ERAVAMO QUATTRO EVASORI AL BAR: DA VALENTINO ROSSI A GINO PAOLI, QUEI VIP INGUAIATI COL FISCO

IL CASO DEL CANTAUTORE GENOVESE E’ SOLO L’ULTIMO DI UNA LUNGA LISTA
L’evasione fiscale è una piaga per la nostra economia, che nessun Governo ha mai combattuto con decisione. Eppure si calcola che l’economia sommersa valga circa il 30% del Prodotto interno lordo (quota record in Europa). In Germania invece l’evasione vale il 16% del Pil, eppure il rapporto del numero di detenuti per reati fiscali tra i due Paesi è di 1 a 55 a favore del Paese teutonico. Di tanto in tanto poi è qualche Vip ad essere pizzicato, per fior fior di milioni di euro. L’ultimo caso è quello del cantautore genovese Gino Paoli. Ma la lista eccellente comincia ad essere lunga.

GINO PAOLI – A Gino Paoli viene contesatato di aver nascosto al fisco, nella dichiarazione del 2009, entrate per 800 mila euro. Al cantante viene inoltre contestato di aver trasferito su conti svizzeri oltre 2 milnioni di euro.
DIEGO ARMANDO MARADONA – L’avventura con il fisco per Maradona comincia nel 1991, quando l’Agenzia delle Entrate gli notifica un accertamento per presunta evasione fiscale relativa al periodo 1985-1990. Al campione viene contestato di aver ricevuto dal Napoli calcio compensi per lo sfruttamento dell’immagine, versati direttamente su una sua società con sede nel Liechtenstein. Nel 2002 il Napoli calcio, ormai fallito, beneficia di un condono sui debiti tributari.Nel Febbraio 2005 anche la Corte di Cassazione riconosce l’evasione fiscale e condanna Maradona a versare 31 milioni di euro (diventati 39 per effetto della mora). Maradona potrebbe beneficiare del condono, versando il 50% dell’imposta dovuta, ma al momento dell’impugnazione dell’avviso di mora (gennaio 2011) non l’ha fatto.
VALENTINO ROSSI – Il 3 agosto 2007 l’Ufficio di Pesaro dell’Agenzia delle Entrate contesta a Valentino Rossi compensi non dichiarati per 58.950.311 euro, relativi al periodo 2000-2004; considerando Irpef, Irap e Iva, l’evasione fiscale è pari a 43,7 milioni di euro. Il fisco chiede anche il pagamento delle sanzioni e degli interessi, per un totale complessivo di 112 milioni di euro. Per tutti e cinque gli anni in questione, Rossi aveva presentato una dichiarazione Irpef con un reddito inferiore a quello reale; lo stesso dicasi per l’Irap e l’Iva del 2000, mentre per il quadriennio 2001-2004 non ha presentato alcuna dichiarazione Irap e Iva. Il pilota si è difeso affermando di aver rispettato la legge e di aver pagato tutte le imposte dovute nel Regno Unito, dove risulta residente. Nel febbraio del 2008 è stata resa nota la notizia che Rossi ha raggiunto un accordo con l’Agenzia delle Entrate patteggiando il pagamento di 19 milioni di euro per il periodo 2000-2004 e 16 milioni per il periodo 2005-2006: trenta milioni legati ai guadagni del periodo e 4,8 milioni legati alla mancata dichiarazione. Per eliminare le sue pendenze anche nei confronti della magistratura, nel maggio del 2009 Rossi chiede alla Procura di Pesaro un patteggiamento a sei mesi di reclusione, anche se non sconterà mai tale pena, né la condanna verrà menzionata nel suo casellario giudiziale.
FABIO CANNAVARO – Secondo il Gip di Napoli, Cannavaro, insieme alla moglie, avrebbe frodato il fisco creando una società di comodo per evadere le tasse. L’ex capitano della nazionale avrebbe, tra il 2005 e 2010, intestato tre imbarcazioni e una società di noleggio, utilizzandole invece per finalità personali. La guardia di finanza ha eseguito il sequestro dei conti correnti della società e di uno yacht da 180 mila euro.
FLAVIO BRIATORE – Secondo l’accusa Briatore avrebbe simulato un’attività di noleggio imbarcazioni per godere delle tariffe agevolate per il suo yacht “Force Blue”, di proprietà della società Autumn Sailing Limited, con sede nelle Isole Vergini. Per i PM, Briatore, oltre a essere armatore e proprietario della yacht era anche amministratore della società. Briatore non solo non avrebbe pagato le tasse di importazione sull’imbarcazione ma avrebbe anche eluso il pagamento delle accise sul carburante. Lo yacht in questione è stato sequestrato nel maggio 2010 ed è tuttora sotto sequestro.
DOLCE E GABBANA – Tutto comincia nel 2004, quando i due stilisti costituiscono la Gado Sarl, società in Lussemburgo controllata da Dolce&Gabbana Luxemburg, che fa capo a D&G srl. D&G vende i suoi marchi alla Gado per 360 milioni di euro, concedendo anche i diritti di sfruttamento che in Lussemburgo sono tassati al 4%. Nel 2007 la GdF notifica ai due stilisti un verbale di accertamento: secondo i militari la sede operativa sarebbe rimasta in Italia e la nuova società sarebbe stata creata solo per evadere le imposte sul diritto d’autore con un danno all’erario di 259 milioni di euro tra il 2004 e il 2006. Nel 2010 la Procura di Milano iscrive Dolce e Gabbana nel registro degli indagati con l’accusa di frode e “truffa allo stato”. Nell’Aprile 2011 i due vengono prosciolti dalle accuse. Ma nel novembre 2011 la corte di cassazione accoglie il ricorso della procura di Milano. Nel giugno 2013 la Corte d’Appello di Milano condanna Dolce e Gabbana a 20 mesi di reclusione per omessa dichiarazione dei redditi, ma li proscioglie per l’accusa di dichiarazione infedele, caduta in prescrizione. Nel maggio 2014 la Corte di cassazione conferma i verdetti, che però vengono ribaltati dalla Cassazione che li assolve perchè il fatto non sussiste.
GIANNA NANNINI – La Guardia di Finanza di Milano ha ipotizzato il reato di evasione fiscale per quasi 4 milioni di euro. L’accusa è di aver utilizzato due società, in irlanda e in olanda, come intermediarie per evitare di pagare al fisco italiano le royalties di dischi e concerti.
TIZIANO FERRO – La vicenda risale al 2009, quando l’Agenzia delle Entrate contesta al cantante la non veridicità della residenza all’estero. Negli anni dal 2006 al 2008 infatti Ferro aveva stabilito la residenza a Manchester, ma gli accertamenti dell’Agenzia hanno stabilito che in realtà l’artista passava gran parte dell’anno in Italia. Confermata qundi la sanzione di 3 milioni di euro.
RENATO MANNHEIMER – La vicenda risale al 2010, dopo una serie di operazioni sospette presso lo studio di commercialisti Merlo. Dalle indagini risulta che Mannheimer è coinvolto in un giro di farlse fatturazioni a beneficio di tre società tunisine. L’accusa è di aver frodato il fisco, tra il 2004 e il 2010, per 7 milioni di euro. Nel Febbraio 2014 l’inchiesta si conclude con l’incriminazione del sondaggista per associazione a delinquere. Mannheimer ha saldato il debito con il fisco e ora spera di patteggiare una sospensione condizionale della pena.

(Fonte: Quifinanza)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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