Del film ricordo poco però, solo la scena della scimmia che alza il cucciolo di leone appena nato, con tutti gli animali della foresta che accorrono per venerarlo. Insomma, la scena più nota e suggestiva.
The Lion King è stato diretto da Roger Allers e Rob Minkoff, prodotto da Don Hahn, e ha una sceneggiatura accreditata a Irene Mecchi, Jonathan Roberts e Linda Woolverton. Le sue canzoni originali sono state scritte dal compositore Elton John e dal paroliere Tim Rice, con una colonna sonora di Hans Zimmer.
La storia si svolge in un regno di leoni in Africa ed è stata influenzata dall’Amleto di William Shakespeare. Il Re Leone racconta la storia di Simba, un giovane leone che succederà a suo padre, Mufasa, come Re delle Terre dei Pride; tuttavia, dopo lo zio paterno di Simba, Scar, uccide Mufasa, Simba viene manipolato pensando di essere responsabile e fugge in esilio.
Da grande, vivendo con due wastrel, Simba riceve una preziosa prospettiva dal suo amico d’infanzia, Nala, e dal suo sciamano Rafiki, prima di tornare a sfidare Scar per porre fine alla sua tirannia e prendere il suo posto nel Circolo della Vita come re legittimo.
A parte il remake, però, il Re leone deve pure affrontare un’accusa.
Petizione contro Disney per la registrazione del marchio Hakuna Matata
Come riporta Msn, è stata lanciata una petizione online per spingere la Disney a rinunciare al suo marchio registrato sulla frase Hakuna matata che in swahili significa più o meno “stai tranquillo” e “non c’è problema”. Nota per essere diventata il titolo di una canzone di successo nella colonna sonora del Re leone, film di animazione del 1994, hakuna matata è un’espressione molto usata nei paesi dell’Est e del Sud Africa. La casa cinematografica registrò il marchio lo stesso anno dell’uscita ma si è tornato a parlare della questione perché è in arrivo la versione live action dell’originale film d’animazione, anche questa targata Disney.
Creata dall’attivista dello Zimbabwe Shelton Mpala, la petizione ha ottenuto più di 50mila firme. “Ho voluto attirare l’attenzione sull’appropriazione della cultura africana” ha spiegato Mpala, “e sulla necessità di proteggere la nostra eredità, la nostra identità e la nostra cultura dallo sfruttamento a scopo economico da terze parti. Si tratta di una ricchezza culturale che viene depredata e che fa arricchire musei e aziende e non i reali creatori o la gente dai quali essi derivano”.
Non tutti in Africa sono d’accordo con l’attivista dello Zimbabwe. Un avvocato keniano che si occupa di proprietà intellettuale, Liz Lenjo, sostiene che
“la Disney non ha rubato nulla e perciò tanta indignazione è fuori luogo. Ci si dovrebbe scandalizzare invece per come i social media riescano a soffiare sul fuoco in modo del tutto sproporzionato. Del resto chi parla swahili in Africa o nel mondo può continuare a usare la frase quanto e come vuole”.
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