IL CAOS DELLE ELEZIONI IN SICILIA

QUATTRO I CANDIDATI PRINCIPALI, TRA ROTTURE E ALLEANZE IN BILICO
Dopo ribaltoni di Palazzo e l’essersi vista etichettare il poco lusinghiero nome di “Grecia italiana”, la Sicilia finalmente andrà al voto il prossimo ottobre. Ai siciliani verrà così “data la parola” sebbene in un clima di caos totale. Le alleanze sono state scelte all’ultimo minuto e sono più frutto di attriti tra i partiti e scelte di convenienza (come la soglia di sbarramento al 5% che spaventa molti partiti in bilico) che di accordi programmatici. Ma ormai questo aspetto nella Seconda Repubblica è sottinteso. Vediamo comunque i candidati.

IL CENTRODESTRA SPACCATO DA MICCICHE’ – La coalizione di centrodestra è stata spaccata da Raffaele Miccichè, già da tempo uscito da Forza Italia e fondatore di Grande Sud; una federazione nata dall’unione di Forza del Sud, Noi Sud – Libertà e autonomia e Io Sud. Dopo aver prima ritirato la sua candidatura a presidente della regione e aver proposto Nello Musumeci, è poi tornato sui suoi passi e ha deciso di candidarsi. E’ appoggiato da, appunto, Grande Sud, il Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo e Futuro e libertà di Fini.
Nello Musumeci invece, leader siciliano della Destra di Francesco Storace ed ex presidente della provincia di Catania, è sostenuto da Pdl e appunto La Destra di Storace.
IL CENTROSINISTRA OVVIAMENTE DIVISO– A sinistra ci sono due candidati: uno è l’europarlamentare Rosario Crocetta – sindaco di Gela per il centrosinistra dal 2002, confermato alle elezioni del 2007, primo sindaco italiano dichiaratamente omosessuale, dopo un passato nei Comunisti italiani ha aderito al PD nel 2008 ed è stato eletto al Parlamento europeo nel 2009 – sostenuto da PD e UdC. L’altro è Claudio Fava, giornalista, scrittore, ex europarlamentare, sostenuto da Sel (di cui è membro), Idv (sebbene con Leoluca Orlando non goda di ottimi rapporti) e Federazione della Sinistra. Claudio Fava è molto critico con la candidatura di Crocetta, che ha definito «la continuità con il partito di Cuffaro prima e di Lombardo poi».
GLI ALTRI – Il Movimento 5 Stelle candida Giovanni Carlo Cancellieri, 38 anni, geometra e attivista. Poi ci sono gli outsider Gaspare Sturzo, pronipote di Don Luigi; il candidato dei forconi, Mariano Ferro e Cateno De Luca del partito della Rivoluzione.
LA LEGGE ELETTORALE – In Sicilia, con una legge elettorale proporzionale, una soglia di sbarramento robusta (5 per cento), elezione diretta del Presidente – niente di più lontano dalla “porcata” romana – la frammentazione dei partiti e dei movimenti non permetterà il raggiungimento di una quota di suffragi, il 40 per cento, che consente al Presidente della Regione di avere una maggioranza autosufficiente nel parlamento regionale.
Mentre Roma si disputa sull’archiviazione della porcata, ed il ritorno alle alleanze postume, la Sicilia anticipa il flash-back a causa della fine politica, ancor prima che elettorale, la fine del bipolarismo, virtuale o meno, e con esso il ritorno all’antico. Invece che prenderne atto e spiegare ciò che accade, magari sollecitando trasparenza sulle intenzioni ad urne chiuse, nell’Isola le alleanze future, qualunque esse siano, sono diventato “patto segreto”,  e vengono “demonizzate” ante litteram.
Se è impossibile conoscere quante formazioni politiche riusciranno a superare la soglia di sbarramento – sei o sette forse – è possibile invece anticipare che il Presidente eletto dovrà fare i conti con i numeri, perché non potrebbe bastare il “listino”, il premio al candidato vincente, per arrivare alla maggioranza, 46 deputati regionali su 90.
Ciò che accade in Sicilia dovrebbe essere oggetto di riflessione anche a Roma, dove si discute, ormai da tempo immemorabile, sulla nuova legge elettorale.
Il quadro politico siciliano è dunque molto frammentato, e quasi sicuramente il dopo-elezioni vedrà la nascita di coalizioni litigiose poiché nessuno dei candidati sarà autosufficiente.
Comunque chiunque vincerà, tra un ricatto e un litigio, dovrà affrontare problemi drammatici, di una Regione che per troppi anni ha abusato della propria autonomia amministrativa e ha sprecato le proprie risorse economiche, culturali e naturali. Qui la Mafia, più che un problema, è diventata negli anni un alibi per giustificare tutti i mali provocati dalle persone cosiddette “oneste”.
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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