Nelle ultime settimane, sui Social, si è parlato tanto dell’addio di Fabio Fazio dalla Rai, direzione Nove di Discovery. Un arrivederci, più che un addio, dove a perderci sarà l’azienda Rai in termini di qualità e di audience, nonché il Pd che perde un importante megafono mediatico. Ma non il pubblico che potrà comunque rivederlo su altri canali, così come lui che guadagnerà comunque altri bei soldoni.
Un piagnisteo fuori luogo, quindi, al quale si sono aggiunte le dimissioni di Lucia Annunziata. Ancora più patetiche, poiché il suo programma era stato confermato. Un vittimismo assurdo, anche perché proprio il centro-destra gli ha concesso la nascita di Mezz’ora, più altri benefit di cui abbiamo parlato qui.
La Rai, come spesso scritto su questo blog, è stata gestita dai partiti fin dalla sua fondazione. Dunque, è patetico scandalizzarsi ogni volta. Anche se ci si straccia le vesti soprattutto quando le epurazioni riguardano volti noti di sinistra.
Sebbene non sempre, come nel caso del grande Gianni Minà, anch’egli epurato dalla Rai dagli anni ’90 e per il quale nessuno si indignò. Forse perché era mal voluto sia dalla destra berlusconiana che dalla sinistra neoliberista che iniziava a farsi spazio.
Perché Gianni Minà fu cacciato dalla Rai
Gianni Minà, scomparso lo scorso 27 marzo, arrivò in Rai nel 1981 e realizzò tanti programmi e documentari. Strepitose le tante interviste a personaggi famosi, tra cui Fidel Castro e Maradona, quest’ultimo suo grande amico. La sua agendina fu anche oggetto di ironia di un altro grande, Massimo Troisi, altro suo grande amico.
Fanpage riporta il suo addio alla Rai. In una intervista a Vanity Fair nel 2007, rivelò:
Nel 1994, dopo le elezioni vinte da Berlusconi, la Moratti divenne presidente Rai. Io, che ero stato candidato nel centrosinistra a Palermo e che ero stato battuto, come il giudice Caponnetto, fui ricevuto da lei. Ma non mi chiamò più. Seppi poi che la sua assistente, l’ex socialista Giuliana Del Bufalo, avvertiva i direttori di rete che non ero “persona gradita”. Non so a chi.
Il cambio di governo del 1996 rimescolò le carte e gli permise di avere un’altra possibilità grazie al neo direttore di rete, Carlo Freccero, governo di centro-sinistra guidato da Romano Prodi:
Con l’arrivo del governo di sinistra nel 1996, Carlo Freccero mi mandò su Raidue con il talk show Storie, a mezzanotte e mezzo. Intervistai da Scorsese a Renato Zero, dal Dalai Lama a John John Kennedy, ma anche i genitori di Ilaria Alpi, e loro si accorsero in diretta che le valigie della figlia di ritorno dalla Somalia non avevano i sigilli. Chi li aveva aperti in volo? E perché? Dopo un po’, il programma fu chiuso.
A quanto pare, diede fastidio soprattutto il servizio su Ilaria Alpi. A L’Inchiesta nel 2015 disse:
Su quell’aereo c’erano alcuni ufficiali del corpo di spedizione italiano in Somalia, i servizi segreti, persino un funzionario della Rai Tv. Qualcuno mi chiese di tagliare quello spezzone. Non l’ho fatto
E non fu il solo caso. Sempre nel programma Storie, ultimo curato in Rai, diede fastidio il servizio su Nino Caponnetto, fondatore del pool antimafia:
A un certo punto, Caponetto si commosse ma io feci in modo che la telecamera non indugiasse sul suo viso. Per me la televisione non è mai stata sensazionalismo
Altra intervista incriminata quella allo scrittore Luis Sepulveda, che si sbottonò sul Golpe ai danni di Salvador Allende:
Lucho è un combattente vero, sua moglie era stata torturata. Così diceva cose molto forti contro la dittatura di Pinochet, che qualcuno mi chiese di tagliare. Ovviamente rifiutai
Così a Vanity Fair ha sintetizzato i motivi della sua epurazione:
Il problema all’inizio è stato politico: stavo a sinistra e il governo a destra. Ci può stare. Il fatto è che, dopo, sono stato allontanato anche quando governava la sinistra. Nel 1994 Giampaolo Sodano, ex direttore socialista di Raidue, mi rivelò: “Stavi sulle palle all’omone”, che era Bettino Craxi. Anni dopo mi hanno detto: “Stavi sulle palle a Velardi”, che era uno degli uomini di D’Alema. Insomma: prima ho pagato l’arroganza della destra, e poi il pentimento della sinistra di essere stata a sinistra”
Gianni Minà decise di auto-produrre i suoi documentari
Capito che la Rai non lo avrebbe più chiamato, la moglie Loredana Macchietti lo convinse ad auto-produrre i suoi documentari, rivolgendogli queste parole con una schiettezza che solo chi ti vuole bene ti rivolge:
se continui a elemosinare un colloquio tra un po’ diventerai patetico, sei troppo forte internazionalmente, auto-produciti. Ha avuto ragione.
Insomma, la Rai, per le solite guerre politiche intestine, rinunciò alla professionalità di uno come Gianni Minà. Detto questo, voglio ricordarlo con questa emozionante intervista a Maradona, ormai partente da Napoli: