Emigrazione causata da cambiamenti climatici: i numeri inquietanti

Introduzione

Fino a qualche anno fa, l’emigrazione era un fenomeno spinto soprattutto da cause economiche e politiche. Si era costretti a lasciare i luoghi dove si era nati e cresciuti per mancanza di opportunità lavorative. O perché si fuggiva da un sistema politico opprimente.

Tuttavia, con i cambiamenti climatici in atto, si è aggiunta una nuova causa: il clima. Molte zone del Mondo stanno diventando di fatto inabitabili e quindi le persone si spostano o internamente (restando quindi entro i confini del proprio paese) o esternamente (cambiando quindi Stato o addirittura continente).

Ciò sta creando ovviamente una nuova guerra tra poveri, nonché tensioni tra i paesi più industrializzati, i quali hanno mancato l’ennesima occasione con la COP26, e i paesi più poveri. Fermo restando che i cambiamenti climatici sono ciclici e ciò che è forse cambiato è il sovrappopolamento della Terra. Che nega sempre più spazi e rende difficile la convivenza.

Vediamo di seguito come i cambiamenti climatici stanno generando una forte emigrazione.

Emigrazione causata da cambiamenti climatici: le cifre

Molto interessante è il report pubblicato da Open polis, che ha attinto dall’organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). La stima vuole che siano 30,7 mln i nuovi sfollati interni per disastri ambientali nel 2020, secondo l’Internal displacement monitoring center (Idmc).

Nel mondo ci sono più persone che lasciano la propria casa senza attraversare i confini nazionali (i cosiddetti sfollati interni) per ragioni legate al clima che a causa di guerre e conflitti.

I dati presentati si riferiscono agli sfollati interni, ovvero quelli che si spostano ma rimangono all’interno del proprio paese, e sono delle stime. L’Idmc le realizza con due metodologie differenti.

  1. La prima prevede il monitoraggio situazionale in seguito alla comunicazione di un avvenuto sfollamento, cui seguono stime sull’andamento annuale (per quanto riguarda gli sfollati per conflitti)
  2. La seconda consiste in un monitoraggio caso per caso, condotto grazie a informazioni raccolte da varie fonti (per quanto riguarda gli sfollati per disastri naturali)

Tra le fonti, le autorità nazionali e sub-nazionali, le agenzie appartenenti alle Nazioni unite e ad altre organizzazioni internazionali, le organizzazioni della società civile e i media.

Il numero di sfollati climatici interni ha raggiunto un picco nel 2010, quando è arrivato a più di 40 milioni, per poi calare leggermente. Dal 2018 ha poi ripreso ad aumentare e nel 2020 gli sfollati climatici costituivano il 75,8% di tutti gli sfollati a livello globale, secondo l’Idmc.

Rispetto al 2009, nel 2020 sono aumentati dell’83,3%, ma l’aumento è stato considerevole anche rispetto al più recente 2018, quando ammontavano a circa 17 milioni di persone. +78,5% gli sfollati climatici nel 2020 rispetto al 2018.

Anche le analisi della Banca mondiale conferma che si tratta di un fenomeno eminentemente interno ai singoli paesi.

Cause principali sfollati per cambiamenti climatici

Sempre il report denota che i disastri naturali che costringono le persone a migrare. Il clima è un fenomeno complesso, composto di una moltitudine di fattori interconnessi. Oltre al fatto già accennato che alcuni tipi di disastri ambientali si sviluppano più lentamente, senza dar vita a flussi migratori improvvisi e compatti.

Le alluvioni sono la principale causa di sfollamenti. I dati si riferiscono alle principali tipologie di disastri naturali per numero di sfollati che hanno generato (qui, quelli che ne hanno causati più di 10 milioni). Altri eventi sono stati gli inverni estremi, le frane umide e l’attività vulcanica.

Il tipo di disastro naturale che ha causato il numero maggiore di sfollamenti è l’alluvione. Tra il 2008 e il 2020, le alluvioni hanno infatti generato oltre 156 milioni di sfollati interni nel mondo. Seguono le tempeste (119,2 milioni) e i terremoti (33,5 milioni).

Se isoliamo il 2020, però, sono state le tempeste a causare il numero maggiore di dislocamenti (14,5 milioni), seguite dalle alluvioni (14 milioni).

Non tutti i paesi sono poi colpiti ugualmente da questi fenomeni. È soprattutto il continente asiatico (e in particolare la sua parte meridionale) a subire con la maggiore frequenza disastri ambientali responsabili di sfollamenti. Qui ho parlato di come alcune zone siano di fatti inabitabili.

Paesi più colpiti da migrazione climatica

Strano a dirsi, ma proprio la Cina è il primo paese per sfollati climatici. La Cina, in particolare, è il primo paese per numero di sfollati climatici (più di 86 milioni tra 2008 e 2020, più di 5 milioni solo nel 2020), seguita da India e Filippine, entrambe con circa 48 milioni di sfollati.

In realtà, fa specie il caso delle Filippine, visto che Cina e India viaggiano verso il miliardo e mezzo di abitanti e sono di fatti già quasi dei continenti a sé.

Gli unici paesi non asiatici nella Top 10 sono Usa al sesto posto, Cuba all’ottavo e Nigeria al nono posto. L’Europa per ora è molto poco coinvolta dal fenomeno, grazie ad un clima tutto sommato favorevole.

Conclusioni

Non esiste ancora, ufficialmente, una definizione di rifugiato per ragioni climatiche a livello mondiale. Una grave carenza, perché il fenomeno comincia ad avere una portata biblica e si rischia di rimanere soli persone che prima o poi, cominceranno a non essere più migranti “interni” ma in cerca di riparo in altri paesi.

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