Papa Wojtyla, dietro attentato c’era il terrorismo armeno? Libro riscrive la storia

Papa Wojtyla, dietro attentato c’era il terrorismo armeno? Libro riscrive la storia

Si intitola “Il papa deve morire. Il terrorismo armeno dietro l’attentato a Karol Wojtyla” di Ezio Gavazzeni. Ecco alcuni passaggi.

Karol Wojtyla, indimenticato Papa Giovanni Paolo II, colui che ha rotto con il passato rendendo il pontificato un’istituzione più vicina alle persone (oggi diremmo Pop), pronta a girare il Mondo per farsi ambasciatrice di Pace, più umana e meno temporale.

Come noto, Wojtyla fu anche vittima di un attentato commesso il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro, in Vaticano, da Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, che sparò al pontefice 2 colpi di pistola ferendolo gravemente. Ali Ağca fu prima condannato all’ergastolo, poi perdonato da Papa Giovanni Paolo II, ricevendo anche la grazia dall’allora Presidente Ciampi e infine estradato in Turchia nel giugno del 2000.

Ora un libro riscrive la storia e i motivi di quell’attentato. Si intitola “Il papa deve morire. Il terrorismo armeno dietro l’attentato a Karol Wojtyla” di Ezio Gavazzeni. Ecco alcuni passaggi fondamentali.

Di cosa parla il libro Il Papa deve morire

Come riporta Il fatto quotidiano, il libro riprende oltre 400 documenti dei servizi segreti, ministeri, Digos, questure, prefetture, provenienti dall’Archivio Centrale di Stato.

Dall’attenta analisi della documentazione è emerso che l’Esercito Segreto per la Liberazione dell’Armenia (ASALA) minacciò di morte il papa polacco dal 1977 al 1983, nell’ambito dell’operazione coperta dal segreto di Stato denominata “Operazione Safe Haven“. Orchestrata da Vaticano, governo italiano e Usa (Henry Kissinger).

Il motivo era quello di espatriare gli armeni verso gli Usa, facendoli partire dall’allora Urss portandoli in Italia, dove avrebbero alloggiato a Roma in 16 pensioniconvenzionate”, per poi essere spediti oltreoceano.

Lo Stato italiano nel 1980 iniziò una trattativa con il terrorismo armeno, a Beirut, che si concluse nel 1983 con la firma di Oscar Luigi Scalfaro, per fermare gli attacchi sul territorio italiano in cambio dello stop al flusso di emigrazione dei profughi armeni attraverso il nostro Paese. Obiettivo peraltro riuscito.

Tuttavia, quando nel 1983 il magistrato Ilario Martella si apprestava a concludere le indagini sull’attentato a Giovanni Paolo II, con la cosiddetta “Pista Bulgara”, i servizi segreti gli mentirono sulle precedenti minacce di morte al pontefice. Nel libro viene così riportata un’intervista a Martella, il quale ammette di non essere stato a conoscenza del coinvolgimento del terrorismo armeno. Così come di una trattativa con lo Stato italiano.

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