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Anch’ella delle fila del Partido dos Trabalhadores (PT), Rousseff è un’economista che ha già ricoperto il ruolo di Ministro della Casa Civil del Governo uscente, e ha sfondato soprattutto nelle zone più povere del Paese. Come ogni candidato che vince le elezioni, come prima dichiarazione “a caldo” ha affermato che il suo impegno democratico è quello di governare per tutti e di parlare con tutti i brasiliani, senza eccezione. Diventa così il primo Presidente del Brasile donna.
L’esito del voto ha messo in evidenza la delusione che tanti elettori hanno avuto nei confronti di Serra, 68 anni, per la mancanza di un progetto alternativo a quello del Pt di Lula-Dilma. Nelle ultime settimane, il candidato socialdemocratico del Psdb ed ex governatore di San Paolo si era infatti barcamenato tra un tentativo sterile di scovare scandali che infangassero lo staff della Rousseff e il tentativo di profilarsi come l’uomo della continuità di Lula. Una personalità incerta che non poteva certo reggere l’onda d’urto della popolarità di Lula che aveva designato de facto la Rousseff come sua erede. Nonostante ciò, si è andati comunque al ballottaggio.
Quale Brasile consegna Lula alla Rousseff? Sicuramente un Paese che sta conoscendo un capitalismo selvaggio come quello cinese, ottenendo stime di crescita molto vicine a quelle del Paese asiatico; con altrettanti tassi di inquinamento preoccupanti, che i vari G20 in questi anni non sono riusciti a placare. In Brasile poi lo sviluppo sta comportando anche una preoccupante deforestazione pluviale, con l’industria che ormai ha preso il primato all’agricoltura come attività economica principale. Anche perché in Brasile negli ultimi anni, molti sono stati i nuovi giacimenti di petrolio scoperti. Trattasi dunque del “prezzo del progresso”.
Miglioramenti apprezzabili in questi anni si sono registrati anche per quanto concerne l’analfabetismo e la povertà estrema, problemi annosi del Brasile.
Insomma, diamo a Lula ciò che è di Lula: dopo gli anni bui della dittatura militare (1964-1984) che gettarono il Paese nell’analfabetismo e nell’arretratezza economica, e gli anni dell’immobilismo politico e della diffidenza verso le istanze dei più deboli che videro al governo i conservatori, negli ultimi anni di governo socialista molti passi in avanti sono stati fatti. Tant’è che oggi il Brasile si attesta come 9° potenza mondiale.
Sperando quindi che si continui in meglio, possibilmente con maggiore rispetto verso l’ecologia (abbiamo prima parlato di inquinamento e deforestazione). E che quelle due parole stampate sulla bandiera brasiliana, “Ordine e progresso”, diventino per i brasiliani qualcosa di più di semplici slogan patriottici.
(Fonti: La Stampa)