Enrico Letta fa affari con la Cina: la clamorosa accusa al segretario del Pd

Enrico Letta è tornato bello carico dalla Francia per fare il segretario di un Pd in cerca di leadership ormai da tempo.

Lui, già il Ministro più giovane della Repubblica italiana ancora oggi, ma soprattutto Premier dopo l’esperienza dei professori guidati da Mario Monti. Chiamato da Napolitano per proseguire il lavoro di sottomissione all’Europa.

In questo quasi anno di segretariato, Enrico Letta, liberista ed andreattiano, si è distinto per alcune proposte di sinistra. Come lo ius soli, un incentivo in denaro da dare ai giovani, la patrimoniale.

Proposte anche a mio avviso poco condivisibili. Perché nel primo caso si trasformerebbe l’Italia ulteriormente in una meta ambita per gli scafisti. Nel secondo, perché anziché elargire denaro ai giovani, si dovrebbero dare incentivi economici per farli studiare o lavorare. Nel terzo caso sarebbe anche accettabile, ma dipende anche dalla fonte di ricchezza, poiché si rischia di colpire ricchi che però producono anche posti di lavoro.

Detto questo, è emerso che Enrico Letta nella sua esperienza francese durata diversi anni ha tessuto relazioni imprenditoriali di rilievo anche con una concorrente sleale come la Cina. Nonché la stessa depredante, nei nostri confronti, Francia. Per un possibile conflitto d’interessi.

Ecco i dettagli degli affaires de Monsieur Letta.

Enrico Letta attività in Francia

enrico letta cina
Foto di The Jacques Delors Institute

Libero ha ripreso un articolo di Domani, nel quale si riporta un bell’elenco di attività del segretario del Pd. Che sanno anche tanto di conflitto d’interessi.

Tra le più interessanti, quella della fondazione di Equanim, che si autodefinisce “la prima piattaforma di mediazione internazionale“, con lo scopo sociale di reclutare personalità politiche e affaristiche di primissimo livello al fine di svolgere un ruolo di mediatore per conflitti internazionali complessi.

Si parla di società in grado di garantire compensi da 10 milioni di euro, tanti ne ha fatturati il manager francese Gerard Mestrellet, in rapporti strettissimi con la monarchia saudita, al punto da sedere in commissioni governative del regime, per aver favorito la fusione tra i giganti dell’energia Veolia e Suez.

Ma l’esperienza transalpina ha consentito a Letta di mettere un piede anche dentro Credit Agricole, attraverso l’ingresso nel board di Amundi, società di consulenza controllata dalla banca. Sono incarichi ben remunerati e che portano altre relazioni, e inevitabilmente altri quattrini.

Tant’ è che, grazie ad Amundi, Letta ha ottenuto un lavoro dal gruppo pubblicitario Pubilcis, che gli ha versato centomila euro per otto sedute nel consiglio di sorveglianza del gruppo.

Enrico Letta e gli affari con la Cina

E veniamo alla via della seta che Enrico Letta ha costruito con la Cina.

L’ex Margherita ha ottenuto un incarico da Tojoy, società che aiuta le attività imprenditoriali cinesi che nascono e quelle europee che vogliono entrare nel mercato del Dragone.

Il rischio che si venga a creare un conflitto d’interessi è alto e se avesse riguardato Berlusconi, Meloni o Salvini, i media ne avrebbero parlato per settimane.

Infatti, ricordiamoci sempre che la Cina è un regime e quando Pechino paga non si dimentica di chiedere qualcosa in cambio. Ed è così che la Cina ha assegnato a Letta e all’ex premier austriaco Faymann il ruolo di copresidenti per il mercato dell’Europa Occidentale.

Inoltre, forse non è un caso che il segretario del Pd, atlantista e tifoso di Biden fino all’estasi, ha sempre lasciato cadere nel vuoto gli attacchi del presidente Usa al regime cinese. E sempre non per casualità, Letta non vorrebbe eleggere al Quirinale Mario Draghi, atlantista convinto e scettico nei confronti del regime.

Di Letta e di governo.

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