Guerra in Ucraina: da gas a missili nucleari, quali rischi per Italia

Guerra in Ucraina: da gas a missili nucleari, quali rischi per Italia

Introduzione

Ciò che si temeva è successo questa notte. La Russia ha invaso l’Ucraina, attraverso tre zone: le repubbliche da poco dichiarate indipendenti (proprio per questo scopo), ovvero Donetsk e Lugansk, due regioni appartenenti al Donbass. Lembo di terra conteso con gli ucraini. E poi dalla Bielorussia, stato alleato, e dall’isola di Crimea. Isola riannessa alla Russia nel 2014 tramite referendum.

La reazione di Putin è stata una conseguenza per i tentativi della longa manus statunitense che da anni prova a posarsi sul paese ex sovietico, confinante con la Russia e quindi strategicamente molto invitante. Ed il modo migliore è farlo aderire alla Nato, come fatto con altre ex repubbliche socialiste sovietiche.

La Russia ha schierato l’artiglieria pesante al confine ucraino da tempo, pronta ad intervenire qualora l’adesione avvenisse. Qualcosa di tragico si era già consumato anni fa, precisamente nel 2014. Quando l’Ucraina è sfociata in una guerra civile tra est ed ovest. Ovvero, tra la metà occidentale che vuole finire sotto l’ombrello Nato e la metà orientale che vuole restare fedele ai russi.

All’epoca il golpe ai danni del presidente in carica fu ordito anche grazie all’ausilio di neonazisti. Di recente, le elezioni hanno visto la vittoria di un personaggio malleabile (ne ho parlato qui).

L’Italia segue con molta attenzione la vicenda, scongiurando fin da subito il più possibile una guerra in Ucraina. Perché ha molti interessi in gioco. Vediamo quali.

Guerra in Ucraina: a rischio rifornimento di gas

Come riporta Il Giorno, l’Unione europea, seppur impegnata nella transizione ecologica, è tuttora un grande importatore di gas e di petrolio dalla Russia. Il rubinetto russo garantisce circa il 40% del gas consumato in Europa. Il gas russo che arriva in Europa passa per l’80 percento proprio per l’Ucraina.

A questo rischio occorre aggiungere i prezzi del gas già alle stelle a causa dell’aumentata domanda cinese e della ricerca di rendimento sulle commodities.

Secondo quanto riporta il Financial Times sarebbero in corso colloqui tra Usa e Qatar per assicurare la fornitura di gas ai Paesi europei in caso di invasione russa dell’Ucraina. Il Qatar è il terzo Paese al mondo per riserve di gas, dopo Russia e Iran.

L’Italia è dipendente dal gas russo per circa il 30-35% attraverso il gasdotto Tag (Trans Austria Gas Pipeline), il quale raggiunge il territorio terminando a Tarvisio, in Friuli. Per fortuna, però, le nostre scorte consentirebbero, in caso di immediato blocco, di affrontare l’inverno tranquillamente. I problemi potrebbero presentarsi verso la primavera, quando però il fabbisogno di gas cala nettamente.

Per aggirare il problema, occorrerà incrementare le importazioni da altri Paesi, quali Algeria e Libia. Anche se, con la destituzione di Gheddafi, le cose sono molto cambiate in sfavore dell’Italia.

I rischi per il commercio

Come ho già riportato qui, già qualche anno fa Putin non ha mancato di sottolineare come le sanzioni volute dall’Ue e avallate dal Governo Renzi, siano dannose per il nostro stesso Paese:

I nostri investimenti in Italia sono del valore di 2-3 miliardi di euro. Ci sono oltre quattrocento aziende italiane in Russia e questo rappresenta oltre un miliardo di scambi commerciali (…) gli imprenditori italiani perdono un miliardo di euro da contratti già siglati (che per alcuni economisti sarebbero addirittura 3). Le sanzioni, dunque, vanno eliminate

Ricorda poi come i rapporti italo-russi siano da ben cinque secoli forti e privilegiati. E ancora, come ‘L’Italia sia il quarto partner commerciale della Russia’. Tuttavia, con l’inasprimento dei rapporti tra i due Paesi, di recente gli scambi si sono ridotti di molto.

A risentirne di più dell’embargo è il settore agroalimentare che ha perso quasi la metà dei profitti. E la situazione sta precipitando perché la Russia si sta aprendo ad altri mercati, come la Turchia.

A farne le spese però, ricorda, è il made in Italy in generale, che fino a qualche anno fa vantava esportazioni verso la Russia fino a quasi dieci miliardi di euro. Mentre ora sono scese di oltre un terzo. Non è andata meglio per la meccanica, in calo del 14 percento.

Aumento di mais e grano

Ci sono poi due prodotti che importiamo maggiormente da Russia e Ucraina: grano e mais. Come ho già riportato qui, in primis i cereali, considerando che Russia e Ucraina insieme garantiscono circa un terzo delle esportazioni mondiali di grano. Se la Russia è il principale esportatore, infatti, l’Ucraina si piazza al terzo posto.

L’Ucraina, inoltre, è quinta per produzione di mais, con 36 milioni di tonnellate destinate all’alimentazione animale e settima per i 25 milioni di tonnellate di grano tenero destinato alla produzione del pane (già rincarato).

L’Italia sarebbe pesantemente colpita, dato che importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione del pane. Inoltre, ciò avrebbe gravi ripercussioni per agricoltori e allevatori. Dato che grano e mais sono fondamentali per alimentare gli animali. Di fatti, il pollame ha già subito gravi rincari.

A tutto ciò occorre aggiungere il rincaro degli idrocarburi, che grava pesantemente sui trasporti delle materie prime e dei lavorati.

Le bombe nucleari NATO presenti sul nostro paese

C’è poi un’altra questione che dovrebbe inquietare: la presenza numerosa di bombe nucleari NATO presenti sul territorio italiano.

Come riportava un anno fa Anti Mafia Duemila, se è vero che gli Stati Uniti d’America hanno ridotto a 100 le bombe nucleari tattiche B61 dislocate in Europa, l’Italia continua ad essere il partner NATO che ospita il maggior numero di questi ordigni di distruzione di massa. Ben 35, nelle basi aeree di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia).

A renderlo noto era stato l’Istituto di Ricerche Internazionali IRIAD – Archivio Disarmo di Roma dopo la pubblicazione da parte del Bulletin of the Atomic Scientists di una ricerca sulle “Armi nucleari statunitensi”. A cura degli studiosi Hans M. Kristensen e Matt Korda.

Questa la situazione nel vecchio continente:

  • Aviano (20) e Ghedi (15), Italia
  • Incirlik, Turchia (20)
  • Kleine Brogel, Belgio (15)
  • Büchel, Germania (15)
  • Volkel, Olanda (15)

Se l’America è venuta a liberarci dai nazifascisti, non è stato certo per un atto di generosità. Oggi vuole battere i russi “fino all’ultimo europeo“.

Guerra in Ucraina: c’entrano anche i vaccini?

La Russia non ha aderito al Nuovo Ordine Mondiale e fin dai tempi di Gorbaciov che gli Usa cercano di imporsi su quello che è di fatto un continente a parte. Sospeso com’è tra Europa e Asia. Poi però il Golpe di Eltsin ha scongiurato un tale scenario. Con Putin che ha proseguito sulla via dell’indipendenza, proseguita di recente anche sul tema vaccini. Forse la goccia che ha fatto traboccare definitivamente il vaso.

La Russia ha prodotto un proprio vaccino, Sputnik, utilizzato anche da altri paesi, come l’Ungheria. Ma non riconosciuto dall’Unione europea. Una vasta fetta di popolazione sottratta alle bocche fameliche delle Big Pharma occidentali.

Guerra in Ucraina: gli affari di Biden

L’attuale Presidente americano Joe Biden ha più di un interesse economico in Ucraina, insieme al figlio Hunter. Dei quali ho parlato qui.

Tra le altre cose riporto come, nel libro di Glauco Maggi “Il Guerriero Solitario – Trump e la Mission Impossible”, uscito a fine agosto di 2020, vengono riportati gli scheletri nell’armadio di Joe Biden.

Nel capitolo “Il ‘consulente’ Hunter, figlio di Joe Biden, coperto d’oro in Ucraina”, viene riportato che per cinque anni, dal 2014 al 2019, Hunter Biden ha percepito uno stipendio di 83.000 dollari al mese come membro del Consiglio di amministrazione e ‘consulente’ dell’azienda petrolifera ucraina Burisma. Che l’ha assunto soltanto perché figlio di Joe, vicepresidente di Obama con delega per l’Ucraina.

In un altro articolo, avevo anche descritto Biden come un guerrafondaio. E purtroppo da questo primo anno di mandato, i fatti mi stanno dando ragione.

I danni per il turismo russo in Italia da guerra in Ucraina

Ma il Belpaese risentirà anche di danni pesanti al turismo. Infatti, come riporta East-Media, se è vero che la meta straniera preferita dai turisti russi è la Turchia – che in un solo anno è passata dalla decima posizione al primo posto – l’Italia si conferma uno dei Paesi più amati in ottava posizione. Alle spalle di altre mete turistiche rinomate per il mare come la Grecia (4a) e la Spagna (7a).

In particolare i turisti russi ricercano strutture di alto livello, come hotel a 4 e 5 stelle, il cosiddetto “turismo di lusso“. Che il nostro paese poco riesce ad offrire. Come sovente denunciato dal vituperato Flavio Briatore.

I russi cercano soprattutto arte, cultura, shopping e mare. L’Italia offre ogni genere di attrattiva per i turisti russi. Ma se Milano è la capitale indiscussa della moda e dello shopping, per le proprie vacanze i russi hanno una meta preferita: la riviera romagnola.

In particolare Rimini, unica città italiana a comparire tra le 20 località più ricercate sul motore di ricerca Yandex. Per quanto riguarda le ricerche associate agli hotel, Rimini si posiziona infatti in 13a posizione, superando perfino rinomate mete esotiche come Dubai, al 18° posto.

I turisti russi in Italia scelgono Rimini anche per una questione di trasporti. L’aeroporto romagnolo è infatti meta di tanti voli charter, spesso organizzati da tour operator. Qui usufruiscono quindi di voli a prezzi a vantaggiosi per poi spostarsi in altre località.

Oltre a Rimini, tra le località balneari si segnalano anche Ischia e la Sicilia, mentre tra città molto gettonata è sempre Roma. Oltre allo shopping e all’arte nelle grandi città, una tendenza del turismo russo negli ultimi anni è quello di visitare i piccoli borghi storici. E anche qui l’Italia primeggia, e i russi prediligono le aree appenniniche.

In forte crescita sono anche il turismo termale e quello enogastronomico. Due settori dove l’Italia pure eccelle. E non a caso, la succitata isola di Ischia è molto rinomata per l’offerta termale.

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2 Risposte a “Guerra in Ucraina: da gas a missili nucleari, quali rischi per Italia”

  1. La Russia non vuole i missili americani vicino al suo confine, ecco il vero problema. Quando i russi provarono a mettere i suoi missili a Cuba, si sfiorò la terza guerra mondiale, poi per fortuna prevalse il buon senso. Speriamolo anche adesso.
    Saluti

  2. La Russia si è sempre posta con prepotenza contro le republiche come Georgia Ucraina Moldavia Repubbliche baltiche Armenia Ect che considerano quiei territori sotto la propria sfera di influenza , quella gente deve essere libera di decidere il proprio destino senza che la russia li manipoli e sfrutti a suo piacimento . La Nato è una alleanza diffensiva non Offensiva questo significa che interviene solo se un suo membro viene attacato. è chiaro che solo chi ha intenzione di attacare ha paura di un paese che si sa ben diffendere. Putin e la sua politica è il male per questo mondo, spero che la gente russa se ne accorga e che il povero Navalny riesca ad avere la liberta e poter contrastare quel malato guerrafondaio narcisista di Putin che vive ancora con la ideologia del KGB e della suo unione sovietica che ormai non esiste piu e deve farsene una ragione

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