Vent’anni fa il G8 di Genova: capolinea della protesta politica in Italia

Con l’appellativo “fatti del G8 di Genova” ci si riferisce ad una serie di eventi che accaddero tra giovedì 19 luglio e domenica 22 luglio 2001 nel capoluogo ligure. In occasione del G8 che si tenne a Genova da venerdì 20 luglio a domenica 22 luglio.

Per tale occasione, i movimenti no-global e le associazioni pacifiste diedero vita a manifestazioni di dissenso, seguite da gravi tumulti di piazza, con scontri tra forze dell’ordine e manifestanti. Durante uno di questi venne ucciso il manifestante Carlo Giuliani.

Nel corso degli anni ci sono state condanne e archiviazioni, diversi funzionari di Stato hanno anche fatto carriera e altri personaggi politici direttamente o indirettamente interessati sono stati rieletti per anni.

Il 7 aprile 2015 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato all’unanimità che è stato violato l’articolo 3 sul “divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti” durante l’irruzione della scuola Diaz (ne parlai qui). I media mainstream ne parlarono ovviamente poco o niente.

Ma al di là del mero discorso legato alla cronaca e alla giustizia, per il quale troverete un’ampia letteratura sul web, ciò che più mi preme sottolineare è il fatto che quel G8 di Genova rappresenta anche il capolinea della protesta politica in strada. Almeno in Italia.

Ecco perché.

Fatti del G8 di Genova

g8 di genova foto

Se negli altri paesi, soprattutto in America latina e in Asia (vedi Hong Kong contro la Cina), ma anche nella vicina Francia, la protesta contro la politica è ancora viva e vegeta, in Italia dopo i fatti di Genova si è gradualmente spenta.

Infatti, le uniche proteste degne di nota stanno avendo come tema i diritti civili. I quali stanno diventando quasi funzionali alla conservazione del potere. Distrazioni rispetto a quanto viene deciso nella stanza dei bottoni.

Certo, ci sono state altre fiammelle, come il Popolo viola o i Girotondi. Ma sono durati la “descrizione di un attimo” Erano più formazioni che avevano obiettivi circoscritti, manifestazioni di scopo. Soprattutto, contro la figura di Berlusconi. Poi naufragati nel Movimento cinque stelle, che sappiamo la fine che sta facendo.

Così come, dopo anni, sono apparse le Sardine. Ma anche qui parliamo di un movimento nato con l’unico scopo di fermare l’avanzata di Salvini in Emilia Romagna in vista delle elezioni 2020. Obiettivo raggiunto e ciascuno è tornato nella propria scatola.

La Green Generetion capeggiata da Greta Thunberg (qui un ritratto) in Italia ha preso subito una piega farsesca. Con gli studenti che manifestavano di venerdì, allungando scientificamente il weekend. Lasciando dietro di sé, paradossalmente, la scia dei mc-rifiuti lungo le strade.

La protesta del G8 di Genova aveva una visione globale, guardava al futuro. Era una protesta politica, contro l’allora governo in carica di centro-destra, certo, ma anche contro un mondo che aveva abbracciato la Globalizzazione, che stava già svelando il suo volto peggiore.

Certo, buona parte dell’ammuina derivò dai violenti infiltrati (i Black Block). Ma è proprio questo che deve esaltarne l’essenza: la scissione della ragione politico-sociale dalla violenza, per apprezzarne tutto il valore.

L’arrivo dei Social ha ovviamente fatto il resto ed avuto la sua grande responsabilità. Oggi ci fermiamo al Like o al dis-like, al commento impregnato di rabbia, alla condivisione delle notizie che ci piacciono.

Con Facebook che decide arbitrariamente cosa è una notizia vera e cosa no (il caso del laboratorio di Wuhan è solo l’ultima vergogna). Ma anche Google, con i suoi algoritmi, decide non poco cosa è giusto o non giusto sapere.

La mia generazione, cresciuta nei disorientanti anni ’90, ha chiuso lì la sua ribellione giovanile. Quella precedente era troppo appiattita dalla artificiosa e ripetitiva musica anni ’80. Quelle successive saranno travolta da consumismo e tecnologia. Tanto da farsi pilotare anche su cosa protestare, vedi appunto i diritti civili. Arrivando alla situazione ridicola di oggi, anche nel Cinema e nella Musica.

Ci fanno protestare per decidere liberamente chi amare. Ma ci hanno di nascosto, per modo di dire, condannati alla fame e alla schiavitù.

G7 ha ancora senso?

g7 paesi quali sono

Un’ultima domanda occorre porsela: ma il G7 ha ancora senso? Basta vedere i paesi che ne fanno parte:

  • Canada
  • Francia
  • Germania
  • Italia
  • Giappone
  • Regno Unito
  • Stati Uniti

A parte gli ultimi due paesi e Francia e Germania (paesi che hanno, chi più chi meno, ancora influenza politica ed economica all’estero), sembra una reunion tra vecchie glorie, di un mondo che non c’è più.

Ne è esclusa la Cina, che ormai sta per superare anche gli Usa. O paesi in grande ascesa come India e Brasile.

La Russia ne faceva parte, tanto che si parlava di G8, ma ne è stata esclusa dopo aver riannesso la Crimea. Isola che Chruščëv regalò all’Ucraina negli anni ’50 (forse, come si disse scherzosamente, sotto l’effetto della vodka che amava tanto) ma che Putin ha riannesso al territorio russo con un referendum democratico. All’indomani della guerra civile con la vicina ucraina (fomentata dagli occidentali) e considerando pure il fatto che il 97% delle persone che vivono in Crimea sono russe.

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