Ecco come è cambiato il Fantacalcio nel corso degli anni e perché ha perso la sua anima originale, forse peggiorando.
La premessa è d’obbligo: nessuno vuole suonare le campane a morte al Fantacalcio. Il gioco è vivo e vegeto, coinvolge sempre le nuove generazioni e conserva un vivo interesse tra gli “anta” che hanno iniziato trenta e passa anni fa.
Del resto, il Fantacalcio fu introdotto in Italia a fine anni ’80 da un giornalista milanese, certo Riccardo Albini, sulla base di un gioco americano a tema NFL. Per poi esplodere a metà anni ’90, soprattutto grazie alla Gazzetta dello sport.
A riprova di ciò, il fatto che da una decina di anni proliferino video parodie, perfino programmi dei grandi network specifici sul Fantacalcio (si pensi a Sky, che dedica un programma apposito che dura una mezz’ora) nonché varianti varie ed eventuali, con la più famosa costituita dal FantaSanremo. Ma, soprattutto, una pletora di influencer che sfornano consigli sia per l’asta iniziale, che per il mercato di riparazione e per la formazione da schierare ad ogni giornata. Quest’ultimo fatto inevitabile ai tempi dei Social.
Ciò che però è indubbio è che questo gioco sia invecchiato male, rovinato da tanti fattori diversi. Non si tratta di nostalgiche analisi, sulla falsariga del “ai miei tempi“. Ma qualcosa è sicuramente cambiato, facendogli perdere la natura iniziale.
Gli influencer hanno ucciso il Fantacalcio?
Un’ottima disamina ci viene fornita da Sportellate. Un fattore determinante della crisi del Fantacalcio, almeno nella sua natura spontanea e verace, la dobbiamo proprio ai tanti Guru proliferati negli anni.
Fino a una decina di anni fa, un Fanta allenatore guardava d’estate tutte le amichevoli possibili, un tempo sistematicamente snobbate, studiava i possibili titolari, gli eventuali rigoristi, le probabili sorprese da prendere a poco. E abbozzava una potenziale rosa di papabili da prendere in base d’asta. Somigliava un po’ a Fantozzi in occasione delle elezioni:
Da alcuni anni, invece si presta molta attenzione ai suggerimenti dei vari esperti o presunti tali. Alcuni esempi lampanti di questa tendenza sono il trequartista del Lecce Filip Marchwinski o l’attaccante del Parma Dennis Man, presentati come vere chicche di mercato che, presi a poco, potevano rivelarsi un affare. Ma se poi in tanti guardano questi video, non certo esclusivi, ecco che poi in sede d’asta il loro prezzo schizza. E, anziché un affare, rischiano di rivelarsi il classico bidone.
Anche per questa tendenza lo spartiacque è stato il 2019. Si ricorderà, per esempio, come un Piatek preso a 1 si rivelò molto meglio di un Ronaldo preso a oltre 150. Andando indietro nel tempo, quanti presero Nakata alla sua prima stagione col Perugia a 1? Oggi un simile miracolo sarebbe impossibile.
Ma gli esperti sono lì a dispensare consigli pure durante il campionato, in sede di formazioni. Ad ovviare un po’ alla razionalità di un gioco bello anche per la sua imprevedibilità ci ha pensato l’introduzione del Mantra, grazie al quale è possibile schierare i giocatori in ruoli precisi.
Altri fattori
Certo, a cambiare rispetto a trent’anni fa è il campionato di Serie A in generale. A parte la penuria di grandi campioni da contendersi, ci si mette lo spezzatino: si inizia il venerdì pomeriggio per concludere il lunedì sera. Una giornata di Fanta campionato diventa così tormentatamente lunga e infinita e le emozioni da un lato si spalmano piacevolmente, ma dall’altro si perde anche un po’ di sana tensione prima concentrata soprattutto la domenica.
Lo spezzatino ha reso molto difficile stilare gli 11 titolari su un lasso temporale così dilatato, sebbene l’introduzione dello Switch – la possibilità di cambiare un proprio titolare con un panchinaro qualora non giochi titolare – ha un po’ mitigato il problema.
Oggi si ha poi la tendenza a giocare a più Fantaleghe (prima erano al massimo 2, oggi grazie al web e ai Social, si tende a partecipare a molti Fantacampionati a distanza), il che fa calare la concentrazione e l’emozione.
Insomma, il Fantacalcio ha venduto l’anima ai Social.
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