Giuliano Pisapia è da circa un mese Sindaco di Milano; un lasso di tempo troppo breve per un primo giudizio sul suo operato, sebbene non manchi già qualche screzio nella coalizione che lo appoggia. Una malattia, quella della divisione, che contraddistingue il centro-sinistra da ormai 15 anni.
L’oggetto della disputa è l’Expo 2015, un evento troppo importante per il capoluogo meneghino e verso cui bisogna prendere decisioni veloci date le imminenti scadenze.
IL PIANO CREATO DALLA DESTRA E APPROVATO DALLA SINISTRA – Un passaggio «necessario per non bloccare Expo», lo definisce Giuliano Pisapia. Che permette l’arrivo delle ruspe a ottobre. «Un primo obiettivo: perché abbiamo evitato che il Bie revocasse l’assegnazione a Milano». Ma ci sono altre due rassicurazioni che il sindaco vuole dare dopo la sigla al documento e alla variante urbanistica avviata dalla precedente amministrazione, che per il post 2015 non modifica l’indice di edificabilità (0,52) e la superficie riservata a parco (almeno il 56 per cento). È a quanti temono una colata di cemento al posto dei padiglioni, che Pisapia adesso dice: «Opereremo con tutte le forze possibili e con il massimo dell’unità per il successo di un’Expo diffusa». E soprattutto, guardando a quei possibili 400mila metri quadrati di future costruzioni: «Il Comune intende salvaguardare il territorio per il dopo Expo da qualsiasi speculazione edilizia e per questo metteremo dei paletti fortissimi».
Paletti che arriverebbero dalla volontà del Comune di non delegare le funzioni urbanistiche e dalla parità di decisioni — e di veto — nella futura società che acquisirà i terreni. È quello che auspica Pisapia: «Sono convinto che, per quanto possibile, sarebbe bene che tutti i soggetti istituzionali avessero la stessa percentuale». Anche dalla Regione — che si impegna a investire ulteriori 89 milioni di euro per la sanità e la viabilità dei comuni del Nord Ovest — arriva la rassicurazione: «Questo accordo non è carta bianca, ma contiene una serie di linee precise su quello che sarà il dopo Expo, a favore di uno sviluppo per i cittadini — dice il presidente della Regione, Roberto Formigoni — Per questo ho insistito perché le istituzioni acquistassero i terreni, senza avere tra i piedi i privati: è l’ulteriore garanzia». E la presidente della società di gestione, Diana Bracco, assicura: «Il consiglio di amministrazione è pronto a lanciare la prima gara il 3 agosto».
CENTRO-SINISTRA SPACCATO – Non c’era più tempo e la nuova amministrazione ha dovuto dire sì a un accordo ereditato «dopo tre anni di litigi»: ecco l’aria che si respira a Palazzo Marino. Tra molti malumori del centrosinistra.
Le posizioni variano da Basilio Rizzo che non avvallerà l’accordo se non si discosterà da quello di Letizia Moratti; al Pd che sosterrà comunque la linea della «responsabilità» del sindaco, ma presenterà un ordine del giorno (gli accordi di programma non possono essere emendati) per mitigare gli impatti futuri sull’area: «Scriveremo — spiega la capogruppo Carmela Rozza — che impegniamo la giunta a diminuire l’indice e a utilizzare le volumetrie per funzioni pubbliche».
Marco Cappato, uno dei padri del referendum, dice: «Mancano garanzie contro la speculazione». Per il deputato pd Vinicio Peluffo, però, «l’indice non è di per sé garanzia automatica di salvaguardia dell’interesse pubblico. Proviamo a pensare a cosa realizzare su quelle aree» prendendo esempio, magari, da Shanghai che è pronta a collaborare con Milano per lo studio sulla riconversione.
LA CRITICA DELL’ALLEATO-AVVERSARIO BOERI SU FB – Il documento ha raccolto comunque anche il voto favorevole dell’assessore con delega all’Expo, Stefano Boeri, nonostante i malumori espressi nelle ultime ore e le voci di una possibile sua decisione di rimettere la delega all’evento. Cosa che però non avvenuta.
La difficoltà di Boeri di accettare un accordo che ricalca quello tanto criticato stilato durante il mandato da sindaco e commissario straordinario di Letizia Moratti è testimoniato da un messaggio che l’architetto ha lasciato la scorsa notte sulla bacheca della sua pagina di Facebook. “Care amiche, cari amici – scrive sul popolare social network – so che Facebook non deve essere una finestra su un diario privato. Ma dopo questi mesi in cui ho raccontato idee, successi, sconfitte, emozioni, bene, vi racconto che stasera sono in grande difficoltà. Mi aspetta una giunta su Expo, una giunta in cui credo moltissimo che deve decidere su un accordo di programma che non condivido. Difficile. Ciao“.
LA SODDISFAZIONE DEL CENTRO-DESTRA – In casa centrodestra, l’ex sindaco Letizia Moratti attacca: «Non posso che essere felice della decisione di Pisapia di firmare lo stesso documento sulle aree da noi preparato e di dare il via ai lavori così come da noi pianificato». E Matteo Salvini della Lega è ancora più duro: «Pisapia “inganna” i suoi elettori firmando lo stesso progetto e la stessa quantità di cemento già previsti dalla Moratti».
I PRIMI PROVVEDIMENTI DEL SINDACO PISAPIA – La Giunta comunale guidata da Giuliano Pisapia è comunque partita col piede giusto. Il primo atto è stato un taglio dal 10 al 15% ai compensi dei dirigenti. A presentare la linea dell’austerity è stata il vicesindaco, Maria Grazia Guida, la quale ha annunciato che i primi a toccare con mano il nuovo corso sono Davide Corritore e Maurizio Baruffi, nominati rispettivamente city manager e capo di gabinetto del sindaco.
Altro provvedimento degno di nota è stato il Patrocinio alla manifestazione cittadina del Gay Pride che si è svolto lo scorso 25 giugno. Il provvedimento non ha comportato alcuna spesa per le casse di Palazzo Marino. Pisapia ha salutato la decisione col fatto che anche a Roma il Gay Pride gode del Patrocinio del Comune, per volontà del Sindaco Alemanno anch’egli del Pdl come la Moratti. Ma si sa, quest’ultima non vuole vedere per le vie di Milano zingari, musulmani e froci.