Giappone, il Sol non più Levante: tra crisi economica e istituzionale

Come noto, il Giappone viene definito il Paese del Sol Levante. Sia perché in giapponese Giappone si dice Nihon, e si scrive con i caratteri 日本?, i quali significano rispettivamente “sole” e “origine”. Sia perché questo è il nome attribuitogli dai cinesi, poiché il Giappone rispetto al loro paese si trova ad Est. Proprio dove ha origine il sole.

Tuttavia, stando alla situazione politico-istituzionale da un lato, ed economica dall’altro, nella quale versa la terza economia del Mondo, questo soprannome appare alquanto fuorviante e poco attinente.

Certo, la storia del Giappone è fatta di molte cadute e repentine riprese. Tuttavia, il quadro attuale è alquanto allarmante e sconfortante. Soprattutto se lo si inquadra nella situazione generale che sta vivendo il Mondo attuale. Sprofondato in una nuova crisi a distanza di 12 anni da quella del 2008, complice la Pandemia da Covid-19. Crisi che ancora deve mostrarci il suo volto più [sta_anchor id=”giappone”]feroce[/sta_anchor].

Giappone situazione economica

giappone foto

Come riporta Money, l Prodotto Interno Lordo del Paese nipponico ha fatto registrare un -7,8% nel secondo trimestre del 2020 rispetto al primo. Con una contrazione del 27,8% su base annua. E già i dati 2019 erano stati allarmanti: nel primo trimestre il Pil ha fatto registrare un -0,6%, mentre nell’ultimo trimestre 2019 ha fatto registrare un -6,3% annuo. Per un -1,6% congiunturale.. Un crollo di 3 punti percentuali in più rispetto al -4,8% del trimestre gennaio-marzo 2009.

La crisi economica va ricercata nella drastica diminuzione dei consumi interni (-8,2%), ma anche delle esportazioni (-18,5%) nel suddetto Q2 2020.

Il Paese, inoltre, fa ancora i conti con il Covid-19. Al momento della scrittura, registra oltre 79mila casi e 1.500 decessi.

A ciò aggiungiamoci pure il rinvio al 2021 dei Giochi Olimpici. Una manifestazione economicamente molto dispendiosa e che dà un rientro solo spalmato nel tempo e soprattutto in termini infrastrutturali (si pensi a Barcellona o Torino, per esempio). Ma possono anche mandare in profonda crisi un Paese: vedi Grecia nel 2004.

La crisi politico-istituzionale giapponese

shinzo abe

Nelle scorse settimane, il Giappone ha dovuto registrare anche le dimissioni del Premier in carica, eletto nel 2012 ma più volte oggetto di rimpasti: Shinzo Abe.

Quando venne eletto, Abe proponeva una politica economica di forti stimoli, anche perché, oltre alla crisi innescata dallo scandalo sub-prime del 2008, il Giappone aveva addosso gli occhi puntati del mondo per la tragedia consumatasi in quel di Fukushima. Nel marzo 2011. Un avvenimento che mise in crisi la stessa strategia energetica del Paese nipponico.

Come riporta Contropiano, Shinzo Abe poté puntare su un partito forte alle spalle, i liberal democratici di LDP. Oltre che una alleanza conservatrice solida. Inoltre, Abe puntò su una politica estera decisa ed aggressiva, contro la storica rivale Cina e le due Coree.

Vecchie ruggini e istanze nazionaliste, che consentirono al dimissionario Premier di ottenere un discreto consenso intorno a sé. Abe, negli anni, ha anche rafforzato l’alleanza del Giappone con Stati Uniti, Australia, India e paesi del sud-est asiatico. Non è difficile capire che la strategia è sempre quella anti-cinese.

Per quanto riguarda la politica fiscale, la Banca del Giappone (nota anche con l’acronimo BoJ) ha lanciato un massiccio stimolo monetario, acquistando ogni anno fino a 760 miliardi di dollari di titoli di Stato. Con il suo bilancio che ha finito per superare il 100 per cento del Pil nipponico.

Ha avuto invece effetti controproducenti la politica fiscale degli aumenti delle tasse sui consumi tra il 2014 e il 2019. Che hanno accelerato il Paese verso la recessione.

Shinzo Abe si è dimesso per motivi di salute (soffre da sempre di rettocolite ulcerosa, una malattia infiammatoria cronica intestinale, probabilmente acuitasi da quando le incombenze da Premier hanno occupato la sua vita). Avvicendato da Yoshihide Suga, di 6 anni più vecchio, il quale in questi anni ha lavorato “dietro le quinte”. E si propone come traghettatore fino alle prossime elezioni politiche che si terranno a settembre 2021. Salvo nuove dimissioni.

L’anziano Premier ha ottenuto il beneplacito di 4 correnti di partito su 5 e dovrà cercare di tenerle insieme nei prossimi mesi. Tra i primi atti di Suga, abbiamo il contrasto all’invecchiamento della popolazione giapponese. La più anziana al Mondo, dato che gli Over 65 rappresentano quasi un terzo della popolazione (per avere contezza della situazione, basta pensare che in una popolazione che riteniamo anziana come quella italiana, rappresentano circa un quarto).

E così, come riporta Il Primato Nazionale, il governo Suga ha varato un bonus di 600mila yen (4.850 euro), destinato ai coniugi Under 40 con reddito annuo combinato che non superi i 5,4 milioni di yen (43mila euro circa).

Anche in Giappone, la scarsa natalità è legata alla paura per l’incertezza economica futura nutrita da tanti giovani. Che preferiscono non sposarsi o avere massimo un figlio.

Se a ciò aggiungiamo pure le dimissioni dello scorso anno da parte dell’Imperatore Akihito, che era in carica da 30 anni, unico Imperatore a dimettersi negli ultimi 200 anni, completiamo il fragile quadro politico-istituzionale che sta vivendo il paese insulare asiatico.

Certo, la crisi anche politica viene dagli “anni zero” del 2000. Dato che il Giappone ha cambiato sei premier tra il 2006 e il 2011.

L’attenzione di Warren Buffet è un indicatore in più

warren buffet strategia

A tutto ciò possiamo aggiungerci un ulteriore tassello: l’attenzione verso il Giappone del novantenne Warren Buffet. Trader che viene definito, ed il che è tutto dire, l’oracolo di Omaha.

Come riporta Webeconomia, Warren Buffet ha basato le sue fortune su una strategia “contrarian”. Ovvero, andare controcorrente rispetto a ciò che fa la massa dei trader. E così, mentre gli investitori stranieri stanno abbandonando l’economia Giapponese (con una fuga, nei soli ultimi 3 anni, di oltre 130 miliardi di dollari “stranieri”), Buffet ha deciso di puntare il 5% (6,3 miliardi di dollari col cambio attuale) su 5 tra società cosiddette “sogo shosha”. Ovvero quelle società che garantiscono da più di 100 anni, gli approvvigionamenti di materie prime al paese del Sol Levante. Tra queste, anche la Mitsubishi Corp., che anche a chi non mastica di economia, dovrebbe dire qualcosa.

L’investimento di Warren Buffet appare decisamente contrarian anche perché sta puntando sulle materie prime (commodities). Una tipologia di asset che da quando è iniziata la Pandemia, sono sprofondate in Borsa. Buffet sta infatti puntando forte anche su Dominion Energy, società tra le più importanti nel settore del gas. Con 9,7 miliardi di dollari.

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