Introduzione
Quando si parla di lavoro in Cina, si pensa subito allo sfruttamento, ai pochi diritti salariali. In effetti, questa è stata una delle colonne portanti dell’ascesa del Dragone, edificata grazie ad una dittatura che dura da oltre 70 anni e che per ora non mostra segni di cedimento.
Le cose però sembra stiano cambiando. Se è vero infatti che la tanto agognata svolta green cinese sembra sia stata accantonata dinanzi alla realtà dei fatti (non è possibile fare a meno di carbone e petrolio a certi ritmi produttivi), sembra altrettanto che si stiano ampliando i diritti dei lavoratori. Quasi da fare invidia rispetto a molte situazioni di casa nostra.
Vediamo la situazione dei lavoratori in Cina ad oggi.
Diritti dei lavoratori in Cina: come stanno davvero le cose
Contropiano ci presenta il libro Piano contro Mercato. Per un salario sociale di classe, di Pasquale Cicalese, edito da LAntiDiplomatico.
Nel testo viene riportato come, in una recente ricerca, risulti che in una media metropoli i salari, se rapportati al costo della vita, non sono affatto bassi.
I salari in una media metropoli dell’Est della Cina, un operaio guadagna 576 euro, un impiegato 1088 euro, netti. Il suo salario ha delle trattenute:
- fondo pensione 54 euro
- assicurazione medica 14 euro
- disoccupazione 2 euro
- Fondo per la casa 34 euro
Il suo salario lordo è 681, al netto di queste trattenute fa 576.
A sua volta il datore di lavoro paga per il lavoratore 123 euro il Fondo Pensione, 61 euro assicurazione medica, 5 euro disoccupazione, 7 euro la maternità e 34 euro di Fondo Casa, oltre a due euro per l’assicurazioni infortuni.
Inoltre, in Cina un lavoratore può usufruire parzialmente del Fondo Casa – per cui paga sia lui che il datore di lavoro – per pagarsi l’affitto. Il quale, in una media metropoli, costa (se la casa è nuova) 347 euro, 111 per una casa che ha diversi anni.
Il Fondo Casa può essere utilizzato dal lavoratore al 100% per l’acquisto casa (costo medio mq 1.800 euro) o può essere, se non utilizzato, liquidato a fine lavoro come liquidazione.
Per quanto riguarda il costo della vita, un’ottima cena in un ristorante che non sia di lusso costa 6,87 euro a persona. Le utenze domestiche – acqua luce gas – 28 euro, la corsa della metro 0,69 euro.
Questi dati sui salari si riferiscono a 5 giornate lavorative a settimana e non contemplano gli eventuali straordinari.
A Pechino e Shanghai, dove il costo della vita è più alto essendo grandi metropoli (ma ancora non come le grandi metropoli occidentali) un operaio guadagna 873 euro nette e un impiegato 1296.
Conclusioni
Come fa notare lo stesso articolo, la reflazione salariale cinese è in pieno corso, partita un ventennio fa. E il popolo ha dinanzi a sé la prospettiva di migliorare sempre più la propria condizione di vita. Mentre nel mondo occidentale sta avvenendo l’opposto.
Tra salario diretto e salario globale di classe, garantito dal governo – si pensi agli alloggi popolari con prezzi calmierati o alla copertura dell’assicurazione media tramite detrazioni – i salari cinesi mostrano un livello di tutto rispetto.
La Pandemia sta aumentando anche il gap con la Cina, che per vari motivi (sistema politico e migliore condizione economica regressa), si è ripresa meglio e più velocemente di Usa ed Europa.
A ciò aggiungiamoci pure la politica estera cinese, che a parte le beghe militari con le vicine Hong Kong e Taiwan, sta facendo funzionare molto bene la macchina diplomatica con Israele ed Africa. Scalzando così conquistadores e gringos.
Parliamo comunque sempre di un popolo con tante contraddizioni e luci che si alternano ad ombre.