Ecco un riassunto e una spiegazione de Il Capitale di Marx, che ha superato i 150 anni ma non li dimostra. Perché dal quel settembre 1867 il mondo del lavoro è cambiato nella forma, ma non nella sostanza.
Sono cambiati i mezzi di produzione, gli strumenti tecnici, ma non lo sfruttamento del lavoratore. Del resto, Karl Marx ce lo aveva detto chiaramente: il capitalista per trarre il maggior profitto possibile farà leva sul costo del lavoro.
Ovvero, sullo sfruttamento della classe operaia. L’unico modo per i proprietari dei mezzi di produzione di ottenere plusvalore. Karl Marx ne Il Capitale parte da un semplice spillo e arriva a spiegarci tutta la rivoluzione industriale. Concludendo questo grande saggio filosofico, economico e politico auspicando nella rivoluzione della classe proletaria, che un giorno possa prendere il potere.
Ricordo di aver letto Il Capitale di Marx per un esame universitario: Storia del Pensiero sociologico. Considerato tra i più difficili del corso di Laurea in Sociologia. Quel libro mi appassionò, al punto da prendere 30 all’esame.
Ma ecco cosa dice il Capitale di Karl Marx.
Il Capitale di Marx riassunto
Come riporta Wikipedia, Il Capitale (Das Kapital) è l’opera maggiore di Karl Marx ed è considerata il testo-chiave del marxismo. Il Libro I del Capitale fu pubblicato quando l’autore era ancora in vita (1867), gli altri due uscirono postumi.
Il Libro II ed il III uscirono a cura di Friedrich Engels rispettivamente nel 1885 e nel 1894, mentre il Libro IV venne pubblicato (1905-1910) da Karl Kautsky con il titolo di Teorie del plusvalore. In esplicito contrasto con economisti precedenti quali Smith, Ricardo, Bentham e Mils, nel primo libro del Capitale viene trattato il problema della merce, la quale presenta un duplice aspetto: ha un valore d’uso in quanto è utile a qualcosa (alla soddisfazione di un bisogno attraverso il consumo o a produrre altre merci) ed ha un valore di scambio perché deve poter essere scambiata con altre merci.
Secondo la sua teoria del valore, un prodotto (in base all’equazione valore = lavoro, ripresa dall’economia classica e rielaborata) ha tanto più valore quanto più tempo di lavoro viene impiegato dalla società per produrlo.
La caratteristica che differenzia l’economia borghese dalle altre forme di economia è il fatto che i capitalisti non producono al fine di consumare la merce, ma al fine di accumulare ricchezza. Alla base di questo sistema economico c’è il capitalista, che investe denaro in merci, le quali vengono usate nel processo produttivo per poi venderne il prodotto e ricavarne una somma di denaro maggiore di quella investita.
Ciò è possibile soprattutto grazie al plusvalore che proviene dal pluslavoro dell’operaio, cioè una eccedenza di lavoro prestato rispetto a quello che sarebbe necessario per produrre i beni di consumo dei lavoratori o, ciò che è lo stesso, rispetto al lavoro rappresentato dai salari dei lavoratori. Questo lavoro in più, gratuitamente prestato, rimane a disposizione del capitalista ed è l’unica fonte del profitto.
Viene poi spiegata la differenza tra capitale variabile (quello investito nei salari) e capitale costante (quello impiegato per i macchinari e per eventuali acquisti di merci necessarie alla produzione). In modo particolare si evidenziano i rapporti che intercorrono tra i due tipi di capitale, e tra questi e il plusvalore.
Quali sono i libri successivi a Il Capitale di Marx
Nel secondo libro Marx analizza la circolazione, la rotazione e la riproduzione del capitale, mostrando come e a quali condizioni esso può riprodursi e espandersi. Nell’ambito di questa analisi vengono presentati gli schemi di riproduzione, poi divenuti famosi, che dimostrano come, nell’ambito di una economia di mercato, le condizioni che assicurano una crescita senza crisi possono verificarsi solo casualmente.
Tali condizioni coincidono con la necessità che tutta la ricchezza prodotta e non consumata venga impiegata (investita) per dare luogo ai successivi cicli produttivi. Si tratta della stessa condizione Risparmi = Investimenti formulata successivamente da John Maynard Keynes, di cui Marx ha anticipato diverse idee.
Nel terzo libro Marx introduce i molteplici capitali e la concorrenza tra di loro, mostrando che a questo nuovo livello di analisi, più vicino alla realtà delle cose, i prezzi delle merci oscillano attorno ai loro valori, cioè dal lavoro in esse contenuto.
I prezzi vengono fatti derivare dai valori attraverso un processo denominato “trasformazione dei valori in prezzi di produzione”. Sempre nel terzo libro Marx formula la nota legge della caduta tendenziale del saggio del profitto in base alla quale – con lo sviluppo della produttività, che richiede sempre meno lavoro per produrre la stessa quantità di merci, e dell’accumulazione del capitale, che determina l’espansione in valore del capitale sociale – a una determinata quantità di lavoro si contrappone un valore del capitale crescente.
Poiché il lavoro è l’unica fonte del profitto, il saggio del profitto, che è il rapporto tra plusvalore e valore del capitale impiegato, è soggetto a una tendenza storica a ridursi, tendenza contrastata da “cause antagonistiche“.
La dialettica tra queste tendenze è un’ulteriore causa delle crisi. Infine, nello stesso libro, Marx esamina le forme di capitale non produttivo (capitale mercantile, capitale dato a prestito, ecc.) e la rendita. Le forme di creazione di capitale diverse dal lavoro sarebbero quindi fittizie e i riequilibri ciclici scaturirebbero in altrettante crisi economiche.
Il Capitale di Marx cosa dice
Dopo aver visto il riassunto del Capitale di Marx, occorre anche dire che ha smascherato il Capitalismo, andando al cuore del problema. Nei libri successivi ha ampliato il discorso, mettendo sotto la lente d’ingrandimento il capitale stesso e come forme di creazione di capitale che non siano il lavoro sarebbero fittizie, generando crisi economiche.
Quello che è successo anche di recente, coi subprime del 2008, o nella Grande Depressione del 1929 (toh, guarda caso sempre nella Capitalista America). Per questo e per i motivi descritti nell’incipit, Il Capitale di Marx è ancora attuale. Da un lato va fatto un applauso al filosofo tedesco, dall’altro va steso un velo pietoso per come l’umanità non progredisca. Ma vada avanti sui suoi stessi errori.