E’ dal 2006 che non cammina e non parla più, ma a farlo per lui ci pensano i tanti film che ci ha regalato. Sto parlando di Francesco Nuti, regista originario di Prato costretto su una sedia a rotelle e a balbettare in seguito ad un coma scaturito da una caduta che gli provocò un ematoma celebrale.
In questo articolo omaggiamo un regista ed attore di talento purtroppo dimenticato.
Francesco Nuti che fine ha fatto?
Come riporta Wikipedia, era il 2 settembre 2006, e proprio alla vigilia del ritorno sul set per girare un film insieme a Sabrina Ferilli e Isabella Ferrari dal titolo “Olga e i fratellastri Billi”, Francesco cadde in casa con la testa a terra.
Venne ricoverato e operato d’urgenza al cervello presso il “Policlinico Umberto I” di Roma, dove subì altri due interventi. Uscì dal coma il 24 novembre dello stesso anno e venne trasferito nell’ospedale “Versilia di Lido” di Camaiore, centro specializzato nella riabilitazione neuromotoria.
Nel febbraio del 2009 ritornò a casa, a Narnali nella sua Prato, dove è comunque seguito da assistenti e ovviamente dall’affetto della famiglia. Parabola drammatica la sua. Dagli ottimi successi al botteghino della seconda metà anni ’80 ed inizio anni ’90, cominciò per lui un lento declino a partire dall’insuccesso di “OcchioPinocchio” del 1994. Un film girato in America per il quale furono spesi quasi 20 miliardi di vecchie lire ma che si rivelò un fiasco al Cinema. Parlerò dettagliatamente della sua filmografia in seguito.
Questo film segnò uno spartiacque nella sua carriera, poiché seguiranno il tiepido successo de “Il signor quindici palle” ma soprattutto i due flop ai botteghini “Io amo Andrea” (2000) e “Caruso, zero in condotta” (2001). I produttori gli hanno così voltato le spalle, e per un paio d’anni, tra il 2002 e il 2003, la sua vita è stata caratterizzata da alcolismo e depressione, che lo portarono anche a vari tentativi di suicidio.
Ritornò al Cinema come attore nel 2004 in “Concorso di colpa” di Claudio Fragasso, una breve parentesi in un periodo nero che durava tra alti e bassi ormai da una decina di anni, culminato nel tragico epilogo descritto ad inizio post.
Nell’anno horribilis 2006, è stato inciso anche un album, “Starnuti”, che raccoglie sue canzoni che fanno parte anche delle colonne sonore di alcuni film; oltre a “Sarà per te” con cui Francesco partecipò a Sanremo nell’88. Già, Nuti è anche un buon cantautore.
In questi quattro anni al suo drammatico silenzio si è aggiunto quello dei media e del mondo del Cinema, che sembra averlo gettato nel dimenticatoio. Un sussulto alla memoria è arrivato solo nel maggio 2009, quando è stato pubblicato un saggio a lui dedicato di Matteo Norcini “Francesco Nuti. La vera storia di un grande talento”.
Questo vergognoso silenzio è stato comunque interrotto dal documentario “Francesco Nuti… e vengo da lontano” di Mario Canale (già autore di due biografie su due mostri sacri del cinema italiano, Vittorio De Sica e Marcello Mastroianni), presentato al Festival Internazionale del Film di Roma di quest’anno.
Il docu-film, come riporta Tgcom24, della durata di un’ora e mezza, mostra una sequenza di testimonianze di amici, compagne e colleghi, alternate a spezzoni dei suoi film. Parlano così colleghi che lo hanno conosciuto come Carlo Verdone e Giorgio Panariello; sono riprese vecchie interviste o attuali testimonianze delle belle attrici che hanno lavorato con lui: Barbara De Rossi, Isabella Ferrari, Ornella Muti, Francesca Neri, Giuliana De Sio (con la quale ha esordito come regista in “Casablanca Casablanca” del 1985), e Clarissa Burt. Ma a parlare soprattutto Giovanni Veronesi (noto oggi ai più per “Manuale d’amore”), regista con il quale ha collaborato e stretto una sincera amicizia.
In particolare, nel documentario c’è un passaggio che è un vero scoop: un film che Francesco Nuti non è mai riuscito a dirigere insieme a Roberto Benigni. Sarebbe stato una vera bomba. Alla proiezione del film ovviamente non c’è stato, ma ha lasciato una lettera-discorso in cui ha parlato dei propri problemi ma anche dei miglioramenti. Ha parlato però anche di Cinema e delle sue due sceneggiature già pronte da un po’, che però il destino beffardo gli ha negato che si concretizzassero in film: “Olga e i fratelli Billi” e “Quando potrò cullare un bambino”, già pronti da 5 anni.
Nel 2010 Francesco è tornato a farsi vedere in tv, ma i programmi hanno incassato delle polemiche accusati di spettacolarizzare il dolore.
Nel settembre 2011 è uscito, edito Rizzoli (212 pagine, 17 euro), il libro di Francesco “Sono un bravo ragazzo“, sottotitolo “Andata, caduta e ritorno“, nel quale l’attore toscano ripercorrerà gli ultimi tragici 5 anni della sua vita, ma nel quale vuole anche esprimere tutta la sua voglia di andare avanti.
Il mese successivo, invece, è stata esposta una mostra dei suoi quadri. Trenta opere aventi come soggetto Pinocchio esposte all’opificio Malkovich di Prato.
Negli anni successivi ha ricevuto alcuni riconoscimenti. Sebbene si sia tornato a parlare di lui ma sempre per un evento negativo: una badante che purtroppo lo maltrattava. Ma parliamo dei suoi film.
La carriera di Francesco Nuti
Nel panorama del cinema italiano, Nuti ha scritto sicuramente qualche pagina importante. Nei suoi lungometraggi, etichettati come cinema spensierato e leggero, il nostro ha in realtà affrontato anche temi sociali “tra le righe”, riferiti soprattutto ad una società in profonda trasformazione qual’era quella italiana a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
Molto spazio ha dedicato all’universo femminile, non idealizzandolo, bensì ponendone in luce l’aspetto più “umano” e “carnale”. I loro difetti, il loro carattere determinato, ovviamente anche i loro pregi. In quasi tutti i film lui le donne “le subisce”, ponendo sotto i riflettori le difficoltà che nella vita reale gli uomini hanno con loro, malgrado si credano superiori. Per sua stessa ammissione, ha affermato che nella vita privata è stato una vittima delle donne e non certo un playboy come i media hanno preferito dipingerlo.
La sua pecca è stata forse quella di non aver cercato nuove strade nelle sue commedie, ma di aver insistito sempre su una figura maschile come detto alle prese con problemi sentimentali o familiari di turno. Ha saputo, come detto, sì cogliere l’evoluzione della società, ma non altresì cambiare il proprio schema narrativo. E il pubblico pure cambia, emergono nuovi registi in grado di accattivare le nuove generazioni.
E con il pubblico, a voltargli le spalle ci sono pure i produttori, dimenticando i soldi che Francesco gli ha fatto incassare per una decina di anni.
I film di Francesco Nuti
Riporto di seguito le mie personali recensioni ai suoi film, sperando che Francesco torni presto innanzitutto ad una vita “normale” e poi magari anche a girare nuovi film. Mostrandoci di nuovo il suo sorriso sbarazzino e la fossetta sul mento.
Casablanca Casablanca: trama e recensione
Francesco è un cameriere di un pub frequentato da tutte donne, ma è anche un campione di biliardo. Frequenta Chiara, musicista, che riceve l’offerta di andare a suonare su una nave da crociera sul mediterraneo e lascia Francesco anche perché ha una storia con il suo agente, il sofisticato Daniel. Francesco però decide di partecipare ad un campionato mondiale di biliardo proprio a Casablanca, una delle tappe del tour di Chiara. E i due, fatalmente e inevitabilmente, si incontrano…
Buon esordio per Nuti, che presenta una commedia leggera e gradevole. Un inizio in punta di piedi per una carriera che lo vedrà proporre film più irriverenti e con donne vulcaniche.
VOTO: 3/5 stelle
Tutta colpa del Paradiso: trama e recensione
Romeo Casamonica esce di carcere dopo 5 anni, per una rapina a mano armata. Tornato a casa scopre che tutto il quartiere dove viveva è stato rilevato dagli americani, dunque ha perso anche casa sua. Decide comunque di mettersi nelle tracce di suo figlio, avuto con una tedesca dell’est ritornata a casa sua. Il bimbo è stato adottato e venuto a conoscenza di chi sono i genitori adottivi, decide di andarlo a prelevare. Giunto sul posto però scoprirà che il piccolo si trova in un ambiente carico di armonia, quella che lui è consapevole di non potergli donare.
Francesco Nuti ci regala una storia delicata, soave, intensa, diciamolo pure quasi inaspettata da un regista come lui, che in genere dà molto spazio all’ilarità e all’ironia. Qui sono i sentimenti a prevalere, la delicatezza; assente la volgarità e poche sono le scene divertenti. A tratti il film rallenta un pò troppo, ma il tutto è adatto alle caratteristiche positive di cui sopra. Forse il suo film più riuscito.
VOTO: 4/5 stelle
Stregati: trama e recensione
Lorenzo, toscano d’origine e figlio di un dipendente di un cinema porno, fa il disc-jockey in una piccola radio genovese: “Radio Strega”. La sua vita scorre tra bravate con gli amici, la conduzione di un programma notturno e scappatelle con la vittima di turno. Preso per gioco il Taxi di un amico, dà un passaggio ad una bella ragazza, di nome Anna; con lei però non riesce a chiudere tutto in una notte, perché se ne innamora. Lei stessa non è felice della direzione che sta prendendo la sua vita e non riesce a staccarsi da lui…
Dopo “Casablanca Casablanca”, ma soprattutto “Tutta colpa del Paradiso”, Nuti propone una commedia anticonformista, forse più spontanea e sincera rispetto alle proprie idee. La storia sbanda di tanto in tanto, ma la direzione è comunque chiara: la storia di un play boy immaturo che finisce per innamorarsi. Finale un po’ scontato, da classica commedia a lieto fine.
VOTO: 3/5 stelle
Caruso Pascoski (di padre polacco)
Caruso Pascoski è uno psicanalista che, dopo anni passati a desiderare una ragazza conosciuta fin da piccolo, riesce finalmente ad andarci a letto e a sposarla. Il matrimonio però fallisce dopo un po’ per l’infedeltà di lei e Caruso va in depressione, dandosi all’alcolismo. Scopre poi che il suo amante è un suo paziente gay che lui stesso pare aver “guarito”. Ma Giulia, donna focosa, ad un passo dal divorzio si riavvicina a lui…
Film forse più noto di Francesco Nuti, ma al contempo forse non il migliore. L’attore e regista toscano propone una storia sull’universo femminile, e su quanto faccia impazzire quello maschile. La storia è divertente e scorrevole, condita da diverse scene esilaranti. Una buona commedia all’italiana dunque, non volgare e spensierata.
VOTO: 3/5 stelle
Willy signori e vengo da lontano: trama e recensione
Willy Signori è un giornalista del Corriere della sera, addetto alle notizie di cronaca nera. Ironia della sorte, uno dei tanti incidenti d’auto di cui scrive per il suo giornale, capita proprio a lui: un ubriaco gli taglia la strada contromano, finendo in un burrone. Qualche tempo dopo in redazione si presenta una ragazza incinta che gli da dell’assassino, essendo la fidanzata del defunto. Willy cerca di rimediare, sebbene la colpa della tragedia non sia sua, portandole dei soldi a casa, quasi tutti i suoi risparmi. Ma lei, Lucia, li brucia. Però è solo questione di tempo: la tragedia, ma soprattutto, l’arrivo di un’anima innocente che non conoscerà mai il padre, avvicina i due con Willy che le dà mille premure. Premure che gli portano inevitabilmente non pochi problemi col lavoro, ma anche col fratello disabile Ugo (Alessandro Hobel) e la compagna Alessandra (Anna Galiena).
Film più divertente e ironico della carriera di Nuti; tante sono le gag esilaranti, la storia è ben costruita e scorre piacevolmente. Divertimento, dramma e riflessione si mescolano piacevolmente, con una sapienza che tocca un livello che Nuti nella sua carriera non è riuscito più a trovare. Tante sono le trovate geniali: il fratello disabile convinto che il caldo dell’Africa (dov’è nato) possa guarirlo; la vicina di casa tonta pornostar in pensione; gli animali che di tanto in tanto appaiono e sfidano Nuti; la compagna che fa sesso violento; il lavavetri e le sue manie di pulizia. Un lungometraggio poco noto, che meritava maggiore considerazione.
VOTO: 4/5 stelle
Donne con le gonne: trama e recensione
Renzo Calabrese è un dentista toscano sotto processo per sequestro della sua ex moglie. L’avvocato, per dimostrare la sua innocenza alla corte, ricostruisce la sua vita e in particolare il rapporto con la moglie, Margherita. Dalle origini della loro storia fino all’epilogo attuale. Si scopre così che Renzo l’ha conosciuta quando lei era Hippy ma dopo un’intensa notte di passione il giorno seguente è stato già costretto a salutarla in nome dell’amore libero. Passa qualche anno durante i quali si immerge nello studio e si specializza in odontoiatria proprio per dimenticarla e la ritrova per caso in un bar nei panni di terrorista. Sono costretti a lasciarsi di nuovo per poi ritrovarsi e iniziare una difficoltosa convivenza…
Con un film apparentemente leggero ed etichettabile come classica commedia italiana, Nuti si confronta ancora una volta con l’universo femminile, in particolare con la sua evoluzione tra gli anni ’70 e gli anni ’80: l’amore libero, l’attivismo politico, la crisi del matrimonio. Una vera e propria analisi sociologica del genere femminile. Si perde un po’ nel finale, in cui il film frena e diventa inverosimile. La donna viene ancora rappresentata senza idealizzazioni, ma nel suo aspetto più umano e “carnale”; e lui appare come una sua vittima, rispecchiando la sua vera indole che ha, per sua stessa ammissione, nella vita privata.
VOTO: 3/5 stelle
Occhiopinocchio: trama e recensione
Un magnate americano lascia una lettera-testamento al fratello, suo socio, in cui gli rivela che egli ha un figlio tenuto nascosto in uno degli orfanotrofi cui loro fanno beneficenza. Il miliardario così decide di andarlo a prendere ed avviarlo alla vita imprenditoriale. Ma questo figlio, chiamato Pinocchio perché non ha un vero nome, è in realtà un ritardato, poiché ha vissuto sempre tra le mura di quella struttura di accoglienza. Infatti si trova come un pesce fuor d’acqua nel caos della metropoli americana. Conosce Lucy, una galeotta che lo conduce in un’avventura estrema…
Questo film può essere considerato uno spartiacque della vita di Francesco Nuti, per le ragioni prima descritte. Trattasi di una commedia piatta, senza un briciolo di ilarità e vivacità; quella che ha sempre contraddistinto i suoi film. Nuti ha tentato il salto di qualità girandolo in America, ma il gioco non è valso la candela. E l’ha pagato a carissimo prezzo.
VOTO: 1/5 stelle
Il signor Quindicipalle: trama e recensione
In un giorno come tanti Francesco si reca al capezzale del padre, e mentre prova miseramente a rubacchiare un mazzo di rose da un loculo, viene sgridato da una donna, e la cosa si ripete anche quando tenta di prelevarle da altri loculi. La donna li ha infatti riposti tutti lei. Arriva una forte pioggia e due riparatisi fanno amicizia. Lei si chiama Sissi, e fa la prostituta “bene”, ma Francesco la paga affinché si spacci per la sua ragazza agli occhi bigotti e accusatori delle donne della sua famiglia.
Il rapporto per forza di cose è molto complicato e Francesco cerca conforto nella sua grande passione in cui è un vero campione: il biliardo.
Continua la parabola discendente di Francesco Nuti, il quale, dopo un buon esordio come regista, non è più riuscito a presentare un film degno di nota dai tempi di “Caruso Pascoski (di pare polacco)”, datato dieci anni prima del presente. A complicargli le cose anche l’ascesa di un altro regista toscano, Leonardo Pieraccioni, autore proprio negli anni ’90 di diversi film di successo. Forse per la commedia italiana c’era posto per un solo regista toscano brillante, o quanto meno toscano.
VOTO: 2/5 stelle
Io amo Andrea: trama e recensione
Dado ha appena divorziato dalla moglie Rossana, ma si invaghisce di una giovane ragazza, Francesca, molto estroversa. Quest’ultima però è bisex e vive una relazione con un’architetta, Andrea, la quale, gelosissima del fatto che i due si vedono, sfascia l’auto di Dado e contrasta il loro rapporto. I due però finiscono per diventare amici, anzi, Andrea pare quasi aver ritrovato la propria eterosessualità…
Nuti propone come di consuetudine la storia di un uomo alle prese con l’universo femminile. La storia questa volta è molto controversa e intrecciata, forse troppo ingarbugliata. Ad un certo punto pare quasi che non abbia una via d’uscita, che comunque il regista toscano riesce a trovare con non poche difficoltà. Questo film viene relegato al periodo di crisi del regista, ma in fondo è guardabile e ancora decente, sebbene forse troppo ambizioso e ingarbugliato.
VOTO: 3/5 stelle
Caruso zero in condotta: trama e recensione
Lorenzo Caruso è un esimio psicologo vedovo, che ha un buon rapporto con la figlia tredicenne Giulia. Almeno finquando non scopre che quest’ultima è solo all’apparenza un’alunna diligente, mentre in realtà fa parte di una baby-gang dedita a piccoli furti nei supermercati. Di qui il loro rapporto si complica non poco, con il povero Caruso che non sa proprio che pesci prendere, arrivando però anche a sacrificarsi per lei pur di tentarne una disperata redenzione.
Ultimo film di Nuti prima della tragica piega che prenderà la sua vita negli anni successivi: depressione, alcool, tentativi di suicidio, fino al coma del 2006 durato oltre 2 mesi e che ancora oggi segna la sua vita dal punto di vista fisico, pima che professionale. La trama sembra quasi voler essere un seguito di Caruso Pascoski, dato che si tratta di uno psicologo con il suo stesso nome. Anche gli anni trascorsi da quel film corrispondono con quelli della figlia Giulia: 13. Ma sono solo vaghe ipotesi, per una storia altrettanto vaga e mal sviluppata. Nuti ha tentato di cambiare strada, questa volta raccontando il difficile rapporto con le donne ma con una figlia in primis, e in seconda battuta con le sue ex e una prorompente cliente (Olga interpretata da Cecilia Dazzi). Infine, anche il titolo sembra sconnesso alla storia, poiché Caruso è il vero succube e non colui che genera danni.
VOTO: 2/5 stelle