L’Italia ripudia la guerra: a Genova 10mila per la Pace

L’Italia ripudia la guerra: a Genova 10mila per la Pace

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni

E’ scritto nella nostra Costituzione, quella che Benigni chiama “la più bella del mondo“, all’articolo 11. Ma da anni i governi neoliberisti susseguitisi sotto bandiere varie, lo hanno ripetutamente violato.

Genova, che la guerra la conosce e l’ha combattuta, tanto da essere premiata nel 1947 con una medaglia al Valor militare, è stata sabato scorso palcoscenico di una bellissima manifestazione in favore della Pace. Con una adesione di circa 10mila persone e un corteo lungo 9 chilometri. Lo slogan è stato: “giù le armi, su i salari”.

Manifestazione per la Pace a Genova

Come racconta Contropiano, la manifestazione è partita dai varchi di Ponte Etiopia su Lungomare Canepa fino a piazza De Ferrari, finendo per gremirla. Numeri ormai difficili da raggiungere, disabituati come siamo diventati a scendere in piazza, accontentandoci di post rabbiosi da pubblicare sui Social.

Questa la dinamica: una prima parte del corteo, avviatosi a circa un’ora dal concentramento, si è svolta all’interno del porto, per poi uscire all’altezza della Stazione Marittima sfilando compatto attraverso via Gramsci. Di lì è stato imboccato il tunnel stradale sotto piazza Caricamento per poi risalire lungo via San Lorenzo, per arrivare infine a Defe passando per piazza Matteotti.

Un corteo alla cui testa i lavoratori del Collettivo erano insieme agli operai portuali giunti dagli altri scali italiani in una giornata – è bene ricordare – per la quale il coordinamento dei lavoratori marittimo portuali dell’Unione Sindacale di Base aveva proclamato 24 ore sciopero.

La manifestazione non ha avuto come tema solo quello della pace, ma anche quello molto delicato della sicurezza nelle banchine. Per la quale il sindacato USB ha avviato uno sciopero. Giusto ricordare le morti avvenute a La Spezia, Trieste e Civitavecchia. Mobilitazione che è costata anche il licenziamento di un attivista dell’ORSA del porto di Gioia Tauro.

I porti, oltre che insicuri, sono diventati anche fondamentali per la logistica bellica, essendo fondamentali per il transito d’armi nei porti italiani.

Il successo della manifestazione, che ha raccolto più sigle studentesche e sindacali, lo si vede anche se confrontato ai numeri molto più esigui raccolti dal presidio del 24 febbraio sotto la Prefettura, organizzato da sigle ben più dotate economicamente e per numero di iscritti. Si pensi a CGIL, ARCI, ANPI, Rete degli Studenti, ecc.

Non dimentichiamoci infine quanto è stato fatto ai portuali con il Green pass. Soprattutto ai lavoratori del porto di Trieste, particolarmente attenzionato dalla Germania che ne è proprietaria. La manifestazione di Genova di sabato 25 febbraio è servita anche a questo.

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