Germania in recessione: il prezzo pagato per il servilismo agli americani

Germania in recessione: il prezzo pagato per il servilismo agli americani

La locomotiva d’Europa si è fermata. Dopo la bilancia commerciale finita in negativo per la prima volta lo scorso anno, ora la Germania è finita in recessione tecnica. Termine con cui ci si riferisce ad una certificata situazione di difficoltà economica, di cui però è ancora difficile stabilire la gravità e la durata.

Negli ultimi due trimestri il Prodotto Interno Lordo (PIL) della Germania si è ridotto. Una crisi della Germania non è di certo auspicabile, sia perché il suo Pil da solo pesa quasi il 30% di quello di tutta l’Unione europea. Ma poi tutti i paesi europei esportano molto verso il paese teutonico. Il che significa che una stagnazione della sua economia, ridurrà inevitabilmente la domanda di beni e servizi.

Vediamo cosa sta causando la recessione della Germania e quali rischi corre l’Italia.

Germania paga a caro prezzo guerra in Ucraina

Come spiega Il post, la Germania è stata particolarmente colpita dai rincari dell’energia e dall’inflazione, che hanno messo in difficoltà famiglie e imprese. Come del resto avvenuto in tutta Europa con lo scoppio della guerra in Ucraina.

Il rincaro dell’energia qui è molto sentito giacché l’industria tedesca è fortemente energivora. Era molto dipendente dal gas russo, come l’Italia, e anche la produzione di energia elettrica dipendeva molto dal gas. Il risultato è stato un forte aumento del costo dell’energia e le aziende hanno ridotto la produzione, calata di circa un decimo nel giro di un anno.

La crisi energetica ha messo in luce una serie di debolezze strutturali nelle basi economiche del paese che gli analisti raccontavano già da tempo e che il governo di coalizione nato dopo la fine dell’era politica di Angela Merkel ha faticato a correggere.

Poi c’è la questione della transizione energetica, imposta con il refrain dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Già prima della guerra in Ucraina l’energia tedesca era tra le più costose delle economie avanzate. E stiamo parlando di un paese che tanto ha fatto investendo soprattutto nel fotovoltaico, ma non è bastato. Ha pesato pure la rinuncia al nucleare, già deciso una decina di anni fa, all’indomani di quanto accaduto a Fukushima (un po’ quanto facemmo noi dopo il disastro di Cernobyl).

L’industria tedesca paga il prezzo di essere ancora troppo legata a vecchi modelli e non si è mai davvero innovata e trasformata. Il settore tedesco delle auto è ancora troppo legato al motore a combustione, tanto che la Germania si è opposta all’introduzione del divieto di vendita di veicoli a combustione dal 2035.

La questione auto incide anche per un altro motivo: in Cina le auto Volkswagen sono da anni tra le più vendute. Ma un recente aumento della popolarità dei veicoli elettrici prodotti nel paese asiatico ha ridotto del 15 per cento nei primi tre mesi dell’anno. Le esportazioni di marzo sono diminuite del 5,2 per cento rispetto al mese precedente.

Dunque, la Germania sta pagando cara anche la scarsa innovazione industriale, specie in un settore per loro strategico come quello automobilistico.

Quali danni all’Italia dalla recessione in Germania?

Non è facile stabilire quali danni potrà apportare all’Italia e al resto dell’Ue la recessione tedesca, visto che non ci sono precedenti storici. Generalmente, da quando esiste la moneta unica europea, le recessioni hanno riguardato soprattutto i paesi del mediterraneo o tutti in modo sincronizzato.

I settori più rilevanti e strategici in Germania sono la meccanica, la siderurgia, la chimica e la farmaceutica. Il settore delle auto vale da solo un quinto dell’industria tedesca.

L’Italia le fornisce ogni anno tra i 4 e i 5 miliardi di componenti per il settore delle auto, praticamente un quinto di tutte le esportazioni italiane di componentistica nel mondo. Un calo persistente della produzione industriale tedesca significherebbe per le aziende europee consistenti cali di ordini.

I signori della guerra hanno atteso che la Merkel andasse in pensione per iniziare il proprio piano in Ucraina. Visto che la cancelliera ha sempre cercato di mantenere buoni rapporti con la Russia di Putin, sia in favore del proprio paese, sia per l’Ue. Non a caso, nel 2008 si disse contraria ad un ingresso del paese nella Nato e nell’Ue.

Con l’addio della Merkel, la Germania ha perso la propria leadership politica sull’Unione europea, che così si è accodata alle decisioni americane senza battere ciglio. Eppure, sta affondando economicamente e ha una guerra in casa. Ma forse è proprio quello che vogliono oltreoceano…

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