Vediamo dunque di seguito il lato teneramente spiazzante di Adolf Hitler, con la sua passione per i teneri nani della Disney.
Hitler e la passione per la pittura
Come riporta Stile arte, Hitler aveva fin da piccolo una forte passione per il disegno. E la morte prematura dei genitori lo fanno immergere ancora di più nel disegno. Del resto, a scuola era il più bravo della classe, ma il suo carattere turbolento lo portarono all’allontanamento. Comunque, ora puntava alla prestigiosa Accademia delle Belle arti di Vienna. Hitler amava disegnare gli edifici e i paesaggi urbani. Passava giornate nei musei e ad osservarli.
Si reca pertanto nella capitale austriaca convinto di poter sostenere facilmente l’esame, come egli stesso disse: “quasi giuocando”. Ma le cose vanno diversamente. Hitler fu bocciato per il fatto che, a detta del rettore, lui era più portato a fare l’architetto che il pittore. Infatti, il futuro Fuhrer di Germania era molto bravo a rappresentare in maniera fedele gli edifici, ma non mostrava alcun istinto da artista. Il docente doveva aver osservato, nel segno rigido dell’aspirante allievo, quella petrosità della linea tipica di chi parte dalla griglia chiusa del disegno tecnico. Per lui si precludeva però anche la scuola di architettura, giacché serviva la licenza della sezione architettonica della scuola tecnica. E a sua volta per iscriversi serviva la licenza di scuola media.
Così continua a dedicarsi alla pittura ma i suoi committenti sono corniciai che non vogliono esporre le proprie cornici vuote e i mobilieri che realizzano divani con quadretti inseriti nello schienale, come andava di moda a quei tempi. Comincia a dedicarsi anche a soggetti religiosi, mentre rifiuta generi artistici come Cubismo, Fauvismo, Futurismo ed Espressionismo. Che da Fuhrer proibirà bollandoli come “deviati”. Lo stesso Goebbels, che all’inizio li adorava, dovette attenersi a quella linea. Hitler continuò a disegnare, anche slegato dalle motivazioni economiche avendo intrapreso la carriera militare ed essendosi poi buttato a capofitto nella politica. La bocciatura di Vienna acuì il suo rancore verso il Mondo e l’ambiente degradato in cui viveva fecero il resto. Ma trasferendosi a Monaco nel 1914 si avvicina anche all’arte gotica tedesca, che incrementa la sua pittura rigida, che lasciava poco spazio all’estro.
L’insospettabile passione di Hitler per i sette nani
Ma la vera cosa insospettabile è la passione di Hitler per Biancaneve e i sette nani, nella versione disneyana del 1937. Pellicola peraltro da lui proibita in Germania in quanto la regina cattiva veniva vista come pericolosa in quanto poteva essere vista come l’immagine traslata della Germania nazista. Del resto, come vedremo poi, la figura della matrigna cattiva è ispirata proprio ad una eroina tedesca. Così che gli Usa usarono questo personaggio diabolico anche in chiave propagandistica anti-nazista. Come noto, Biancaneve e i 7 nani è una fiaba dei fratelli Grimm, che a loro volta presero ispirazione da un’antica storia ispirata a una drammatica vicenda avvenuta in Germania nel Settecento.
Protagonista era Maria Sophia Margaretha Catherina von Erthal, la quale aveva perso la madre in maniera prematura. Suo padre si era risposato con una vedova che aveva pensato di eliminare la figliastra, per favorire i figli avuti dal primo matrimonio. Maria Sophia così scappa nei boschi e trova rifugio in una zona mineraria in cui lavoravano bambini o persone di modesta statura, proprio perché potevano muoversi agevolmente nei cunicoli. Ecco l’idea Disney dei minatori bassi, i 7 nani appunto.
Ma oltre a guardare di nascosto la sera Biancaneve e i 7 nani, Hitler amava dipingere i piccoli personaggi. Gli ricordavano infatti gli gnomi delle fiabe della sua infanzia. Li disegnava nei momenti liberi, riprendendo quelle matite che aveva tanto amato da giovane, sfiorando di diventare pittore. Se non fosse stato bocciato a Vienna, la storia del ‘900 sarebbe andata probabilmente diversamente. La malvagia matrigna di Biancaneve del cartone Disney è ispirata a quella di Uta di Ballenstedt, nobile vissuta in epoca medievale, la cui effigie è visibile sulla facciata del duomo di Naumburg, nella Germania centro-orientale. A scoprirlo un italiano, Stefano Poggi.
La passione di Hitler per i sette nani è spiazzante e conferma quanto in lui ci fosse un atteggiamento infantile ferocemente represso, avendo vissuto un’infanzia difficile tra rapporto complicato col padre, un freddo impiegato, e morte prematura di entrambi i genitori. Soprattutto della madre, con la quale aveva invece un bel rapporto. La suddetta bocciatura alla scuola di belle arti di Vienna ha fatto il resto. E allora di sera, in pieno segreto, guardava quel cartone che gli riaccendeva una innocenza che la vita gli aveva presto negato.