è che le loro risorse sono usate solo dalla stessa regione. Mentre le altre sono a Venezia, Brindisi, Civitavecchia e Monfalcone.
Cosa rischiamo per l’inverno?
Una sconfitta per l’ambientalismo, per quanti si erano illusi che fotovoltaico ed eolico ci avrebbero portati fuori dagli idrocarburi. L’Italia stava messa meglio di tutti gli altri paesi europei nel 2012, ma in questi ultimi 10 anni abbiamo perso terreno e fatto pochi altri progressi.
Roberto Garofoli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha spiegato a LaRepubblica che:
Abbiamo 16 miliardi di metri cubi di stoccaggio a fronte dei 70 che consumiamo. Dobbiamo arrivare al 90% prima che inizi l’autunno
Questo significa fare altri sacrifici fino a novembre. Con l’America che già si lecca i baffi all’idea di venderci il suo gas liquefatto, più inquinante e costoso.