Facebook, in arrivo novità che ci rovineranno per 6 motivi

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 22 Novembre 2020

Facebook, uno dei pochi esempi di portali che sul web hanno ancora successo a 13 anni di distanza dalla sua nascita. Dato che Internet brucia tutto in fretta. Il successo costante lo si deve alle continue novità apportate al sito, sebbene non sia mancato qualche calo di interazioni, prontamente corretto dagli sviluppatori introducendo la novità dei “ricordi”. Mediante i quali è possibile condividere vecchi post. In questo modo, anche chi era molto attivo ma ora è privo di idee o si stufa di nuove condivisioni, può ripiegare pescando sui vecchi post che lo stesso Facebook ci propone.

Le novità sono state tante altre, come l’integrazione con un’altra popolare app, Instagram, rilevata da Mark Zuckerberg nel 2014. O anche la possibilità di fare video in diretta, avere un profilo dinamico e così via. Lo scorso 12 gennaio Mark Zuckerberg ha comunicato al Mondo che avrebbe introdotto nuovi algoritmi. I quali permetterebbero di dare maggiore evidenza ai post di amici e familiari, anziché a news e altri tipi di contenuti soprattutto aziendali. Facebook, nelle intenzioni del suo giovane fondatore, tornerebbe così al suo vecchio scopo: quello di mettere in contatto amici e parenti che vivono lontani. O che si sentono raramente e con difficoltà. Ma la novità introdotta da Facebook ci danneggerà per sei motivi.

Facebook, 6 motivi per cui i nuovi algoritmi ci danneggeranno

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Ecco 6 motivi per cui le novità di Facebook ci danneggeranno secondo Elisabetta Ambrosi, che li ha enunciati sul suo blog su Il Fatto quotidiano. Li riporto perché sono pienamente d’accordo con lei:

1. Saranno danneggiate piccole aziende e associazioni

Dare più spazio agli amici” e ridurre la visibilità delle pagine aziendali significa soprattutto una cosa: alzare la posta per le aziende, che dovranno sborsare molti più soldi, investendo ancora più denaro in sponsorizzazioni furiose. Letta in questo modo, l’afflato buonista appare molto più ipocrita e sarebbe stato molto più corretto annunciarlo con questo titolo: “Facebook, d’ora in poi le aziende dovranno pagare di più”. Il nuovo algoritmo danneggerà milioni di piccole aziende e associazioni che ormai su Facebook lavorano, molte delle quali magari non saranno in grado di reggere il calo di visibilità improvviso. Chi darà loro voce? Chi le difenderà? Nessuno, con certezza, perché non c’è margine di discussione.

2. Risaltare post amici un danno psicologico

Ma poi, perché dare la priorità ai post degli amici aumenterebbe il nostro benessere e quello delle nostre comunità? Siamo davvero sicuri che la qualità della nostra vita sia data dal condividere e commentare post su gatti, cani, bambini, parti, compleanni, malattie e dintorni? E che la ricchezza di un post siano solo interazioni, cioè commenti, anche se fatti di cuoricini, sorrisi e auguri, tutti uguali? Le emozioni veicolate su Facebook sono spesso fini a se stesse. Ci sentiamo meno soli, certo, ridiamo o piangiamo per una foto, ma la vita è fatta anche di riflessione, critica, discussione su temi che riguardano il vivere comune, la qualità della nostra democrazia, e molto altro. Altrimenti si tratta solo una continua celebrazione del privato, in una bolla autoreferenziale che alla lunga ci rende persino stupidi, “privati”, appunto di altre dimensioni fondamentali per una vita davvero ricca e piena.

3. Saremo sottoposti ancora di più a controlli

La decisione di puntare tutto sui profili privati non è inoltre priva di altre conseguenze. Se il faro si accende su di noi, ciò significa che saremo ancora più visibili, studiati, profilati in maniera dettagliata. Facebook saprà probabilmente ancora più di noi, e questa profilazione, appunto, è strategica ai fini della pubblicità. Altro che, di nuovo, i buoni sentimenti (pensate solo a quante app Facebook vende i nostri dati, sia pure con il nostro formale assenso).

4. Danno alla stampa

Il quarto punto guarda noi, giornalisti e giornali. A differenza di quanto aveva detto tempo fa, annunciando la volontà di fare un accordo con i giornali per la diffusione delle news di qualità, ora Facebook annuncia che le notizie e gli approfondimenti saranno meno visibili, danneggiando non solo editori e giornali ma soprattutto stabilendo, in maniera paradossale, che la lettura silenziosa di un articolo ha un valore minore di un commento, magari su una torta di compleanno o un nuovo completino. Per Zuckerberg la lettura è fruizione passiva, punto e basta, e pazienza se magari ha generato idee, o contribuito a far cambiare idea, a beneficio della verità.

5. Più spazio alle Fake news

Se facciamo due più due, ecco che l’intenzione passata di combattere le fake news sembra essere completamente archiviata. Se infatti ciò che conta sono soprattutto le opinioni e gli scambi tra parenti e amici, a scapito di contenuti di approfondimento, la fake news avranno via libera, perché la questione della verità di un contenuto non si pone minimamente. Ciò che interessa Facebook è solo l’interazione tra persone, indipendentemente da ciò che viene detto e sostenuto, al di là del controllo ottuso di parole chiavi vietate, senza neanche controllare il contesto in cui sono inserite, con esiti spesso assurdi e paradossali. È il fallimento della verità, dell’oggettività, della chiarezza e di sicuro non è un bene per le nostre democrazie.

6. Maggiore potere di Facebook sulle nostre vite private

Ma la cosa più grave di tutti riguarda il potere che Facebook ha ormai sulla nostre vite private ma anche, e forse soprattutto, lavorative. Si tratta di un’azienda grazie alla quale milioni di persone sviluppano la loro attività. Ora, non si può sostenere che essendo in casa altrui bisogna ringraziare qualunque cosa la casa ci passi. Il problema è gigantesco ed è ora che anche i governi se ne comincino ad occupare: può infatti una delle aziende più grandi del mondo cambiare le regole del gioco senza che si rifletta prima sulle conseguenze di tali cambiamenti, che magari mandano aziende, sempre più ricattabili, sul lastrico?

L’unico modo per difendersi sarebbe postare poco, seguire poco la bacheca inondata del privato degli altri. Tuttavia, a questo punto, perché privarsi del piacere di usare Facebook? Che in tanti ipocritamente critichiamo, tirando in ballo questioni etiche, morali e sociali. Io stesso ho definito Facebook “l’ostentazione della banalità quotidiana”. Ma che ormai tutti continuiamo ad usare. Come una droga che sappiamo che faccia male, ma che ormai per noi è diventata irrinunciabile.

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