In arrivo la Generazione Z: pragmatica, tutta emoji e buone maniere
SONO I RAGAZZI NATI TRA IL 1996 E IL 2010. CRESCIUTI TRA GLI SMARTPHONE, NON BEVONO E NON FUMANO, MA HANNO GIA’ VISTO GUERRE E CRISI INTERNAZIONALI
Con Generazione X si intese descrivere la generazione di coloro che, approssimativamente, sono nati tra il 1960 e il 1980. Fa seguito alla generazione del baby boom, vissuta tra il declino del colonialismo, la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda. Coloro che ne fanno parte sono stati descritti come apatici, cinici, senza valori o affetti. Ma al contempo, la Generazione X è conosciuta come una delle generazioni più intraprendenti e tecnologiche della storia americana ed europea e a loro si deve in gran parte l’espansione di Internet. Fu anche soprannominata Generazione Mtv. La X stava ad indicare anche un’incognita, la difficoltà nel collocarli politicamente e in qualsiasi altra categoria. Una generazione disgregata, frammentata, senza idoli che la guidino e simboli sotto cui riunirsi.
Ad essa ha fatto seguito la Generazione Y, composta da persone nate tra gli anni ottanta e i primi anni duemila nel mondo occidentale. Questa generazione è caratterizzata da un maggiore utilizzo e una maggiore familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali. In molte parti del mondo, l’infanzia della generazione Y è stata segnata da un approccio educativo tecnologico e neo-liberale, derivato dalle profonde trasformazioni degli anni sessanta.
Ora invece incalza la Generazione Y, descritta dal New York Times, che all’argomento ha dedicato un focus. Da quanto si legge, ci troviamo di fronte a una generazione diametralmente opposta a quella degli anni ’60: più remissiva, per nulla ribelle. Ma più pragmatici e per nulla indulgenti con se stessi.
MENO RIBELLI MA PIU’ DINAMICI– Al contrario dei primi, infatti, cresciuti nella relativa pace e prosperità degli anni Novanta, la Gen Z ha mosso i primi passi nella guerra al terrorismo seguita all’Undici Settembre, e ha già vissuto due crisi economiche. Quella dei Millennial è una storia d’innocenza perduta; gli Zeta, invece, con le crudeltà dell’esistenza hanno dovuto fare i conti appena nati.
Decisi a non far la fine dei fratelli maggiori, costretti da capricci e recessione a tornare da mammà, gli Zeta perseguono ambizioni più concrete, come studi di legge e medicina. E se molti hanno l’imprenditoria nel dna, non vogliono cambiare il sistema, ma lavorarci dentro. Soprattutto pianificano. E a qualcuno ricordano i bisnonni. I nati fra le due guerre mondiali e perciò saggi, previdenti: al primo colloquio di lavoro chiedevano del trattamento pensionistico.a non far la fine dei fratelli maggiori, costretti da capricci e recessione a tornare da mammà, gli Zeta perseguono ambizioni più concrete, come studi di legge e medicina. E se molti hanno l’imprenditoria nel dna, non vogliono cambiare il sistema, ma lavorarci dentro. Soprattutto pianificano. E a qualcuno ricordano i bisnonni. I nati fra le due guerre mondiali e perciò saggi, previdenti: al primo colloquio di lavoro chiedevano del trattamento pensionistico.
Anche i modelli degli Zeta sono nerd. Malala, la 19enne femminista Tavi Gevinson, fondatrice di un giornale per ragazze, la 18enne asso del golf neozelandese Lydia Ko, le adolescenti irlandesi scopritrici di un batterio che, velocizzando le colture, segna una svolta nella lotta alla fame. La fuoriclasse del nuoto Katie Ledecky, l’attivista cinese Joshua Wong. «Dove i Millennial aspettano d’essere scoperti, i Gen Z sono pronti a sgobbare per riuscire», chiosa Fortune. La parola d’ordine dei primi è «condividere», dei Gen Z è «fare».
CRESCIUTI NELLA TECNOLOGIA E NELLA GLOBALIZZAZIONE – Così, il rapporto con la tecnologia è molto cambiato. Se i Millennial hanno avuto l’iPod (2001), la Generazione Z non ricorda un tempo senza social media. È cresciuta con l’iPhone (2007), al posto delle parole usa gli emoji e i Vine di 6 secondi, videochatta con FaceTime. Invece Facebook è da vecchi (nel 2014 il 25% dei 13-17enni l’ha lasciato), Instagram rischioso: un selfie audace può dar popolarità, ma danneggiare le prospettive di carriera. Meglio app non solo più veloci, ma che promettono la privacy. Secret, Whisper, per gossippare nell’anonimato; Snapchat, che elimina i messaggi dopo alcuni secondi. Il loro incubo è la geolocalizzazione.
Non solo la più colta (uno su due andrà all’università), per l’Onu, gli Zeta sono la generazione più meticcia di sempre, grazie alle migrazioni che trasformano il mondo occidentale. Una rivoluzione demografica che accompagna quella culturale. Al tempo dei Gen Z le nozze gay sono un diritto sancito dall’America all’Europa. E al cinema sbarcano film come About Ray, su un ragazzino trans. Così, nell’abbigliamento Z spopola il genderless. Quello di Jaden, figlio di Will Smith, che alla festa della scuola si presenta con la gonna. Gli stereotipi di genere non sono mai andati così stretti.
POCHI VIZI – E poi non bevono, non fumano, fanno sesso protetto, non vogliono la macchina, allacciano sempre la cintura. Virtù trasmesse dai loro genitori, i Generation X. Se i Millennial, infatti, sono i figli dei Boomer, la schiatta più autoassorbita della storia, gli Zeta sono il prodotto d’una generazione di passaggio, cresciuta negli orizzonti limitati degli anni Settanta e tanto disillusa d’adottare il grunge come divisa (che oggi ritorna tra gli Z nelle magliette Brandy Melville coi Nirvana). Hanno voluto dare ai figli quell’infanzia sicura che non è stata loro. Le pappe fatte in casa, carrozzine antiurto, la plastica non tossica. Negli USA, dove la sola “paghetta” dei Gen Z ammonta a 44 miliardi di dollari l’anno, questi dettano acquisti per 200.
LI SUCCEDERA’ LA GENERAZIONE ALPHA?– C’è chi guarda oltre. Ai neonati, i nascituri. Hanno già un nome: Generazione Alpha. Troppo presto? Forse no, se ogni settimana ne vengono al mondo più di 2,5 milioni, e nel 2025, quando ci saranno tutti, si sfioreranno i 2 miliardi. Nati con l’iPad, e subito piazzatigli davanti in lieu del ciuccio. Qualcuno li chiama “screenager”.