In una lettera inviata al Congresso, Mark Zuckerberg ha denunciato le pressioni subite da Casa Bianca per censurare le notizie sul Covid-19 e Hunter Biden.
Che Facebook e Google abbiano impostato algoritmi censori ormai da tempo è ormai fatto noto. O, almeno, dovrebbe esserlo. Ne parlammo già qui, in occasione delle elezioni presidenziali del 2016, in favore della Clinton e contro Trump. Sebbene non bastò, dato che poi vinse ugualmente il Tycoon.
Il fatto nuovo però è che a denunciarlo è lo stesso fondatore di Facebook, Social oggi inglobato in una Holding, Meta, che comprende altre piattaforme come Instagram, Messenger e WhatsApp.
Infatti, in una lettera inviata al Congresso, Mark Zuckerberg ha denunciato le pressioni subite da Casa Bianca per censurare le notizie sul Covid-19, come fece due anni fa riguardo l’FBI che fece pressioni per censurare quelle su Hunter Biden e lo scandalo Burisma in Ucraina.
Facebook censurò notizie su Covid-19
Come riporta ZeroHedge, Zuckerberg ha ammesso che alti funzionari dell’amministrazione Biden “hanno ripetutamente fatto pressione” sui team di Facebook affinché eliminassero informazioni relative al COVID-19 che la piattaforma non avrebbe altrimenti censurato , e l’amministrazione “ha espresso molta frustrazione nei confronti dei nostri team quando non eravamo d’accordo”.
Zuck ora afferma che Facebook non avrebbe dovuto compromettere i suoi standard “a causa delle pressioni di qualsiasi amministrazione, in entrambe le direzioni”.
Credo che la pressione del governo sia stata sbagliata e mi dispiace che non ne siamo stati più espliciti (…) Penso anche che abbiamo fatto delle scelte che, con il senno di poi e con nuove informazioni, non faremmo oggi”.
È anche impegnato e “pronto a reagire se qualcosa del genere dovesse accadere di nuovo”.
Poi entra nel merito, ammettendo che Facebook non avrebbe dovuto censurare l’articolo del NY Post sul laptop di Hunter Biden e che l’FBI aveva avvisato la piattaforma “di una potenziale operazione di disinformazione russa sulla famiglia Biden e Burisma in vista delle elezioni del 2020”.
E parliamo comunque di un giornale importante, come il New York Post, figuriamoci piccole realtà editoriali come la presente. Sul Social, quando si tentava di aprire un link “sgradito alla piattaforma“, compariva un messaggio oscurante con la scritta
il link che hai provato a visitare viola gli standard della nostra community
La verità spesso torna galla, ma, purtroppo, quasi sempre quando è ormai troppo tardi.