IL COLONNELLO E IL CAVALIERE

Il leader libico Gheddafi è giunto oggi a Roma, in virtù di quanto previsto dal programma di riappacificazione italo-libica, avviato concretamente un anno e mezzo fa, quando in estate Berlusconi siglò con il “Colonnello” un oneroso contratto grazie al quale l’Italia verserà in 25 anni, ben 5 miliardi di dollari alla Libia, per ripagarla di quasi settant’anni di colonialismo.
Ma tornando ad oggi, Gheddafi è arrivato con ben 3 aerei, seguito da una folta schiera di collaboratori e le fedelissime “amazzoni”, le sue guardie del corpo femminili; resterà nel nostro Paese fino a venerdì, e in questi giorni incontrerà alcuni esponenti politici e del mondo dell’economia italiana. La curiosità è che il leader libico, o dittatore se volete, alloggerà in una tenda beduina accampata a Villa Pamphili. Era previsto anche un suo intervento in Senato, ma viste le aspre polemiche che tale intervento ha suscitato nelle file dell’opposizione, l’incontro è stato spostato a palazzo Giustiniani. In realtà una parte del PD, tra cui D’Alema, era anche d’accordo sulla possibilità di un’udienza del Colonnello al Senato; mentre Berlusconi ha commentato con un “molto grave” l’atteggiamento dell’opposizione. D’altronde, se il Parlamento ha vietato un paio di anni fa al Dalai Lama la possibilità di intervenire nelle aule preposte al potere esecutivo, sarebbe stato uno scandalo concedere tale onore ad un dittatore che calpesta sovente i diritti umani da trent’anni. Anche se in due anni, sono cambiati i volti della maggioranza e dell’opposizione; ma ciò nel nostro Paese, si sa, è una consuetudine.

L’arrivo di Gheddafi in Italia ha suscitato (e susciterà) altre dure contestazioni e polemiche. Dai familiari delle vittime della strage di Ustica che gridano a gran voce la voglia di avere chiarimenti a trent’anni da quella tragedia, agli italo-libici che furono espulsi dalla Libia quarant’anni fa, quando cioè lui andò al potere, confiscando anche i loro beni; dall’Osservatorio sulle vittime dell’immigrazione (Fortress Europe), che ha organizzato una manifestazione il 10 giugno a Piazza Farnese, più altri eventi sparsi per l’Italia durante lo stesso mese, per manifestare contro il tanto decantato dal Governo accordo italo-libico accennato ad inizio post, alle organizzazioni studentesche, in vista della visita del leader libico all’Università La Sapienza, annunciando proteste e manifestazioni, oltre a raccogliere le firme di docenti di tutta Italia per bloccare il conferimento a Gheddafi della laurea honoris causa in giurisprudenza; per non parlare ovviamente delle manifestazioni degli stessi libici fuggiti dal loro Paese d’origine per sfuggire alla repressione, fino ai radicali che hanno annunciato il loro tradizionale sciopero della fame. Lo stesso allestimento della tenda ha provocato la protesta del quartiere romano di Monteverde.
Per quanto mi riguarda, non mi fanno alcun effetto né le immagini che ci provengono di tanto in tanto dalla Libia, che ci trasmettono scene degne dei migliori colossal americani, in cui due leader si stringono la mano su due cammelli con un limpido e soleggiato mare sullo sfondo; né tanto meno mi colpiscono le dichiarazioni dello stesso Gheddafi e di Berlusconi, che a suon di miliardi sottratti alle nostre già ristrette tasche, vogliono farci credere che l’immigrazione clandestina è quasi sconfitta, e che una pietra sopra è stata posta su decenni di storia nei quali noi italiani abbiamo colonizzato e sfruttato la Libia (1911-1969), per quella ridicola smania coloniale degna della migliore ambizione occidentale e totalitarista (visto che il picco del Colonialismo si raggiunse durante il decennio fascista).
Quello che mi colpisce è infatti il fatto che, mentre il Cavaliere e il Colonnello si stringono la mano a Tripoli come a Roma, i barconi continuano ad arrivare, e ad essere respinti senza discriminare delinquenti e disperati. Sono per il dialogo, sempre. Ma ostentare collaborazioni, nonché praticare un revisionismo quasi patetico verso un personaggio criticato fino ad ieri, sinceramente mi sembra la solita presa in giro Made in Italy.
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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