Il triste fenomeno dei bambini che si addormentano per mesi in Svezia: le cause

Il nome della sindrome è impronunciabile: Uppgivenhetssyndrom e si sta verificando in Svezia da una decina di anni.

Per ora, i casi sono 169 e si tratta di bambini che si sono improvvisamente addormentati, finendo in coma profondo.

La cosa avviene gradualmente. Inizialmente diventano passivi, immobili, fiacchi, schivi, taciturni, incapaci di mangiare e bere, incontinenti e privi di reazioni dinanzi a stimoli fisici o al dolore. Arrivando a meritarsi l’etichetta di “bambini apatici”. Fino ad addormentarsi, come se fossero in coma, anche per molti mesi.

Ecco le possibili cause di questo fenomeno misterioso fino ad un certo punto.

Il dramma dei bambini siriani che finiscono in coma

Photo by Rene Bernal on Unsplash

Come riporta Il Giornale, questi bambini sono tutti figli di rifugiati siriani in Svezia, a cui lo Stato ha revocato o sta per revocare il permesso di soggiorno.

Se la medicina svedese non è riuscita a trovare una spiegazione ufficiale scientifica del fenomeno, a provato a darla la scrittrice scientifica e neurologa Suzanne O’Sullivan. La quale, immancabilmente, vi ha dedicato un libro: The Sleeping Beauties.

Per la O’Sullivan, si tratterebbe di una probabile forma di psicogenesi culturale. Un’alterazione delle funzioni psichiche dalle conseguenze profonde, che si presenta seguendo un effetto domino: più casi si presentano e vengono curati, più è facile che se ne sviluppino altri.

Si tratta come detto della sindrome Uppgivenhetssyndrom, traducibile in sindrome da rassegnazione. Si tratta di bambini che crollano sotto il peso di una fatica psicologica eccessiva lunga anni e che sembra non avere mai fine. E di una vita che non trova mai casa.

I soggetti più vulnerabili, quindi, sono quelli che sono stati testimoni di episodi di violenza estrema diretta contro i membri della propria famiglia o che hanno vissuto in un ambiente particolarmente insicuro. E ciò spiegherebbe perché colpisce i figli di rifugiati.

I quali finirebbero quindi per segnare una resa alle avversità che sembrano non avere fine. Un’altra distorsione di quel dramma chiamato guerra. Voluta dai potenti, pagata dai più deboli.

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