Guerra in Ucraina, non solo gas: cosa rischiamo di pagare di più

Guerra in Ucraina, non solo gas: cosa rischiamo di pagare di più

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 28 Febbraio 2022

Introduzione

La guerra in Ucraina è ancora un rischio concreto. Emmanuel Macron ieri ha visto sia Putin sia Zelensky, cercando di far diventare la Francia una possibile protagonista nella mediazione tra i due paesi.

Tra l’altro, il lungo tavolo che ha diviso i due capi di Stato al momento del colloquio, ben raffigurava metaforicamente la distanza che ancora divide Russia e Nato.

Ma il Premier russo, da buon silovik, non è certo uno sprovveduto e sa bene quali siano le intenzioni della NATO: accorpare l’Ucraina per proseguire l’accerchiamento ai russi, in corso da anni ingurgitando le ex repubbliche socialiste sovietiche.

Una accelerata verificatasi con l’arrivo di Biden alla Casa Bianca, la cui storia ben lascia intendere le velleità belliche (ne ho parlato qui). Mentre con il vituperato Trump si è verificato uno storico avvicinamento tra americani e russi, neanche verificatosi con l’osannato (con tanto di Premio Nobel per la Pace sulle intenzioni) Barack Obama.

L’Italia da anni ha perso il suo ruolo di mediatrice tra i due poli, conquistato con la politica estera di Berlusconi. Perseguendo nuovamente, come durante la Guerra Fredda, una politica filo-atlantista e anti-russa. In barba a tutti gli interessi economici che ci sono in ballo tra il nostro Paese e quello russo (ne ho parlato qui).

Non convince la telefonata recente di Mario Draghi a Putin, per assicurarsi gli approvvigionamenti del gas. Lui, filo-americano convinto e anti-russo come spesso ha lasciato intendere quando era presidente della Bce.

Bene invece ha fatto il presidente turco Recep Erdogan, che ha sottoscritto coi russi un contratto di fornitura fino al 2035 (ed altri accordi). I contratti lunghi garantiscono, oltre che maggiori certezze sull’erogazione del servizio, anche costi minori.

Ma a proposito di gas, non è solo l’unica cosa che rischia di aumentare per noi se scoppia una guerra in Ucraina. Vediamo gli altri prodotti che rischiano di pagare molto più cari.

Guerra in Ucraina: quali prodotti rischiano di aumentare

Come riporta Qui Finanza, come denuncia Coldiretti, la crisi in Ucraina potrebbe causare un aumento dei prezzi per diverse categorie di prodotti. In primis i cereali, considerando che Russia e Ucraina insieme garantiscono circa il 33% delle esportazioni mondiali di grano.

Se la Russia è il principale esportatore, infatti, l’Ucraina si piazza al terzo posto.

L’Ucraina, inoltre, è quinta per produzione di mais, con 36 milioni di tonnellate destinate all’alimentazione animale e settima per i 25 milioni di tonnellate di grano tenero destinato alla produzione del pane (già rincarato).

L’Italia sarebbe pesantemente colpita, dato che importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione del pane. Nel 2021 ha importato oltre 120 milioni di chilogrammi dall’Ucraina e circa 100 milioni di chilogrammi dalla Russia. Che ha già annunciato di limitare per l’export dal 15 febbraio al 30 giugno.

L’aumento di grano e mais, fa sapere sempre Coldiretti per bocca del presidente Ettore Prandini, avrà ripercussioni pesanti per agricoltori e allevatori. Dato che aumentano grano e mais, fondamentali per alimentare gli animali.

Molto importante, sostiene sempre Prandini, sarà il Pnrr per affrontare le sfide della transizione ecologica (entrata anche in Costituzione proprio ieri) e digitale. Queste le sue parole:

Siamo pronti per rendere l’agricoltura protagonista utilizzando al meglio gli oltre 6 miliardi di euro a disposizione per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali.

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