Roma si trova tra i due problemi: gli incendi e la scarsità dell’acqua. Che si vanno così a sommare ai tanti che la Capitale sta affrontando da alcuni anni. Si parla di autentica emergenza idrica, soprattutto legata al fatto che il Lago di Bracciano sia quasi a secco. E’ anche sorto uno scontro istituzionale tra la Regione Lazio e la società che gestisce il servizio idrico capitolino: Acea. In quanto la prima ha deciso di razionalizzare unilateralmente l’approvvigionamento di acqua già in 20 comuni della provincia. Anche se la cosa va avanti già dal mese di giugno (anche se solo per 15 comuni). Ma davvero occorre parlare di emergenza idrica a Roma? Vediamo di seguito come stanno le cose.
Il Lago di Bracciano eroga solo l’8% di acqua alla città
Ieri un articolo de Il Foglio a firma del direttore Luca Cerasa ha sottolineato come il Lago di Bracciano erogasse solo l’8% dell’acqua destinata ai romani. Quindi, un suo disseccamento, comporterebbe danni “solo” a 224 mila romani. La chiusura dei prelievi dal Lago di Bracciano imposta dal Governatore Pd laziale Zingaretti è soprattutto dettata dall’evitare un disastro ambientale nel bacino. Pertanto, imposto più dalle procure che dal buon senso. Del resto, la decisione è stata presa a seguito dell’esposto presentato poche settimane fa da un gruppo di attivisti e politici locali alla procura di Civitavecchia riguardo «le responsabilità in ordine alla inquietante condizione ambientale in cui si trova l’ecosistema del bacino lacustre di Bracciano a rischio di ulteriori mutamenti e conseguente disastro ambientale». I problemi idrici del Lago di Bracciano sono noti da tempo, ma le istituzioni non sono state molto attente.
Peraltro Zingaretti è Governatore del Lazio da 4 anni, quindi ha avuto tutto il tempo per provvedere prima. Il Lago di Bracciano, più che per fornire acqua alle case dei romani, è utile soprattutto all’agricoltura e all’allevamento. Oltre che come meta turistica. Anche il Sindaco Virginia Raggi ha comunque colpe in tal senso. Per Cerasa la Raggi ha procurato un allarme insensato per addossare le colpe a Zingaretti, ma di fatto avrebbe anche potuto chiedere ad Acea (il cui maggior azionista è proprio il Comune di Roma) di efficentare il servizio idrico, dato che la dispersione dell’acqua e il consumo pro capite a Roma sono maggiori che nel resto d’Italia.
Emergenza idrica a Roma: l’inutilità di chiudere i nasoni e l’importanza dell’acquedotto del Peschiera
Anche la storica rubrica di Mediaset “Fatti e Misfatti” si è occupata del tema emergenza idrica a Roma, col direttore e conduttore Paolo Liguori che in studio ha avuto come ospite Chicco Testa, proprio per parlare della presunta o reale emergenza idrica nella Capitale. Non uno qualunque. Del resto Liguori invita in ogni puntata sempre personaggi molto informati sulle vicende. Dal 1980 al 1987, Testa è stato Segretario nazionale, e successivamente Presidente nazionale, di Legambiente, che ha contribuito a fondare. Oltre ad essere stato parlamentare, dal 1994 al 1996 è stato Presidente del Consiglio di Amministrazione proprio di ACEA. Nello stesso periodo è stato membro del CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro) e Presidente CISPEL (Confederazione Italiana dei Servizi Pubblici). Dal 1996 al 2002 è stato Presidente del Consiglio di Amministrazione di Enel e membro del Consiglio di Amministrazione di Wind. E ci fermiamo qui.
Orbene, nel corso del programma, che potete rivedere qui, dal titolo eloquente “La grande sete” è stato confermato quanto il Lago di Bracciano incida solo per l’8% sulla distribuzione idrica nella Capitale. Ma anche di quanto il grosso lo faccia l’acquedotto del Peschiera-Capore il quale convoglia le acque delle sorgenti del Peschiera e delle Capore, in provincia di Rieti. E da cui dipende il 60-70% dell’acqua erogata ai romani (anche se Wikipedia parla addirittura dell’86%). Acquedotto gestito sempre da Acea, sebbene dal 1996 senza concessione. Ancora, nella puntata è stato sottolineato come un altro allarmismo riguardi i “nasoni”, ossia le fontanine in giro per la Capitale chiamate così per la loro forma. Dalle quali sgorga acqua ininterrottamente per l’assenza di un modulatore. Orbene, questi nasoni, oggi additati tra i principali responsabili della carenza idrica romana, pesano solo lo 0,1%. Inoltre, specie in queste giornate di gran caldo, assurgono un ruolo molto importante per il refrigerio di cittadini e turisti nella Capitale. L’auspicio è che a partire dalla fine di luglio, con le partenze di massa e con l’arrivo delle piogge, tutto torni alla normalità.
Comunque, al di là di tutto, occorre affrontare la questione idrica il prima possibile e con il pugno fermo. Risolvere le falle del nostro sistema idrico nazionale, che in alcuni punti del Paese portano ad una dispersione di acqua superiori al 40%. Situazione peraltro paradossale se si considera quanto anche l’acqua sia diventata ormai da tempo una merce per scopo di lucro e lottizzazioni politiche (mediante le società partecipate). Ma anche trovare soluzioni di approvvigionamento alternative, come ad esempio la dissalazione dell’acqua marina e non, come avviene già soprattutto nei Paesi mediorientali. Infine, anche se ciò si dice da tempo, educare la cittadinanza ad un minor spreco di acqua potabile. Soprattutto quando si fa la doccia o si lavano i denti. Accortezze che si rievocano, appunto, solo quando l’acqua rischia di mancare.