Grecia fuori da sorveglianza Ue: ma ne esce devastata

Grecia fuori da sorveglianza Ue: ma ne esce devastata

L’operazione è riuscita ma il paziente è morto. Questa, in estrema sintesi, la situazione della Grecia. Che, come riporta Ansa, dal prossimo 20 agosto uscirà ufficialmente dal regime di sorveglianza rafforzata Ue a cui è sottoposta dal “salvataggio” del 2010.

Lo hanno annunciato con soddisfazione i commissari europei responsabili dell’Economia, Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis. I quali hanno sottolineato come la Grecia abbia rispettato la maggior parte degli impegni politici assunti. Anche alla luce delle complicazioni dovute al Covid-19 e dalla guerra in Ucraina.

Gentiloni e Dombrovskis hanno così detto che:

Atene passerà così al ciclo di sorveglianza post-programma (Spp) e del regolare semestre europeo per il monitoraggio della situazione economica, fiscale e finanziaria

L’incubo della Grecia può dirsi finito? Non proprio. Anzi, per gli ellenici – che sono stati sacrificati sull’altare dell’Euro in questi ultimi 12 anni – l’incubo è solo agli inizi. Considerando i danni economici per il paese che questo salvataggio ha causato.

Fine della sorveglianza rafforzata per la Grecia: i danni del salvataggio

Come riporta Domani, Atene ha ottenuto prestiti per un totale di oltre 260 miliardi di euro, dall’Ue e dal Fmi tra il 2010 e il 2015. Una cifra enorme che non è mai arrivata nelle mani dei greci, ma è stata solo una partita di giro, per pagare i debiti sovrani, cioè privilegiati.

L’Huffington Post snocciola poi vari numeri drammatici: il Pil nominale è indietro del 25% rispetto al periodo precedente la crisi. Il tasso di disoccupazione è oltre il 12% (la disoccupazione giovanile è intorno al 30 percento, una cifra comunque accettabile per come va il mercato del lavoro), anche se aveva sfiorato il 30% negli anni più bui.

Ed ancora, un deficit delle partite correnti del 14%, un tracollo degli investimenti esteri diretti ormai inarrestabile iniziato a cavallo del 2013 (-16%). Infine, un debito pubblico pari a circa il 200% del Prodotto interno lordo.

Il tutto, senza dimenticare che Mario Draghi da presidente della Banca centrale europea arrivò a chiudere i conti correnti dei greci nel 2012. Sulla scia dell’imperativo “whatever it takes” (a qualunque costo) per salvare quell’errore chiamato Euro.

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