Foto Buco nero bufala? Video mostra come crearlo con un semplice programma di grafica

Il mondo della Scienza è da giorni in festa per la notizia che finalmente, per la prima volta, il tanto misterioso quanto affascinante quanto inquietante Buco nero, sia stato finalmente fotografato. Peccato che chi ci abbia dedicato la propria vita, ossia Stephen Hawking, non abbia vissuto il tempo necessario per osservare questa incredibile scoperta.

Come riporta SkyTg24, si tratta di un progetto che combina i dati raccolti da ben otto telescopi in modo da creare “un telescopio virtuale”. Il quale ha prodotto un’immagine del buco nero situato al centro della galassia M87 (o Virgo A), che si trova a circa 53 milioni di anni luce dalla Terra. Confermando così le previsioni fatte alla CNN dal professore della Cornell University.

Si tratta di un traguardo rivoluzionario, visto che fino ad ora nessuno era mai riuscito a catturare o osservare un buco nero ad occhio nudo. I radiotelescopi del consorzio EHT hanno ripreso i buchi neri Sagittarius A* e M87 per un periodo di una settimana nell’Aprile 2017.

E’ bello poi sapere che anche 5 scienziati italiani abbiano collaborato alla grande scoperta.

Tuttavia, anche contro il Buco nero fotografato si è issata sul web la puntuale teoria cospirazionista. Un video pubblicato su Facebook mostrerebbe infatti come realizzare con un semplice programma di grafica, il buco nero fotografato. Eccolo di [sta_anchor id=”buco”]seguito[/sta_anchor].

Foto Buco nero è una bufala?

foto buco nero

Il video è stato caricato su Facebook da una pagina: Flat Earth Hungary. Praticamente, la pagina dei Terrapiattisti ungheresi. Giudicate voi:

Oltre a questo video, tanti sono i meme che irridono la scoperta. A conferma che ormai sul web tutto venga sacrificato sull’altare della banalizzazione e della leggerezza.

Buco nero cos’è

buco nero foto bufala

Come riporta Wikipedia, un buco nero è una regione di spaziotempo che esibisce effetti gravitazionali così forti che nulla, neppure particelle e radiazioni elettromagnetiche come la luce, possono sfuggire dall’interno.

La teoria della relatività generale prevede che una massa sufficientemente compatta possa deformare lo spaziotempo per formare un buco nero. Il limite della regione da cui non è possibile la fuga è chiamato orizzonte degli eventi. Sebbene l’orizzonte degli eventi abbia un enorme effetto sul destino e sulle circostanze di un oggetto che lo attraversa, sembra che non si osservino caratteristiche localmente rilevabili.

In molti modi un buco nero si comporta come un corpo nero ideale, in quanto non riflette la luce. Inoltre, la teoria quantistica dei campi nello spaziotempo curvo prevede che gli orizzonti di eventi emettano radiazioni Hawking, con lo stesso spettro di un corpo nero di una temperatura inversamente proporzionale alla sua massa. Questa temperatura è dell’ordine dei miliardesimi di un kelvin per i buchi neri della massa stellare, il che la rende essenzialmente impossibile da osservare.

Gli oggetti i cui campi gravitazionali sono troppo forti perché la luce possa sfuggire furono prima considerati nel XVIII secolo da John Michell e Pierre-Simon Laplace.

La prima soluzione moderna di relatività generale che caratterizzerebbe un buco nero fu scoperta da Karl Schwarzschild nel 1916, sebbene la sua interpretazione come una regione di spazio da cui nulla potesse sfuggire fu pubblicata per la prima volta da David Finkelstein nel 1958. I buchi neri erano considerati a lungo una matematica curiosità; fu durante gli anni ’60 che il lavoro teorico mostrò che si trattava di una previsione generica della relatività generale.

La scoperta delle stelle di neutroni di Jocelyn Bell Burnell nel 1967 ha suscitato interesse in oggetti compatti gravitazionalmente collassati come possibile realtà astrofisica. Si prevede che si formeranno buchi neri di massa stellare quando le stelle molto massicce collasseranno alla fine del loro ciclo vitale. Dopo che si è formato un buco nero, può continuare a crescere assorbendo la massa dai suoi dintorni. Assorbendo altre stelle e fondendosi con altri buchi neri, possono formarsi buchi neri supermassicci di milioni di masse solari (M☉).

Esiste un consenso generale sul fatto che nei centri della maggior parte delle galassie esistano buchi neri supermassicci. Nonostante il suo interno invisibile, la presenza di un buco nero può essere dedotta attraverso la sua interazione con altra materia e con radiazioni elettromagnetiche come la luce visibile. La materia che cade su un buco nero può formare un disco di accrescimento esterno riscaldato dall’attrito, che forma alcuni degli oggetti più luminosi dell’universo. Se ci sono altre stelle in orbita attorno a un buco nero, le loro orbite possono essere utilizzate per determinare la massa e la posizione del buco nero.

Tali osservazioni possono essere utilizzate per escludere possibili alternative come le stelle di neutroni. In questo modo, gli astronomi hanno identificato numerosi candidati ai buchi neri stellari nei sistemi binari e stabilito che la sorgente radio nota come Sagittario A *, al centro della galassia della Via Lattea, contiene un buco nero supermassiccio di circa 4,3 milioni di masse solari. 11 febbraio 2016, la collaborazione LIGO ha annunciato la prima rilevazione diretta delle onde gravitazionali, che ha anche rappresentato la prima osservazione di una fusione dei buchi neri.

A partire da dicembre 2018, sono stati osservati undici eventi di onde gravitazionali che hanno avuto origine da dieci buchi neri che si fondono (insieme a una fusione di stelle di neutroni binari).

Il 10 aprile 2019 è stata pubblicata la prima immagine diretta di un buco nero e della sua vicinanza, in seguito alle osservazioni fatte dall’Horizon Telescope dell’evento nel 2017 del buco nero supermassiccio nel centro galattico di Messier 87.

Foto buco nero, chi sono scienziati italiani che hanno collaborato

mariafelice de laurentiis

Come riporta sempre Tgcom24, questi sono i 5 scienziati italiani che hanno collaborato a questa incredibile scoperta:

a) Elisabetta Liuzzo, dell’Istituto nazionale di astrofisica di Bologna, è una ricercatrice del nodo italiano dell’Alma Regional Centre, uno dei sette “nodi” della rete europea che agli utenti di Alma offre surrporto tecnico-scientifico. Dal 2018 lavora al progetto “Black Hole Cam” e fa parte dell’Event Horizon Telescope Consortium

b) Luciano Rezzolla, che dirige l’Istituto di fisica teorica a Francoforte, usa “la teoria della relatività di Einstein per descrivere e spiegare le osservazioni astronomiche dei buchi neri e delle stelle”, scrive sul sito dell’ente tedesco. Adora navigare, tanto che la foto sul suo profilo privato sul sito dell’istituto lo ritrae proprio in barca

c) Ciriaco Goddi ha scoperto l’amore per il cielo e i suoi segreti nella sua Sardegna, dove è cresciuto. Così scrive nella presentazione sul sito della European for astronomical research in the southern hemisphere, per cui lavora. “Fin da piccolo sono sempre stato affascinato dalla vastità dell’universo, con quel cielo scuro, pieno di stelle per tutto l’anno che è il cielo della mia Sardegna”, si legge sul curriculum. La laurea in Fisica a Cagliari, il dottorato, il trasferimento all’Osservatorio astrofisico di Arcetri a Firenze e poi l’esperienza all’università di Harvard prima di entrare all’Eso di Monaco di Baviera. Da qui è entrato nel progetto “Black Hole Cam”, a cui ha lavorato come responsabile scientifico

d) Mariafelicia De Laurentiis, ricercatrice dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, insegna astronomia e fisica all’università di Napoli Federico II. Al progetto ha partecipato coordinando il gruppo di analisi teorica dell’esperimento

e) Roberto Neri lavora all’Istituto di radioastronomia millimetrica di Grenoble

La vituperata Italia, insomma, dà ancora il suo contributo in tutti i campi. Ricordiamocelo un po’ più spesso, anche per consolarci dalle cose che non vanno.

Come già detto in un articolo precedente, viviamo nell’era post-scientifica. Dove tutto viene confutato, ritenuto una bufala. Buttando a mare, con poche semplici prove, anni di studio di esimi scienziati. Certo, occorre avere sempre un occhio vigile, senso di analisi. Del resto, lo stesso Positivismo si basava sulla prova empirica alla base delle teoria e sul beneficio del dubbio.

Ma forse nell’era del web iniziamo ad esagerare. Anche perché le nuove generazioni si informano soprattutto tramite Facebook e hanno continuamente sott’occhio post del genere. Se è vero che di balle ce ne hanno raccontate tante (anch’io, ad esempio, non credo nell’allunaggio), rischiamo di finire nel mondo opposto.

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