Oggi 8 marzo si celebra la Giornata internazionale della donna (o dei diritti delle donne). Detta anche più volgarmente “festa della donna“.
Una giornata già resa pura retorica dalle condizioni della donna nel Mondo. Ma da qualche anno sminuita dalla imperante ideologia Gender fluid.
Ma partiamo dalle origini della Festa della donna.
La vera storia della Festa della donna
Come riporta Wikipedia, le sue origini sono erroneamente attribuite, anche dai mass-media, dall’evento tragico accaduto il 25 marzo 1911, dove un incendio della fabbrica Triangle di New York causò la morte di 146 lavoratori (in prevalenza donne: 123 donne e 23 uomini in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica).
O ad una repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi sempre a New York nel 1857, mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti avvenuti a Chicago, a Boston o a New York.
Le origini sono comunque americane, da parte del Partito socialista americano, dove si inizio a celebrare ad inizio ‘900 ed in modo sparso, grazie al volere dell’Internazionale socialista, in molti altri paesi del Mondo.
La data dell’8 marzo è stata stabilita diffusamente grazie ad una associazione con una grande manifestazione operaia tenutasi a San Pietroburgo, in Russia, nel 1917 anno della rivoluzione bolscevica. In Italia arrivò nel 1922, sebbene la celebrazione all’8 marzo arrivò 3 anni dopo.
Perché per la festa della donna si regala la mimosa?
Perché la mimosa è il simbolo della Festa della donna? La scelta della mimosa come simbolo della festa della donna la spiegò al settimanale Venerdì di Repubblica nel 2003 proprio la sua ideatrice: Teresa Mattei. Ua partigiana protofemminista che di lì a un anno (era il 1945) sarebbe diventata la più giovane (25 anni) delle 21 donne entrate nell’Assemblea Costituente.
Se Luigi Longo, vicesegretario del partito comunista che si occupava delle donne, le propose come fuori i mughetti e le violette, come facevano in Francia. Ma lei pensò che quei fiori in molte parti d’Italia non si trovano. La Mattei pensò invece alla mimosa, che spunta ovunque ed è facilmente reperibile. Un fiore semplice e povero.
Per far passare la sua idea si inventò una bella leggenda cinese, inesistente, per cui la mimosa avrebbe dovuto rappresentare il calore della famiglia e la gentilezza femminile. Le altre compagne, invece, avrebbero gradito l’orchidea.
Per la cronaca, Teresa Mattei fu espulsa dal PCI nel 1955 poiché non voleva un partito di stampo sovietico. Ma questa è un’altra storia.
Festa della donna smantellata da più fattori
La festa della donna è sempre apparsa pura retorica, per come, anche in Italia, le donne vivono ancora in una condizione subalterna rispetto all’uomo. Nelle condizioni lavorative impari, nella difficoltà di coniugare carriera e ruolo di madre, ma, soprattutto, nella violenza che ogni anno si perpetua contro le donne. Sia di livello fisico (il cosiddetto Femminicidio, che ogni anno ci restituisce un tragico bollettino) sia di livello psicologico (le vessazioni verbali, lo stalking, gli atteggiamenti prevaricanti).
Ma a parte ciò, da alcuni anni la Festa della donna appare quasi fuori luogo complice l’ideologia Gender fluid dilagante. Quella che vorrebbe il superamento della dicotomia uomo-donna e l’eliminazione di ogni identificazione di genere.
In effetti, il rispetto per ogni orientamento sessuale è sacrosanto. Meno l’indottrinamento che sta cominciando ad insediarsi anche nelle scuole italiane, oltre al bombardamento mediatico quotidiano in tal senso (l’ultimo Sanremo è un chiaro emblema di ciò).
Nessun essere umano deve essere forzato di sentirsi un uomo o una donna. Ma lasciamo che la vita faccia il suo corso, senza paletti o imposizioni, da tutti i lati. E concediamo a chi si sente donna, di essere celebrata almeno un giorno all’anno. Ma, soprattutto, che il suo ruolo sia valorizzato per l’intera esistenza.
Affinché la mimosa, fiore semplice ma illuminante nel suo giallo vivo, non diventi utile solo a coprire i lividi sul corpo e nell’anima.
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