In questo articolo vediamo la trama del film Escobar, il fascino del male e la recensione del film Escobar, il fascino del male.
Escobar, il fascino del male trama
Ecco la trama di Escobar, il fascino del male. Virginia Vallejo, celebre anchorwoman colombiana ha chiesto asilo politico agli Stati Uniti. Amante appassionata di Pablo Escobar, criminale e trafficante di cocaina senza scrupoli e rimorsi, ha deciso di raccontare alla DEA gli anni della loro relazione e dell’ascesa vertiginosa del ‘patrón’ di Bogotà.
Ambiziosa e decisa a saperne di più di quello che diventerà in pochi anni il più ricco e potente trafficante di sempre, Virginia si innamora di Pablo e lo sostiene nella carriera politica sorvolando su quella criminale. Ma i desideri di Pablo sono più voraci dei suoi e finiscono per trascinarla in un abisso da cui le tenderà la mano l’agente Neymar della DEA.
Escobar, il fascino del male recensione
Ecco la recensione di Escobar, il fascino del male. Se con Escobar del 2014, diretto da Andrea De Stefano, con il grande Benicio del Toro, il criminale-benefattore veniva ritratto dalla prospettiva del nipote e si metteva in luce il suo aspetto ambiguo (violento con rivali e istituzioni, dolce e compassionevole nel privato), in questa pellicola ci viene ritratto con gli occhi innamorati e affascinati della presentatrice e giornalista Virginia Vallejo. Del quale libro biografico della sua esperienza con Escobar, il film trae spunto.
Ossia, un Escobar passionale, forte, determinato, che otteneva sempre ciò che voleva. Affascinante per il potere che aveva raggiunto, a cui la Vallejo non seppe resistere. Arrivando perfino a ricoprire il ruolo di Senatore e ad uccidere il Ministro della giustizia che lo aveva pesantemente accusato in Parlamento. Facendo morire di crepacuore anche il Magistrato che lo indagava, regalandogli una bara.
Ma Pablo Escobar era anche un padre affettuoso, un marito infedele ma rassicurante. Nonché un benefattore con la povera gente costretta a vivere in baracche tra rifiuti. Per loro stava facendo costruire molte abitazioni. Perchè la criminalità è come un fiore del male che sorge laddove si cova solo odio e rancore verso le istituzioni. Per la loro non curanza.
Il film è riuscito, per l’ottima regia di de Aranoa. La cui filmografia era fino a questo film quasi interamente dedicata a raccontare la Spagna più nascosta e meno conosciuta. Del resto, è andato sul sicuro, affidandosi al camaleontico Javier Bardem nel ruolo del narcotrafficante colombiano e a Penelope Cruz in quello di Virginia Vallejo. Ottima però anche la fotografia e il montaggio di alcune scene spettacolari, come l’autostrada bloccata per far atterrare l’aereo carico di coca e lo stanamento nel suo nascondiglio. Tante altre poi le scene coinvolgenti, come il tentativo di omicidio di Virginia nella gioielleria.
Escobar, meglio del Toro o Bardem?
Il confronto tra del Toro e Bardem scatta automatico, sebbene andrebbe come sempre evitato. Del Toro è stato bravo nel mostrarci un Pablo in formato boss temuto e rispettato, con la sua stazza fisica imponente e il suo sguardo penetrante. Un uomo rassicurante, sicuro di sé, tutto d’un pezzo. Già all’apice e verso la decadenza. Il Don Pablo di Bardem è più pittoresco, umano, con debolezze e tentazioni. Talvolta anche buffo e ridicolizzato, come la scena della fuga nudo tra le fitte piantagioni.
Se vale la regola “non c’è due, senza tre” ci aspettiamo un film sulle origini di questo potente narcotrafficante.