Perché gli Usa sono così interessati alla Groenlandia? Oltre a un fatto politico, c’entrano anche le sue enormi ricchezze.
Donald Trump non poteva di certo rendere banali neppure gli auguri di Natale. E così, dopo aver offeso la sinistra (chiamando i suoi rappresentanti “pazzi”), ha ridicolizzato il Governatore del Canada Justin Trudeaux, ha minacciato Panama per quanto riguarda le influenze cinesi e dannose per gli americani da parte della Cina e ha pure lanciato una Opa alla Danimarca per acquistare la Groenlandia. Gigantesca isola artica che fa parte del regno danese insieme alle isole Far Oer. Sottratta alla vicina Norvegia che la controllava precedentemente.
La proposta di acquisto di Trump ha degli scopi precisi e riguardano ovviamente la Russia. Tuttavia, l’enorme e affascinante isola ghiacciata è già di fatto americana. Ecco come stanno le cose in Groenlandia.
La colonizzazione americana della Groenlandia
Come spiega Maurizio Blondet, le mire espansionistiche americane sulla Groenlandia non sono certo un fatto recente. Se è vero che già nel 1946 l’amministrazione guidata dall’allora presidente Harry Truman dichiarò che l’isola era “essenziale per la sicurezza degli Stati Uniti” per contrastare la crescente minaccia sovietica, offrendo alla Danimarca 100 milioni di dollari per acquistarla, in realtà un primo tentativo risale al 1867. Periodo durante il quale agli americani riuscì un’altra operazione: quella di acquistare la ricchissima Alaska, snobbata dall’impero russo che l’aveva conquistata.
L’isola oggi ospita la base di Thule e diventerà la più grande base militare USA con bombardieri strategici e aerei P-8A Poseidon per monitorare i sottomarini russi. Con lo schieramento di sistemi missilistici LRHW “Dark Eagle” sulla costa orientale della Groenlandia con testate ipersoniche, gli Stati Uniti sarebbero in grado di colpire le regioni artiche russe, tra cui Arkhangelsk, Tomsk, Krasnoyarsk, Omsk e Tiksi.
Dal 1° ottobre 2023, la società groenlandese Inuksuk ha assunto la manutenzione della base spaziale USA Pituffik (ex Thule Air Base), la più grande struttura militare degli Stati Uniti sull’isola.
Nell’ambito del contratto, Washington stanzierà quasi 28 miliardi di corone danesi all’isola per la sola manutenzione della base spaziale USA fino al 2035, una cifra paragonabile a tutte le sovvenzioni di Copenaghen.
Le preziose materie prime della Groenlandia
Ma non è solo un mero fatto di geolocalizzazione. Come spiega Il Post, la Groenlandia è ricchissima dei cosiddetti metalli rari, dette anche tecnicamente “materie prime critiche“: un gruppo di metalli necessari per il settore tecnologico, giacché servono per realizzare microchip e vari componenti legati all’elettronica, oltre che per la transizione energetica (per realizzare le batterie delle auto elettriche, per dirne una). Dunque, fanno gola ai settori industriali attualmente in espansione e con le maggiori prospettive di crescita.
Attualmente, a possedere la maggior parte di questi metalli rari nel Mondo è la Cina, che ha acquisito un autentico monopolio.
Basta solo considerare che, secondo una stima dell’Economist, su 50 materiali che il Dipartimento di Stato statunitense considera critici, la Groenlandia ne possiede circa 43. Dunque quasi tutti. Tra questi troviamo il molibdeno, un metallo che fuso in piccole dosi con l’acciaio ne migliora diverse qualità; ma anche il terbio, essenziale per produrre magneti utilizzabili nel settore della difesa.
L’estrazione di questi metalli è facilitata sempre più dai cambiamenti climatici: per avere un’idea precisa di ciò, come riporta sempre Economist, basta dire che nel 2014 erano soltanto 12 i siti in cui si perforava il suolo alla ricerca di metalli rari. Oggi sono 170. E tutto lascia presagire che aumenteranno ancora.
Certo, ci sarebbe un piccolo ostacolo ai piani americani: la Groenlandia è un paese piccolo e periferico, con circa 50 mila abitanti, di cui circa 20mila nella sola capitale Nuuk. Di questi, quasi il 90% appartiene alla etnia Inuit, piuttosto sensibile e contraria allo sfruttamento del territorio.
Nel 2021 il governo locale cadde proprio perché la coalizione che lo sosteneva non era d’accordo su come sfruttare un’enorme riserva di uranio, considerata la quinta più grande al mondo. Proprio per evitare danni all’ambiente circostante. E così, tornati alle urne, le elezioni sono state vinte dal partito di sinistra Inuit Ataqatigiit, che quell’anno vietò sia lo sfruttamento della miniera di uranio sia le estrazioni di petrolio in tutto il territorio del paese.
Ma, per citare Hyman Roth ne Il Padrino II: gli americani hanno i soldi anche per risolvere questo. Lo spauracchio russo potrebbe però già essere sufficiente…