La questione Green pass sta diventando sempre più spinosa, sia perché ci si rende sempre più conto della sua inutilità a livello sanitario (ammessa anche da alcuni virologi noti come Crisanti o la Gismondo), sia perché sta diventando un danno per i ristoratori.
I quali, stanno ancora reggendo l’urto grazie ai posti all’aperto. Ma con l’arrivo dell’autunno, risentiranno ulteriormente il problema. E si stanno organizzando su Telegram, creando tanto di mappa (illegale), come ho descritto qui.
E poi c’è l’esclusione dai luoghi culturali, che ritengo assurda, soprattutto nei luoghi all’aperto (come giardini o scavi, per esempio). In fondo, però, il potere ha bisogno dell’ignoranza diffusa nella popolazione per poter preservare la propria posizione.
Ma c’è ancora un’altra questione relativa al Green pass: l’obbligo sui luoghi di lavoro. Una situazione paradossale, considerando che gli operai nelle prime settimane della Pandemia sono stati mandati al macello senza alcun sistema di protezione (quelli che sono diventati un mantra, come mascherine, guanti o distanziamento sociale).
Il green pass sui luoghi di lavoro è obbligatorio? Un datore di lavoro può licenziare un dipendente senza green pass?
Vediamo cosa dice la legge.
Green pass sui luoghi di lavoro: cosa dice la legge
Il sito Filo diritto fa chiarezza sulla questione.
L’esibizione del Green pass per l’accesso ai luoghi di lavoro da parte dei dipendenti sanitari è legge, in quanto imposto dall’articolo 4 del Decreto Legge del 1° aprile 2021, n. 44 che prevede la vaccinazione quale “requisito essenziale per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative”
Quindi, chi lavora in ambito sanitario è obbligato a vaccinarsi ed esibire il Green pass.
Per le altre categorie, fa specie il recente provvedimento del 22 luglio 2021, con il quale il Garante per la privacy ha avvertito la Regione Sicilia circa le criticità riguardo la privacy dell’ordinanza regionale. Infatti, la regione sicula prevedeva l’obbligo di green pass per poter lavorare negli uffici pubblici dove è previsto il contatto con il pubblico.
Nel provvedimento, il Garante sottolinea che l’unica base giuridica che può introdurre un obbligo vaccinale generalizzato è una norma di legge che rispetti i principi del GDPR, nonché conforme alla ripartizione dei ruoli privacy come disciplinati dal Testo Unico sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro.
Tuttavia, la presa di posizione del Garante della privacy cozza con alcune pronunce di alcuni Tribunali sul tema. Come quelli di Modena, Belluno e Verona hanno tutti recentemente bocciato i ricorsi di lavoratori no-vax. Sebbene si trattasse di lavoratori di RSA, dunque sanitari, però alcune delle pronunce facevano riferimento a fatti occorsi prima dell’entrata in vigore del decreto legge che imponeva ad essi la vaccinazione.
Per esempio, il Tribunale di Modena stabilisce che
Il datore di lavoro si pone come garante della salute e della sicurezza dei dipendenti e dei terzi che per diverse ragioni si trovano all’interno dei locali aziendali e ha quindi l’obbligo ai sensi dell’art. 2087 del codice civile di adottare tutte quelle misure di prevenzione e protezione che sono necessarie a tutelare l’integrità fisica dei lavoratori
Dunque, c’è ancora confusione e la situazione si chiarirà quando sarà varata una legge ad hoc per risolvere la questione. Sebbene non mancheranno ricorsi a più livelli.
Concorde anche il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico.
Green pass obbligatorio al lavoro: la posizione di Federmeccanica
Molto importante è la presa di posizione di Federmeccanica, che rappresenta il mondo dell’industria meccanica dinanzi al governo. E come importanza nel nostro paese, nel mondo industriale è seconda solo a Confindustria. Che sicuramente è sulla stessa lunghezza d’onda.
Come riporta Qui Finanza, secondo il presidente Federico Visentin, il green pass andrebbe esteso a tutti gli ambienti di lavoro, come suggerito dalle tre proposte dell’associazione:
- Niente obbligo vaccinale, sì all’obbligo del Green pass sul lavoro.
- Niente tamponi a carico dell’azienda.
- Niente stipendio per chi decide di non sottoporsi al vaccino o al tampone e rimanere a casa
Per il presidente di Federmeccanica la combinazione di questi tre fattori è l’unica soluzione per mettere in sicurezza i lavoratori.
L’idea è anche quella di far gravare i tamponi sui lavoratori che non vogliono vaccinarsi. Mentre per chi non può, l’azienda non dovrà lasciare solo il dipendente (pagandogli insomma, in tutto o in parte, i tamponi).
Considerando la composizione del Governo Draghi – a partire dal Premier neoliberista “de core“, passando per i partiti che compongono la maggioranza (il Pd che di sinistra non ha nulla, Forza Italia notoriamente vicina ai datori di lavoro, Lega che abbia ma non morde, il M5S votato da molti operai che poi ha tradito, Leu che si accontenta di avere il Ministero della salute) fino ai sindacati ormai quasi inutili – sicuramente il Green pass obbligatorio sarà inserito anche sui luoghi di lavoro.
Occorrerà vedere se i parlamentari manterranno anche il privilegio di non prevederlo per entrare nelle Camere.
AGGIORNAMENTO DEL 16/09/2021
Come riporta MSN, dal 15 ottobre bisognerà essere vaccinati, aver fatto un tampone o essere guariti dalla malattia per i lavoratori che entrano negli uffici pubblici e privati, ma l’obbligo dovrebbe essere esteso anche a studi professionali, negozi, ristoranti.
Per chi si presenterà al lavoro senza saranno previste multe dai 400 ai 1.000 euro. Non sarà, invece, possibile licenziare ma scatterà la sospensione dal lavoro e dallo stipendio dopo cinque giorni di assenza ingiustificata nel settore pubblico e dopo tre nel privato.