Google ha raggiunto una posizione dominante su più settori. Ma una sentenza del 5 agosto potrebbe costringerla allo spezzatino.
Google, tra le principali Big Tech americane, definita non a caso “Big G” o anche “colosso di Mountain view” (in riferimento alla località della sua sede principale), ha raggiunto una posizione dominante su più settori. Sebbene su due incida particolarmente sulle nostre vite: le ricerche online e il sistema operativo su device mobili come smartphone e tablet.
Il monopolio di Google su molti servizi
Un monopolio liberticida, poiché stabilisce cosa dobbiamo conoscere e cosa no. Su quali siti dobbiamo informarci, dando priorità a un portale anziché un altro sulle prime posizioni della prima pagina. Influenzando pesantemente anche l’attività degli editori, ora premiati ora affossati secondo criteri non sempre razionali. Per non parlare della pubblicità online, quasi totalmente nelle mani di Google. E anche qui parliamo di gravi danni agli introiti.
Cosa dire poi del sistema operativo Android, presente sulla quasi totalità degli smartphone e dei tablet presenti sul mercato (stime parlano anche del 94-97 percento), sia asiatici che americani. Trovando in iOS di Apple l’unico timido concorrente. E parliamo di Apple, appunto.
L’esempio di quanto accaduto a Huawei è emblematico: la multinazionale cinese aveva superato Samsung e Apple nelle vendite in Europa, e concorreva fortemente anche in America. E così, è bastato “staccare la spina“, sottraendogli il sistema operativo Android per affossarla.
Non male anche la posizione dominante assunta sugli indirizzi email, con Gmail utilizzato da buona parte degli utenti, quasi costretti se hanno un telefono con sistema operativo Android. E poi c’è l’Intelligenza artificiale, settore dove Google vuole dire ovviamente la propria. Importante anche la posizione dominante sui browser, che pratica tramite Chrome. Contrastata soprattutto da Firefox.
Perfino Microsoft ha dovuto arrendersi, rilanciando il suo ormai vetusto browser con Edge, ma senza particolare successo.
Certo, parliamo di servizi completi ed efficienti. Ma la concorrenza è cosa buona e giusta. La sentenza dello scorso 5 agosto potrebbe aprire scenari nuovi, positivi e interessanti.
Possibile spezzatino per Google?
Come riporta Il Corriere della sera, il Dipartimento di Giustizia americano starebbe valutando la possibilità di smembrare Big G dopo la storica condanna che il 5 agosto ha riconosciuto le pratiche illegali dell’azienda californiana per mantenere il suo monopolio nelle ricerche. Google potrebbe così rinunciare al sistema operativo Android e al browser Chrome.
Lo spezzatino sarebbe una delle opzioni tra i rimedi sul tavolo per ripristinare la concorrenza. La notizia ha portato a un inevitabile calo in Borsa, di quasi 3 punti.
Tra le motivazioni principali della sentenza contro Google, troviamo il fatto che rispetto ai concorrenti più prossimi come Bing di Microsoft, i contratti del colosso di Mountain view, assicurano non solo che il suo motore di ricerca ottenga la maggior parte dei dati degli utenti di 16 volte di più, ma anche che quel flusso di dati impedisce ai suoi rivali di migliorare i loro risultati di ricerca e di competere efficacemente.
Google ha già preannunciato ricorso, che dovrà essere depositato entro il 4 settembre. Un’udienza preliminare è in calendario il 6 settembre.
L’unico precedente di At&T
Un’operazione comunque non facile. L’unico precedente è quello di At&T, ma risale a oltre quarant’anni fa, gennaio 1984. Ciò mise fine alla supremazia del gruppo di telecomunicazioni, spazzando via dal bilancio il 70% del suo valore.
L’operazione, definita «breakup», portò alla creazione di 7 società indipendenti dalle 22 controllate originariamente da At&T sotto il nome di Bell System. Ciò permise la nascita di altre società importanti, come Sprint e Mci.
Non si riuscì invece con Microsoft, circa vent’anni fa, ancora oggi dominante per esempio sui sistemi operativi di Pc desk, Notebook e Laptop.