Gomorra: cosa non ha convinto dell’ultima stagione

Introduzione

Sono passati già 2 mesi dalla conclusione della quinta ed ultima stagione di Gomorra, serie fortunatissima di Sky. Smentita una sesta stagione, si parla maggiormente di un prequel. Sebbene le notizie a riguardo siano ancora poche (qualcuna l’ho raccolta qui).

Del resto, il lasso di tempo trascorso è ancora molto ridotto ed è giusto far smaltire ancora il coinvolgimento e l’affetto degli spettatori rispetto alla serie. E, a dirla tutta, anche l’amaro in bocca per il finale. Due sono peraltro i personaggi rimasti ancora in vita, dei quali ho parlato qui.

Ad onor del vero, comunque, alcune cose non hanno convinto della quinta stagione di Gomorra. Vediamo cosa.

Gomorra: cosa non è piaciuto dell’ultima stagione

Vediamo cosa non ha convinto molti telespettatori. I primi due spunti, che avevo già pensato, li dà anche Hall of series.

La figura deludente di O’ maestrale

O’ maestrale, don Angelo, boss di Ponticelli, interpretato da Mimmo Borrelli, era stato presentato nella quarta serie come un personaggio misterioso, cinico e spietato. Un uomo, anche per il nome che porta, capace di far cambiare il corso degli eventi con l’impeto del propria carisma.

Eppure, a parte il viso tenebroso, tutto questo carisma non si è visto. Anzi. O’ maestrale, più che alleato forte, è finito per essere un soldato come tanti di Genny. Lo ospitava garantendogli protezione ed anonimato, ma, alla fine, quest’ultimo lo comandava “a bacchetta“. Non solo. Sua moglie, donna Angelica, era quella che pure ne muoveva i fili.

Il tutto, senza poi considerare la fine repentina che fa‘. Un colpo in testa e via. Insomma, più che O’ maestrale, abbiamo assistito ad un venticello.

L’immortale presentato quasi come un dio in Terra

Passiamo da un estremo all’altro. Ciro Di Marzio, interpretato come noto da Marco D’Amore, è invece stato raffigurato come un dio in Terra. Una sorta di Thor che si aggira tra le vele. Certo, il suo personaggio è stato sempre oscuro, quasi immortale appunto. Ma si è un tantino esagerato. Tutti si prostrano ai suoi piedi, a partire da Genny che appena sa che è scappato dal carcere in cui lo aveva rinchiuso a Riga, si sente male in auto tanto da doversi fermare.

Anche la moglie di O’ Galantommo, donna Nunzia, per quanto esperta e anziana ne prova venerazione. Assurda poi la scena del rito al cospetto del capezzale di Sangueblu, dove tutti gli offrono la propria vita.

L’ascesa di Ciro è troppo veloce ed assurda. Parte con un paio di alleati, per poi sopraffare Genny.

Trama alla Trono di spade

A parte poi alcuni passaggi un po’ assurdi e troppo semplificati – ci sta, essendo una serie Tv, ma la quarta stagione è stata molto più matura da questo punto di vista – a tratti mi è sembrato di vedere una serie alla Trono di spade. Ovvero, troppo dal sapore epico.

Una scena su tutti: quando Genny presenta Ciro al suo popolo proclamando la fine dell’era dei Savastano e introducendo il nuovo regno de L’immortale. Un passaggio di consegne degno di film ambientati nel Medioevo, dove i re tenevano discorso al loro popolo e vivevano di trame e cospirazioni.

Tutti che si uccidono a vicenda

Infine, è tornata un po’ la pecca della seconda stagione, dove tutti uccidono tutti e non rimane nessuno vivo. La sesta stagione è sembrata l’allungamento in 10 puntate del finale de Le Iene.

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