Guerra in Ucraina: chi si sta arricchendo col conflitto

Guerra in Ucraina: chi si sta arricchendo col conflitto

Introduzione

Quando c’è una guerra, c’è chi piange, molti, ma anche chi ride. Come coloro che hanno interessi economici diretti nei conflitti.

Del resto, sempre questi soggetti, si stanno leccando i baffi sapendo che diversi Paesi stanno aumentando il loro budget per la difesa alla luce della guerra in Ucraina. Germania, Norvegia, Italia, Danimarca, per esempio, hanno già annunciato revisioni più o meno consistenti dei loro stanziamenti al settore militare. Ma, probabilmente, altri Stati si aggiungeranno alla lista nelle prossime settimane. Perché, come canta De Gregori, “la guerra è bella anche se fa male“.

Vediamo chi si sta arricchendo grazie alla guerra in Ucraina.

Chi si sta arricchendo dalla guerra in Ucraina

Come riporta Il fatto quotidiano, titoli come le statunitensi Northrop Grumman e Lockheed Martin hanno già guadagnato oltre il 30% in meno di un mese. In deciso rialzo anche il terzo colosso della difesa Usa Raytheon Technologies. Sono le aziende che costruiscono, tra l’altro, i missili stinger e javelins di cui si sente molto parlare nello scenario ucraino, oltre ai jet F35 per cui stanno fioccando nuovi ordini.

In Europa è accaduto lo stesso, anzi di più. Il più grande produttore di armi tedesco Rheinmetall ha quasi raddoppiato il suo valore così come Hensoldt, Leonardo e Thales hanno incamerato rialzi del 50%, la britannica Bae systems si è limitata a un progresso di circa il 30%.

Quanto ai colossi societari che stanno dietro questi colossi, troviamo per esempio la State street global advisory, quarto gestore di patrimoni al mondo. Detiene una partecipazione del 14,5% in Lockheed Martin, del 9,2% in Raytheon Technologies e del 9,5% in Northrop Grumann.

Altro grande socio dell’industria militare è Vanguard, società statunitense che gestisce asset per oltre 5mila miliardi di dollari. Possiede il 7,2% di Northrop Grumann, il 7,2% di Lockheed Martin, il 7,5% di Raytehon. Ha una quota del 2,8% nella tedesca Rheinmetall, l’ 1,3% della francese Thales, l’1,9% di Leonardo e lo 0,7% di Hensoldt.

Tra i nomi più noti della finanza si segnalano l’onnipresente Blackrock che in portafoglio tiene il 4,1% di Northrop Grummann , il 4,8% di Lockheed Martin, il 4,7% di Raytheon, il 3% di Leonardo e lo 0,2% della britannica Bae Systems. Blackrock ha le mani in pasta in molti settori e Biden ha costruito la sua squadra di governo basandosi anche su di essa.

C’è poi Jp Morgan, con quote in Northrop Grumann (2,9%) e Raytheon (1,5%). Soci di peso sono anche i gruppi di investimento Fidelity e Capital Research.

Gli affari della Norvegia nel settore militare

La bella Norvegia, nota per i fiordi e per l’aurora boreale, è una insospettabile affarista nel settore militare. La Banca centrale norvegese riporta sulla home page del proprio sito ufficiale:

The central bank of Norway’s aim is price stability and financial stability, and to generate added value through investment management.

Tradotto:

Lavoriamo per costruire la sicurezza e la ricchezza finanziaria delle nuove generazioni

Norges bank è infatti presente nell’azionariato di Rheinteall (2,5%), di Hensoldt (0,6%), Leonardo (0,6%), Thales (1,2%). Quando queste aziende fanno affari, purtroppo sulla pelle dei civili, aumentano fatturato (quindi i profitti) la capitalizzazione di mercato (ossia il valore sul mercato) e il titolo il borsa (cioè le azioni in borsa, quindi i dividendi che gli azionisti si spartiscono).

Conclusioni

Insomma, come il Covid-19 ha arricchito diverse multinazionali del farmaco e piattaforme online complice le restrizioni sociali, le guerre alimentano le casse delle produttrici di armi. Come titolava un film americano “il denaro non dorme mai” e non perde occasione di riprodursi anche nei drammi e nella disperazione della gente.

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