Scandalo in Germania: adolescenti affidati a pedofili per oltre trent’anni come esperimento

Corsi e ricorsi storici. In molti ricorderanno Josef Mengele,  antropologo e medico tedesco, noto per i crudeli esperimenti medici e di eugenetica che svolse nel campo di concentramento di Auschwitz. Utilizzando i deportati come cavie umane, soprattutto bambini (era ossessionato dai gemelli). Lo chiamavano in modo affettuosamente macabro “lo zio”.

Mengele venne definito “Angelo della morte” e riuscì a scappare in Sud America, partendo proprio dalla “nostra” Genova. Arrivò dapprima in Paraguay, poi si spostò in Argentina e infine in Brasile, dove lavorò negli stabilimenti di famiglia ivi ubicati. Morì il 7 febbraio 1979.

Tuttavia, crollato il Nazismo, anche la Guerra Fredda e l’inizio del Nuovo Millennio in Germania (dal 1969 al 2003) è stato tristemente segnato da esperimenti a danno di bambini. Non venivano feriti nel corpo, ma, di sicuro, nell’animo.

Per oltre trent’anni, infatti, per una assurda teoria a supporto di un esperimento, molti adolescenti tra i 13 e i 15 anni, sono stati affidati a pedofili. Il tutto col beneplacito delle istituzioni. Protagonista di ciò è stato lo stimato Helmut Kentler, sessuologo e professore universitario. Ecco in cosa consiste.

Adolescenti affidati a pedofili in Germania per oltre trent’anni

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Come riporta Corriere della sera, numerosi adolescenti senzatetto (il cui numero è ancora ignoto) sono stati affidati a pedofili già condannati, nella convinzione che fossero «perfetti genitori affidatari». Il tutto in nome di una «emancipazione dell’educazione sessuale» che si basava sulla premessa che i bambini sono esseri sessuali che hanno il diritto di esprimere la loro sessualità.

L’amministrazione del Senato di Berlino per l’istruzione, la gioventù e la famiglia si è occupata della questione solo a partire dal 2016: ha commissionato una perizia sul caso all’Istituto per la ricerca sulla democrazia di Gottinga, poi ha incaricato un gruppo di ricerca dell’Università di Hildesheim di ricostruire gli abusi.

I ricercatori, dopo aver analizzato i documenti e intervistato alcune delle vittime, la settimana scorsa hanno pubblicato un rapporto che mette sotto accusa l’autorità pubblica per gli abusi subiti di bambini durante l’«esperimento Kentler».

L’inchiesta dell’Università di Hildesheim ha fatto emergere l’esistenza di una

rete che attraversava le istituzioni educative scientifiche, soprattutto negli anni ‘60 e ‘70, e l’amministrazione del Senato (l’Ufficio statale per l’assistenza ai giovani) fino ai singoli uffici distrettuali per l’assistenza ai giovani di Berlino, in cui le posizioni pedofile erano accettate, sostenute e difese

Come denuncia la senatrice di Berlino responsabile per l’istruzione, Sandra Scheeres (della Spd), Kentler era molto stimato a livello istituzionale. Ma anche nella cultura di massa:

I suoi libri sull’educazione vendevano bene, ed era un esperto popolare e un commentatore alla radio e alla TV

Ha usato, insieme a una rete di suoi complici, la sua «influenza per collocare i bambini con pedofili nelle case famiglia, negli istituti di assistenza ai giovani o nei collegi della Germania occidentale».

Secondo la sua logica criminale:

gli adolescenti problematici affidati ai pedofili si sarebbero integrati nella società più facilmente, perché solo i padri adottivi pedofili potevano sopportare e amare questi bambini e adolescenti “privi di senno

spiega la Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz).

I suoi esperimenti sono iniziati nel 1969, anche sull’onda delle nuove ricerche sociali, molte strambe e fini a se stesse, che occupavano le università dopo il vento del ‘68. E sono durati addirittura oltre gli anni 2000, fino al 2003.

A Fritz H., per esempio, pedofilo noto, sono stati affidati 10 minorenni tra il 1973 al 2003. Non mancano alcune tristi testimonianze, come quelli di Marco e Sven: «Ci hanno rovinato la vita». «È una cosa che non si supera mai davvero».

Helmut Kentler chi era

Helmut Kentler

Come riporta Wikipedia, dopo essersi diplomato al liceo, Helmut Kentler voleva studiare teologia per diventare pastore. Suo padre, invece, gli ha richiesto di avere una formazione professionale tecnica. Quindi Kentler ha completato per la prima volta un apprendistato come fabbro presso il Lokomotivfabrik Henschel di Kassel e poi ha ottenuto un posto per studiare ingegneria elettrica presso la RWTH di Aquisgrana.

Dopo la morte di suo padre, interruppe gli studi ad Aquisgrana. Dal 1953 al 1954 si è formato come interprete in inglese e francese.

Successivamente ha studiato in Svizzera e a Friburgo in Brisgovia Psicologia, medicina, educazione e filosofia. Già durante i suoi studi ha partecipato a una sperimentazione sul campo con giovani lavoratori, che ha documentato e riflesso nel suo libro sul lavoro giovanile nel mondo industriale.

Nel 1959 Kentler presentò il suo primo libro su questo argomento: Youth Work in the Industrial World.

Dopo aver completato gli studi, inizialmente ha lavorato come ufficiale di educazione della gioventù presso la Evangelische Akademie Arnoldshain. Successivamente ha lavorato dal 1962 al 1965 come assistente di ricerca e “primo pedagogo” nello Studienzentrum Josefstal “(lavoro giovanile protestante) presso la Neuhaus am Schliersee.

La teoria di un’opera di emancipazione giovanile, che ha svolto un ruolo decisivo nello sviluppo, lo ha reso noto a livello nazionale. L’anno seguente è stato assistente di Klaus Mollenhauer al PH di Berlino.

Successivamente è diventato capo del dipartimento di pedagogia sociale e educazione degli adulti presso il Centro pedagogico di Berlino e dal 1967 al 1974 direttore dipartimentale lì. Nel 1975 ha conseguito il dottorato ad Hannover con la tesi I genitori imparano l’educazione sessuale, che è anche apparsa come un libro e ha raggiunto una tiratura totale di 30.000 copie negli anni ’90.

Nel 1976 è stato nominato docente universitario per la formazione di insegnanti di scuola professionale per l’istruzione speciale presso l’Università di Hannover, dove ha insegnato fino al suo pensionamento nel 1996.

Il suo studio è proseguito però fino al 2003, mentre egli è morto ad Hannover cinque anni dopo.

Una vicenda che ricorda il capolavoro di Roberto Rossellini “Germania Anno zero”.

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