Introduzione
E’ stato il primo comico “a colori“. Si chiamava “Quantunque io“, un varietà comico in 4 puntate di Enrico Montesano e Ferruccio Fantone, per la regia di Romolo Siena.
Il programma è andato in onda sul Secondo Canale Rai dal 6 al 27 marzo del 1977, nel quale il comico romano sfoggiava tutto il suo talento nell’inscenare tanti personaggi così diversi tra loro (può essere visto su RaiPlay).
Tra gli anni ’70 e ’80, Enrico Montesano era un comico in forte ascesa, tra teatro e Tv. Ma, di recente, complice anche una carriera lontana da quei fasti, lo si individua più come leader No Vax e No Green pass.
Ripercorriamo la sua storia, fatta già di impegno politico, sebbene con più cambi di fronte.
Enrico Montesano: i rampanti anni ’70-’80 e l’adesione allo Psi
AGI ripercorre il Montesano politico. A metà anni Settanta, Montesano aderì al partito socialista con tanto di partecipazione ad una iniziativa dell’ufficio “Stampa e propaganda” del partito. Un disco formato 45 giri in cui l’attore impersonava se stesso e un anziano signore di nome Pio, intento a leggere il giornale che riportava la notizia di una nuova ondata di licenziamenti.
All’epoca, il Partito Socialista Italiano ottenne alle elezioni regionali del Lazio a un decoroso 11,92% dietro a Dc (35,27%) e Pci (33,46). Pronti al compromesso storico, poi saltato con l’uccisione di Aldo Moro.
Enrico Montesano era in piena ascesa professionale e nel 1981 viene lanciato nell’empireo dei grandi del teatro con “Bravo!“, musical che firma assieme a due giganti come Garinei e Giovannini. Ma è successo anche al cinema: in quel decennio inanella un film dietro l’altro, tutti di successo.
Ma il buon Enrico si fa valere anche in Tv: in una edizione di Fantastico del 1988 registra 12 milioni di spettatori di media, con punte di oltre 14 milioni.
Pds e poi Alemanno
Arrivano gli anni ’90 e per Montesano inizia anche un lento declino, ma prosegue l’impegno politico, seppur passando dall’ormai imploso a colpi di manette Psi al neonato, dalle ceneri del Pci, Pds.
Con il Pds, Enrico Montesano si candida alle elezioni comunali di Roma del 1993, le prime con l’elezione diretta del Sindaco. Vinte da Rutelli e lui risulta il più votato della lista con 8.300 preferenze.
L’anno successivo si presenta alle europee e viene eletto con 144.004 preferenze. L’esperienza al Parlamento Europeo, tuttavia, lo delude. Mesi dopo la sua elezione dirà, tra l’altro, “Non vedo una Europa dei popoli, ma dei burocrati“. In effetti ci aveva visto lungo.
Si dimette dall’incarico il 24 ottobre 1996, prima di maturare il vitalizio. Cosa assai rara.
Con gli anni 2000 la carriera professionale non registra miglioramenti. Ormai di lui restano soprattutto i cimeli Rai anni 70-80 e i film “da cassetta” di quel periodo. Politicamente, invece, prosegue il suo impegno, sebbene si avvicini gradualmente al centro-destra. Tanto da sostenere Gianni Alemanno alle elezioni di Roma nel 2008.
Enrico Montesano perché leader No Vax
Con i primi Vaffa Day e la nascita del M5s, tuttavia, Enrico Montesano si avvicina ai grillini e alle posizioni del collega Beppe Grillo. Non si iscriverà mai al movimento, ma aderirà al Movimento Libertario.
È attivo contro la diffusione del 5G e partecipa alla manifestazione del gruppo Alleanza Stop 5G. Più di recente, ha abbracciato le istanze dei No Vax e No Green pass, pubblicando video anche di un certo spessore letterario e filosofico, nonché partecipando in piazza alle loro manifestazioni.
E a chi lo accusa di essere voltagabbana lui ha risposto: “io non mi sono mosso. Sono i partiti ad essersi spostati“.