Osannato da pubblico e critica, l’anime segue il viaggio di un’elfa millenaria alla scoperta dei propri sentimenti verso gli umani
Quando si parla di shōnen (letteralmente “ragazzi”) solitamente ci si riferisce a un certo tipo di manga/anime indirizzato verso un pubblico di, beh, ragazzi; si tratta quindi di opere incentrate prevalentemente sull’azione, l’avventura e la lotta contro mostri o altre forze del male ben identificate.
Poi però ci sono casi come quello di Frieren (Sōsō no Furīren). Serializzato a partire dal 2020 nella rivista Weekly Shōnen Sunday, il manga scritto da Kanehito Yamada e illustrato da Tsukasa Abe per la casa editrice Shogakukan si mostra di difficile classificazione già a partire dal titolo (traducibile sia come “Frieren al funerale” che come “Frieren la cacciatrice”).
Recensione dell’Anime Frieren
Con milioni di copie vendute e numerosi riconoscimenti ricevuti, era solo questione di tempo prima che l’opera (tuttora in corso) fosse adattata in formato anime: annunciata alla fine del 2022 dallo studio Madhouse, la prima stagione “lunga” (28 episodi) viene trasmessa tra il 2023 e il 2024, mietendo uguale successo di pubblico e critica, e una seconda è già prevista per l’inizio del 2026.
Ma cos’è che rende Frieren (e in particolare l’anime diretto da Keiichirō Saitō, su cui mi concentrerò) così speciale? E la sua acclamazione universale è meritata oppure si tratta solo di un fenomeno passeggero pompato dai media?
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