SONDAGGIO
Hillary Clinton, l’antidoto a Trump è quasi peggio del male
SARA’ LEI A SFIDARE IL MILIONARIO REPUBBLICANO, MA NON CONVINCE
Le Primarie per decidere i due candidati che si contenderanno la Casa Bianca il prossimo novembre, sono state questa volta alquanto chiare fin da subito. Gli elettori repubblicani hanno scelto come proprio rappresentante Donald Trump, contrapponendosi anche all’establishment del partito che invece non lo vuole e tifava per il più giovane e moderato Marco Rubio. I democratici invece si sono proiettati su Hillary Clinton, moglie di Bill. La quale non ha trovato sulla sua strada particolare concorrenza. A parte quella timida del più anziano e socialista Bernie Sanders, che è andato avanti anche oltre le sue più rosee aspettative. Chissà come sarebbe stato ritrovarsi un socialista alla guida degli Stati Uniti. La Clinton però non mi convince affatto e probabilmente, non convince gli americani stessi. I quali forse la sceglieranno per non dare la guida del proprio Paese in mano a uno xenofobo e populista come Trump. Il quale, peraltro, anche come imprenditore è stato più che discutibile. La Clinton appare priva di leadership, di carisma, e per un Paese che cerca da tempo di riconquistarla a livello mondiale, non è certo la persona giusta.
PIU’ OMBRE CHE LUCI – Di professione fa l’avvocato ed è anche docente universitaria di diritto penale. Ma a renderla davvero famosa e simpatica è stata soprattutto l’infedeltà del marito. Discutibile poi la gestione dei fondi raccolti dall’associazione che porta il loro cognome e a tal proposito, in pochi conoscono quello di Hillary da nubile (per la cronaca è Rodham). Si beccò perfino le critiche di Guido Bertolaso nel 2009 per come l’America stava gestendo le conseguenze disastrose del terremoto di Haiti. Certo, vanta il fatto di essere stata la prima donna a essere ammessa come socio nel «Rose Law Firm», uno degli studi legali più antichi degli Stati Uniti; ha inoltre fatto parte dei consigli d’amministrazione delle multinazionali Walmart e Lafarge.
Dopo gli otto anni da First Lady durante la presidenza del marito Bill (altro democratico sotto ostaggio parlamentare dei repubblicani, come Obama), da senatrice ha pure votato a favore degli interventi in Afghanistan ed Iraq, voluti dal guerrafondaio Bush. Per poi criticarli per mero opportunismo alla vigilia delle Primarie del 2007-2008. Già, perché ci ha già provato otto anni fa, ma gli americani le preferirono di gran lunga Obama.
Vedremo se gli elettori la preferiranno, magari dandole la poltrona di prima Presidente degli Usa donna, ma poi dando ai repubblicani la maggioranza di una o di entrambe le Camere. Per gli elettori americani vale quel proverbio: gli uomini preferiscono le bionde, ma poi sposano le brune. Loro preferiscono i democratici, ma poi votano i repubblicani.