Il Vesuvio ha un gemello? A’ muntagn, così come viene soprannominato dalla antica tradizione napoletana, si sa, è il simbolo di Napoli. Funge da sfondo allo splendido panorama della città su quadri, cartoline e fotografie praticamente da sempre. Certo, fa anche alquanto paura, perché una sua esplosione rischierebbe di creare seri danni.
Soprattutto per la formazione urbanistica dei comuni ai suoi piedi (in realtà, a causa dell’abusivismo edilizio, anche sul suo dorso), che renderebbe difficile la fuga dei cittadini mossi dal panico generale. In realtà, il Vesuvio avrebbe anche un gemello.
A scoprirlo uno studio: «Magmatism Along Lateral Slab Edges: Insights From the Diamante-Enotrio-Ovidio Volcanic-Intrusive Complex (Southern Tyrrhenian Sea)», di cui ha parlato un articolo sulla celebre rivista «Tectonics» dell’Agu (American Geophysical Union).
Vediamo dove si trova il gemello del Vesuvio e quali rischi comporterebbe.
Gemello del Vesuvio dove si trova
Come riporta Orizzonte Energia, sarebbe stato scoperto un ammasso di corpi magmatici solidificati a diverse profondità. Disterebbe dalla costa calabrese almeno 15 km e i vulcanologi già parlano di uno dei più maestosi complessi vulcanici sottomarini situati sul territorio italiano. Notoriamente ricco di vulcani e sismico.
Le eruzioni minori spesso avvengono più volte al giorno ma sono impercettibili per l’uomo. Dal 2013 la sua attività eruttiva è costituita da colonne di cenere che hanno raggiunto anche i 5.000 metri.
Gemello del Vesuvio rischi
Il rischio principale è che ovviamente questi vulcani sottomarini “si sveglino“, provocando scosse, ma, soprattutto, una eruzione. In fondo, si tratta di bombe ad orologeria poste sott’acqua. Che si spera abbia timer lunghi millenni.
Altri vulcani sottomarini in zona sono il Marsili (del quale ho parlato qui), il Magnaghi, localizzato nel sud del Tirreno, a 220 km a sud est di Napoli. Ed ancora, il vulcano Palinuro, il quale nel 2012 fece parlare di sé per alcune scosse che crearono allarme sulla splendida costa cilentana.
Tornando nel napoletano, precisamente nell’area puteolana, non dimentichiamoci infine i Campi flegrei, da alcuni anni tornati particolarmente attivi.
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