Enrico Letta era rientrato in Italia da Parigi nel marzo dello scorso anno, richiamato nelle vesti di segretario del Partito democratico, dove era stato scalzato malamente da Renzi nel 2014 (si ricorderà la plastica scena del campanellino). Con l’obiettivo di rilanciarlo, e, al contempo, completare la liquidazione fallimentare del nostro Paese coadiuvando Mario Draghi.
Tuttavia, se il secondo compito gli stava riuscendo alla grande, meno gli è andata bene riguardo il primo. Anzi. Il Pd ha guadagnato solo 1 punto percentuale rispetto alle elezioni del 2018 (dal 18 al 19 percento), mentre tutta la coalizione di centro-sinistra si è attestata intorno al 26%. Praticamente quanto da sola ha fatto la Meloni.
Certo, il Partito democratico ha un’organizzazione tradizionale, che richiama i partiti del ‘900. Dunque non tutte le colpe possono essere addossate a lui. Ma, come nel calcio a pagare è l’allenatore e non tutta la rosa di giocatori, anche in politica la prima “testa che salta” è quella del segretario.
Letta ha tentato svolta a sinistra ma è andato a sbattere
Dopo aver sostenuto con convinzione il governo Draghi, insieme a tutti gli altri eccetto Fratelli d’Italia, Letta ha cercato di prenderne le distanze e tentare una disperata giravolta a sinistra.
Inizialmente, ha flirtato col duo Grattachecca e Fichetto, ovvero Renzi-Calenda, e rinnegato l’alleanza coi Cinquestelle, per poi decidere di allearsi con Sinistra italiana e Verdi. Oltre alla Bonino di +Europa (rimasta fuori dal parlamento dopo decenni) e il partitino di Di Maio andato poco oltre lo zero percento.. Forse per dare al tutto una parvenza di sinistra da contrapporre alle destre, dato che un’alleanza con il Terzo Polo avrebbe significato un consolidamento al centro. Ma gli è andata male.
Renzi e Calenda hanno acquisito un buon 7% mentre Conte ha rigenerato il Movimento cinque stelle, che di fatto ha raggiunto il 15%. Una coalizione che messa insieme avrebbe non solo forse vinto (sebbene la politica non sia un fatto di mera matematica, magari l’elettorato non avrebbe premiato le larghe intese), ma sarebbe stata anche più coerente con quanto visto negli ultimi 3 anni.
Letta va via umiliato per la seconda volta
Ora il Pd deve ripartire per l’ennesima volta, ma potrebbe tornare al potere pur non avendo vinto come fatto negli ultimi 10 anni. Il centro-destra, essendo troppo sbilanciato a destra, potrebbe implodere, coi moderati pronti a un nuovo patto intorno al tecnico di turno.
E’ tutto da vedere. Nel frattempo Enrico Letta può tornarsene nella splendida Parigi, ancora una volta umiliato da un partito che, a distanza di 15 anni dalla nascita e logorato da troppi interessi di parte, non ha deciso cosa vuole essere davvero.
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